Oggi la rivista Nature ha pubblicato (con procedura accelerata) i risultati di uno studio francese (già annunciato alla fine dello scorso mese di maggio sotto forma di preprint) nel quale viene analizzata la risposta del ceppo virale Delta (variante indiana) rispetto a diversi tipi di anticorpi neutralizzanti. Lo studio è piuttosto completo perché comprende la risposta a 4 diversi tipi di anticorpi neutralizzanti utilizzati a scopo terapeutico, nonché la risposta al siero di persone che hanno già contratto la Covid-19 o sono state vaccinate con Pfizer-BioNTech oppure con AstraZeneca.
Per quanto riguarda gli anticorpi monoclonali usati a livello clinico, si nota una scarsa efficacia del Bamlanivimab (analoga a quella verificata per la variante Beta o sudafricana), mentre si ha una buona risposta rispetto ad altri farmaci. Addirittura, nel caso dell'Etesivimab, la risposta per la variante Delta è confrontabile con quella del ceppo iniziale di Wuhan e migliore rispetto a quella della variante Alpha. Possiamo quindi concludere che non è vero che gli anticorpi monoclonali non funzionano con la variante Delta. Bisogna solo scegliere quelli più adatti e somministrarli nella fase iniziale della malattia, prima che sorgano gravi complicanze!
Per quanto riguarda la risposta degli anticorpi che si trovano nel siero di persone che abbiano contratto la Covid-19 in precedenza, si nota che la risposta rispetto alla variante Delta è mediamente tra 4 e 6 volte inferiore rispetto a quella verificata per la variante Alpha. Il risultato è analogo a quello verificato con la variante Beta (sudafricana). Quindi il grado di protezione per questa categoria di persone è certamente inferiore rispetto a quello che avevano prima che la variante Delta diventasse dominante, anche se va ricordato che non c'è una relazione lineare tra la risposta agli anticorpi neutralizzanti ed il grado di protezione dal contagio (in altre parole, ci aspettiamo una riduzione del grado di protezione, ma non che la protezione cali da 4 a 6 volte rispetto alla variante Alpha).
Per i vaccinati, si conferma che una sola dose vaccinale ha un effetto protettivo trascurabile. Le cose migliorano decisamente due settimane dopo la somministrazione della seconda dose vaccinale (parliamo dei vaccini a due dosi Pfizer-BioNTech e AstraZeneca, mentre non ci sono dati per il monodose Johnson & Johnson).
La risposta del siero dei vaccinati rispetto alla variante Delta è da 3 a 5 volte inferiore rispetto a quello verificato con la variante Alpha. Lo studio considera solo l'effetto degli anticorpi neutralizzanti e non analizza il ruolo svolto dalla risposta immunitaria di tipo cellulare. Come riconoscono gli stessi Autori, questo è un grosso limite del lavoro perché tiene conto solo di una parte (non necessariamente la più importante) della risposta immunitaria.
In conclusione, le misure di laboratorio confermano che il grado di protezione offerta dalla vaccinazione (completa) è inferiore a quello osservato nei confronti della variante Alpha, ma non è corretto affermare che la "variante Delta buchi i vaccini". Ci aspettiamo un livello di protezione inferiore, ma certamente non nullo.
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