lunedì 19 luglio 2021

Due problemi distinti davanti a noi

Oggi, durante la conferenza stampa del premier BoJo, gli inglesi hanno appreso che circa il 60% dei circa 750 nuovi ricoveri che ogni giorno avvengono nei reparti Covid della Gran Bretagna riguardano persone che hanno ricevuto due dosi vaccinali. Apparentemente un fallimento della campagna vaccinale, ma si tratta di un dato che - analogamente a quanto sta accadendo in Israele - va letto tenendo conto che la Gran Bretagna ha ormai vaccinato la quasi totalità delle persone più a rischio.

Il discorso è sempre lo stesso: i vaccini non offrono una copertura assoluta ed è prevedibile che una piccola parte delle persone vaccinate possa contrarre forme gravi di Covid-19. Fortunatamente la probabilità di tali eventi, a parità di profilo di rischio (età e presenza di altre patologie) è nettamente inferiore rispetto a quanto atteso per una persona non vaccinata.

Man mano che cresce la circolazione virale, sempre più persone vaccinate vengono esposte al virus e, anche se la probabilità di contrarre forme gravi di contagio è bassa, un numero crescente di persone completamente vaccinate finisce in ospedale. Questo spiega l'aumento dei ricoveri e dei decessi che è stato recentemente osservato in Gran Bretagna.

Se confrontiamo i dati inglesi (60% di ricoverati completamente vaccinati) con quelli recentemente diffusi dall'ISS (tabella 7 a pag. 34), sembra che la situazione italiana sia decisamente migliore: nel mese che si è concluso lo scorso 4 luglio, quasi l'80% delle 2.360 persone che sono state ricoverate nei reparti Covid degli ospedali italiani non aveva ricevuto neppure una dose vaccinale. I ricoverati che avevano ricevuto una vaccinazione completa erano solo il 10%. La maggioranza dei ricoverati (1382 su 2360) aveva meno di 60 anni e per il 93% non aveva ricevuto neppure una dose di vaccino. Ben 528 ricoverati (il 22% del totale) avevano meno di 40 anni (ditelo a Salvini!) e di loro 513 non erano mai stati vaccinati. Ricordo che i dati ISS sono stati raccolti in un periodo (4 giugno - 4 luglio) caratterizzato, almeno in Italia, da un minimo della circolazione virale e dalla presenza ancora importante del vecchio ceppo virale Alpha, molto meno contagioso rispetto alla variante Delta che sta diventando dominante proprio durante questo mese di luglio.

Da una lettura affrettata si potrebbe dedurre che i vaccini in Italia funzionino molto meglio rispetto alla Gran Bretagna. Purtroppo non è così.

La forte presenza di persone non vaccinate tra i ricoverati italiani è legata alla copertura vaccinale ancora largamente incompleta che caratterizza il nostro Paese. La cosa è particolarmente preoccupante per le persone appartenenti alle categorie a rischio. Ad esempio, si calcola che attualmente ci siano circa 2 milioni e mezzo di italiani ultra sessantenni che non sono stati ancora vaccinati.

Quindi, man mano che crescerà la circolazione virale, ci troveremo davanti a due diversi tipi di fenomeni:

  1. Il contagio (con conseguenti ricoveri e decessi) dei non vaccinati ed, in particolare, di quella fascia di persone a rischio che troveremo con maggiore probabilità tra i casi più critici.
  2. I contagi gravi (rari, ma purtroppo sempre possibili) delle persone completamente vaccinate che non sono riuscite a sviluppare una adeguata risposta immunitaria dopo la vaccinazione.
Qui di seguito, vi mostro un semplice calcolo della probabilità di ospedalizzazione espressa come livello relativo di ospedalizzazione in funzione del tasso di vaccinazione della popolazione. In pratica, fissata una certa probabilità di ospedalizzazione per la popolazione non vaccinata (che dipende da età, condizioni generali del paziente e livello di esposizione al virus), dopo il vaccino la probabilità di ospedalizzazione si ottiene moltiplicando il dato per i non vaccinati per il valore mostrato in figura. 
 
Ad esempio (vedere figura seguente), quando la quota di vaccinazione arriva all'86%, la probabilità di ospedalizzazione media in caso di esposizione al virus (includendo nella media sia i vaccinati che i non vaccinati) è pari a 0,2 volte quella che si aveva quando la stessa popolazione non era vaccinata. In altre parole, a parità di circolazione del virus, mi aspetto che i ricoveri si riducano ad 1/5 rispetto a quanto sarebbe accaduto in asssenza dei vaccini. Ovviamente si tratta di un valore medio: per i singoli che sono vaccinati la riduzione è più ampia, mentre non c'è alcuna riduzione per i loro coetanei non vaccinati.
 
Nel calcolo ho assunto che i vaccini riducano mediamente la probabilità di contagio che porta ad un ricovero di un fattore 15 (i numeri che si trovano in letteratura variano tra 5 e 25).
 
La figura ci fa vedere come scende (a parità di esposizione al virus, d'età e degli altri fattori di rischio) il livello di ospedalizzazione medio di una popolazione con l'aumento del tasso di vaccinazione. Il valore 1 corrisponde alla situazione che si ha quando nessuno è vaccinato. Il livello minimo si raggiunge quando tutti sono vaccinati. Tale livello dipende dall'efficacia del vaccino

Dal grafico si vede che, anche vaccinando tutti, rimane comunque una certa probabilità di ospedalizzazione, sia pure molto bassa. Si nota anche che, andando da un tasso di vaccinazione pari all'86% fino al 96%, il numero delle ospedalizzazioni si dimezza. Questo ci fa capire quanto possa essere pesante il contributo alle ospedalizzazioni legato alla presenza di sacche di non vaccinati, soprattutto se anziani e fragili, anche in presenza di un tasso di vaccinazione generale relativamente alto.

Ovviamente, poichè il grafico indica il livello relativo di ospedalizzazione, a parità di vaccinazioni, il numero di ricoveri sarà proporzionale al livello della circolazione virale. Più contagi portano fatalmente a più ricoveri. Quanti ricoveri ci saranno, dipende criticamente dalla capillare vaccinazione di tutte le persone a rischio.
 
Le vaccinazioni fatte alle persone sotto i 40 anni hanno una limitata incidenza diretta sul numero dei ricoveri perché per queste persone il rischio intrinseco di ospedalizzazione è decisamente più basso (ma non nullo, come si vede dai dati ISS). Tuttavia i più giovani sono, di fatto, il veicolo con il quale il virus si propaga. Se non si vaccinano i giovani, crescerà la circolazione virale e, dopo qualche settimana, aumenteranno anche i ricoveri delle persone più anziane.
 
In conclusione, senza una capillare vaccinazione di massa, sarà difficile uscire dai problemi legati alla pandemia. Paradossalmente sembra che gli abitanti dei Paesi più poveri (dove, per molti, il vaccino è un lusso ancora irraggiungibile) siano molto più predisposti a vaccinarsi rispetto agli abitanti dei Paesi ricchi. Insomma essere no o ni-vax è un lusso per Paesi ricchi.

Chi si illude che i contagi di questa nuova ondata siano solo un problema limitato alle persone giovani (senza alcun impatto sul numero dei ricoveri) si troverà rapidamente davanti ad una situazione molto più complessa rispetto a quanto potrebbe immaginare. Le nuove soglie di attenzione basate sul numero di ricoveri al posto del numero dei contagi (di cui si sta attualmente discutendo) potrebbero essere raggiunte abbastanza facilmente. 

E poi chi lo dirà agli italiani di chiudere tutto a Ferragosto o di non riaprire tutte le Scuole in presenza a settembre?

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