mercoledì 28 luglio 2021

Cosa succederà nelle Scuole a settembre?

Manca circa un mese e mezzo alla riapertura delle Scuole italiane. Molti affermano con decisione che, durante il prossimo anno scolastico, si farà solo didattica in presenza, ma non è chiaro se si tratti di un mero auspicio o di una previsione basata su valutazioni oggettive. 
 
Per cercare di fare chiarezza su questo tema così importante, ho provato a riassumere alcuni dei punti che – a mio avviso – incidono maggiormente sul funzionamento della Scuola in tempi di pandemia. Vi prego di considerare queste mie valutazioni come un semplice contributo al dibattito in corso, senza alcuna pretesa di completezza. Per cercare di dare un po’ d’ordine alla discussione adotterò un formato del tipo “domanda – risposta”.

Perché quello che succede nelle Scuole è rilevante per tutti, anche per chi non frequenta la Scuola? Le Scuole possono essere considerate come un enorme serbatoio dove il virus può circolare efficacemente grazie agli stretti contatti sociali che caratterizzano la vita giovanile (a Scuola e nel suo circondario). In caso di contagio, i giovani studenti corrono rischi estremamente bassi (a meno che non siano affetti da gravi patologie pregresse), ma sono spesso inconsapevolmente i vettori attraverso cui il virus si propaga alle persone più avanti con l’età e quindi a serio rischio di complicanze. I contagi che coinvolgono gli alunni di una Scuola, oltre a causare danni diretti agli studenti costretti in quarantena, possono innescare contagi secondari nei rispettivi gruppi famigliari. In molti casi è stata vista una evidente correlazione tra la riapertura delle Scuole ed una forte crescita dei contagi o – viceversa – un calo dei contagi in occasione della chiusura delle Scuole.

Possiamo ragionevolmente pensare di risolvere il problema con la vaccinazione di massa degli studenti? In realtà sappiamo che gli attuali vaccini sono autorizzati (solo quelli ad mRNA) a partire dall’età di 12 anni. In pratica non c’è vaccino disponibile per gli alunni delle Scuole dell’infanzia e le Scuole primarie.

Per la fascia d’età compresa tra i 12 ed i 17 anni non c’è – a livello internazionale – un atteggiamento unico adottato da tutte le Autorità sanitarie. Le Agenzie del farmaco americana ed europea hanno autorizzato la somministrazione dei vaccini per i bambini con almeno 12 anni, pur segnalando – tra gli effetti avversi - alcuni rari casi di miocardite che hanno colpito principalmente giovani maschi. Alcuni Paesi (ad esempio Gran Bretagna e Germania) preferiscono somministrare il vaccino soltanto ai minori affetti da particolari patologie. Altri Paesi (ad esempio Israele, gli USA ed anche l’Italia) non pongono limiti alla vaccinazione dei ragazzi con almeno 12 anni. Fatte le opportune valutazioni, ammesso e non concesso che si decidesse di procedere alla vaccinazione estesa di tutti gli studenti con almeno 12 anni d’età, non parliamo comunque di una operazione di breve durata, sia per motivi organizzativi, sia per possibili limitazioni nelle forniture dei vaccini.

Cosa possiamo aspettarci a breve dai vaccini?
Sarebbe già un successo vaccinare al più presto tutti gli studenti maggiorenni che durante il prossimo anno scolastico dovranno affrontare l’esame di maturità (e gli studenti universitari). Per quanto riguarda i minori, credo che la questione debba essere ulteriormente approfondita, possibilmente senza dare alla discussione una colorazione politica che rischierebbe di stravolgere il dibattito.

Bisogna vaccinare gli insegnanti ed il personale scolastico? Personalmente ritengo che tutte le categorie professionali che lavorano a contatto con il pubblico dovrebbero essere vaccinate. Vale per gli insegnanti, ma vale anche per gli impiegati dell’anagrafe, gli autisti degli autobus o i commessi dei supermercati. I contagi avvengono preferenzialmente dove ci sono più contatti tra le persone. Anche se gli attuali vaccini non offrono una protezione di tipo “sterilizzante” (ovvero non escludono che una persona vaccinata possa contrarre il contagio, magari in forma asintomatica) una persona vaccinata è comunque potenzialmente molto meno contagiosa rispetto ad una non vaccinata. Dobbiamo imparare a ragionare dei nostri sistemi di protezione rispetto al virus come se avessimo degli scudi con qualche buco qua e là. Lo scudo non offre una protezione sicura al 100%, ma è decisamente meglio usare uno scudo con qualche piccolo buco piuttosto che affrontare il rischio a mani nude, senza alcuna protezione.

Bisogna vaccinare anche i genitori degli alunni? Le famiglie giustamente chiedono che la Scuola si prenda cura dei loro figli e che li educhi gestendo al meglio i rischi della pandemia. Ma poiché la connessione tra ciò che avviene in classe ed il mondo reale è spesso mediata dall’ambiente famigliare, bisogna che anche le famiglie si assumano le loro responsabilità. In particolare, i genitori degli alunni devono essere consapevoli che i loro figli possono facilmente diventare diffusori dell’infezione. Vaccinandosi, i genitori contribuiscono a creare un argine (non perfetto, ma comunque utilissimo) che può servire per ridurre la circolazione virale nel caso in cui si verifichi un contagio a livello scolastico. Sento alcuni genitori chiedere giustamente - a mio parere - che gli insegnanti siano vaccinati. Sarebbero più credibili se lo fossero anche loro.

I problemi sono ben altri…! Il cosiddetto “benaltrismo” è uno sport molto praticato nel Bel Paese e, durante la pandemia, sono state raggiunte vette sublimi di scarica barile. Secondo alcuni, i contagi non avverrebbero a Scuola (grazie ai ridicoli banchi a rotelle?), ma sugli autobus che trasportano gli alunni da casa a Scuola e viceversa. Con l’arrivo della variante Delta tutte queste discussioni perdono completamente di significato (per la verità, ne avevano poco anche prima). Essendo la variante Delta molto più contagiosa rispetto ai ceppi virali precedenti, sono venute a cadere tutte quelle prescrizioni (spesso frutto di compromessi politici piuttosto che di serie valutazioni tecniche) che avrebbero dovuto proteggerci dal contagio: “1 metro di distanza!”, “viaggio in autobus di durata inferiore ai 15 minuti”, ecc. Oggi più che mai, chi sostiene che gli eventuali contagi avvengono nei sistemi di trasporto pubblico piuttosto che nelle aule scolastiche lo fa sulla base di pregiudizi, ma senza il supporto di dati scientifici affidabili. I contagi possono avvenire sia a Scuola, sia sui mezzi di trasporto pubblico. Quale sia il posto potenzialmente più favorevole ai contagi dipende da molti fattori su cui non mi dilungo. Ciò premesso, non è comunque una buona idea premere gli alunni (e non solo loro) come sardine nei mezzi pubblici. Discutiamo di questa questione da più di un anno e l’unica novità che sento è la richiesta di aumentare il tasso di riempimento dei mezzi pubblici. Boh!!

Allora cosa si può fare? Premesso che maggiore è il tasso di persone vaccinate che utilizzano i mezzi pubblici o stanno al chiuso nelle aule, minore sarà la circolazione virale attesa, l’unica cosa che funzionava e continuerà a funzionare per limitare i contagi è la mascherina, purché sia di buona qualità e sia indossata in modo corretto. Altrettanto importante continua ad essere l’areazione dei locali chiusi (mezzi pubblici inclusi!). A questo proposito, mi risulta che non sia stato fatto quasi nulla per garantire un adeguato sistema di circolazione e di sanificazione dell’aria delle aule scolastiche. Con la brutta stagione in arrivo, siamo ancora fermi al suggerimento di tenere le finestre aperte. Si sarebbe potuto fare qualcosa di utile con costi non stratosferici, ma si è perso tempo e temo che anche il prossimo anno scolastico non vedrà sensibili miglioramenti su questo fronte.

I test molecolari servono ancora?
Finché la circolazione virale si manterrà elevata, è essenziale continuare a fare un elevato numero di test molecolari. Avendo a che fare con persone giovani che spesso contraggono il contagio in forma asintomatica, cercare i focolai nelle Scuole con i test antigenici rapidi rappresenta spesso una perdita di tempo e di denaro pubblico (ci sono troppi falsi negativi). Molto meglio usare i test molecolari, possibilmente accoppiati ai campionamenti salivari che sono molto più facili da gestire. In Trentino ci annunciano da mesi che le analisi salivari sarebbero presto disponibili. Speriamo che, con la prossima apertura della Scuole, entrino veramente nell’uso comune, a cominciare dalle Scuole dell’infanzia e primarie dove l’opzione della vaccinazione dei bambini non può neppure essere presa in considerazione.

3 commenti:

  1. Su una cosa sia Andrea Costa che Patrizio Bianchi sono invece pienamente d’accordo: “A scuola si rientra a settembre in presenza“. Il ministro è fiducioso: “Sono ottimista perché vedo che noi tutti stiamo lavorando moltissimo”.

    L’Associazione nazionale presidi, che già martedì aveva chiesto una linea chiara sull’obbligo vaccinale “prima che sia troppo tardi”, sottolinea però che - se la volontà è chiara - le indicazioni sono molto vaghe: “Bianchi ha detto che farà in modo che da settembre si possa tornare tutti in presenza, però NON HA DETTO COME.

    Ha rinviato la riunione decisiva, dopo la conferenza Stato-Regioni e una consultazione con il Comitato tecnico-scientifico. Tra qualche giorno quindi, sapremo cosa succederà a settembre agli studenti dai 13 anni in poi e al personale scolastico. Sapremo di più anche sul distanziamento, che non sappiamo se sarà mantenuto o meno, sull’uso delle mascherine e sugli ingressi, che non sappiamo se saranno scaglionati. Insomma, siamo rimasti sul vago e tutto è rimandato“, l’analisi di Mario Rusconi, presidente dell’Anp del Lazio.

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  2. Si parla di riempimento dei bus al 50, 70, 80%. ...
    Per come la vedo io, se in un autobus (extraurbano) sono tutti seduti, se c'e` un positivo, e` molto a rischio la persona seduta vicino, hanno qualche rischio le persone davanti e dietro, gli altri hanno un rischio molto basso.
    Pero` se la persona contagiosa e` in piedi, e magari tossisce o starnutisce, il rischio di contagiare le persone sedute nei pressi e` piuttosto alto.
    Quindi piu` che parlare di capienza all'80%, io parlerei di non far salire persone che devono stare in piedi.

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    1. La variante Delta è molto più contagiosa rispetto ai ceppi virali precedenti e anche persone asintomatiche possono contagiare gli altri con elevata efficacia.

      Per ridurre al minimo le probabilità di contagio tra persone che si trovano all'interno di un ambiente chiuso (incluso un autobus) bisogna cercare di massimizzare i seguenti parametri:

      1) avere il più alto tasso di vaccinazione possibile tra le persone che si trovano a contatto tra loro;
      2) indossare in modo appropriato mascherine di buona qualità;
      3) garantire una adeguato ricambio (o circolazione con sanificazione) dell'aria;
      4) evitare che le persone si accalchino l'una sull'altra.

      Nessuna di queste misure è - di per sé - risolutiva, a meno di non fare viaggiare gli autobus con pochissimi passeggeri, ma si tratterebbe di una proposta irrealistica.

      Bisogna trovare un punto di equilibrio che non è facile da individuare e che dipende anche dal livello medio di circolazione virale. Infatti quando ci sono molti contagi diventa probabile che a bordo salga più di un passeggero positivo e allora le cose si complicano ancora di più.

      Personalmente, sono assai sorpreso del fatto che tutti si siano focalizzati sul tema della capienza massima (70 o 80% cambia poco) e nessuno si sia preoccupato della installazione di impianti di sanificazione dell'aria.

      Non è una cosa tecnicamente difficile. Si potrebbe fare con costi contenuti e servirebbe non solo per la Covid-19, ma anche per prevenire molte altre malattie che si trasmettono per via aerea (a cominciare dalla comune influenza che non è pericolosa come la Covid-19, ma ha certamente dei costi sociali notevoli).

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