Gli svizzeri, lo sappiamo, sono persone precise ed infatti solo in Svizzera succede che i cittadini siano classificati sulla base delle loro condizioni socio-economiche tenendo conto del luogo di residenza. Le abitazioni svizzere sono raggruppate in circa 1,27 milioni di micro-quartieri (contenenti al massimo 50 abitazioni) a ciascuno dei quali è assegnato un indice che tiene conto del costo degli affitti per metro quadrato, dell'affollamento, dell'occupazione e del livello di istruzione di coloro che occupano le abitazioni.
Partendo da questi dati, è stato possibile classificare i cittadini svizzeri in 10 gruppi diversi che li suddividono in base alle loro condizioni socio-economiche. Si tratta del cosiddetto indice SEP (indice di condizione socio-economica) che va da 1 a 10, partendo dai cittadini più poveri fino a quelli più benestanti.
Utilizzando questi dati è stato possibile classificare i dati relativi a tamponi, contagi, ricoveri e decessi Covid, per vedere se c'è una correlazione tra le condizioni socio-economiche dei cittadini svizzeri ed i danni provocati dalla pandemia.
Il risultato dello studio, apparso su The Lancet, dimostra che anche nella civilissima Svizzera i più poveri hanno pagato un tributo più alto alla pandemia. La figura seguente dimostra con evidenza come i cittadini più benestanti (indice SEP prossimo a 10, corrispondente alla parte destra dei grafici) abbiano fatto più test e abbiano avuto, in proporzione, meno contagi, meno ricoveri sia nei reparti ordinari che in terapia intensiva e meno morti rispetto ai cittadini più poveri (indice SEP prossimo ad 1, parte sinistra dei grafici):
Ricordo che la Svizzera è uno dei Paesi più ricchi al mondo, anche se la ricchezza è distribuita in modo meno equilibrato rispetto ad altri Paesi europei. La Svizzera dispone di un sistema sanitario di alto livello, basato su casse malati private che operano in un mercato rigidamente regolamentato. I cittadini svizzeri sono tenuti a pagare una assicurazione sanitaria e a concorrere ad una parte delle spese sanitarie (tipicamente con un limite di almeno 300 franchi), ma i cittadini più poveri sono sostenuti finanziariamente (secondo regole che variano su base cantonale) in modo da poter pagare la quota assicurativa alla cassa malati da loro scelta.
Questo consente di avere un sistema sanitario piuttosto efficiente dove le code ed i ritardi tipici di altri Paesi europei sono sconosciuti. Non siamo, per intenderci, in un sistema di assistenza pubblica gratuita (a parte i cosiddetti ticket) come quello che esiste in Italia, ma neppure in un sistema come quello USA dove una parte non trascurabile della popolazione non dispone di una assistenza sanitaria di base.
Malgrado tutto, anche in Svizzera, i più ricchi sono riusciti a proteggersi meglio dai danni della pandemia. Una possibile spiegazione è che i cittadini più benestanti siano mediamente più rapidi a diagnosticare i casi di contagio e ad avviare un trattamento medico prima che le condizioni generali degenerino. Gli abitanti dei quartieri più poveri potrebbero essere indotti a richiedere le cure mediche in ritardo, solo quando le eventuali complicanze della Covid-19 siano già manifeste e questo potrebbe aver portato ad un decorso mediamente più pesante della malattia.
Un'altra possibile motivazione è quella che i lavoratori più poveri sono più esposti al contagio perché spesso svolgono lavori manuali che devono essere necessariamente fatti in presenza e sono costretti ad usare i mezzi pubblici per spostarsi tra la casa ed il luogo di lavoro. Senza contare che le famiglie più povere vivono generalmente in abitazioni più piccole e più densamente popolate, dove è molto più difficile mantenere il necessario distanziamento nel caso in cui ci siano conviventi virologicamente positivi.
Tutti questi fattori possono contribuire a spiegare i dati osservati e confermano che - anche per la Covid-19 - le disuguaglianze sociali incidono pesantemente sul diritto alla Salute.
INTANTO IN FRANCIA...
RispondiEliminaCovid, l’annuncio di Macron ai francesi: “Vaccino obbligatorio per il personale sanitario”. Pass sanitario per eventi e bar
il Fatto Quotidiano | 12 Luglio 2021
Vaccinazione obbligatoria a chi è in contatto con le persone fragili ovvero il personale sanitario. È il presidente francese Emmanuel Macron che annuncia i cittadini la misura prevista per arginare la pandemia di Covid. Il capo di Stato si è rivolto ai connazionali in un messaggio televisivo dopo il consiglio di Difesa sanitario che si è tenuto all’Eliseo.
In Francia, si stanno moltiplicando timori e segnali d’allerta per la rapida avanzata della variante Delta del coronavirus, che ormai rappresenta circa il 50% dei contagi. Come era atteso l’inquilino dell’Eliseo ha annunciato l’obbligo vaccinale per il personale sanitario.
“Al momento in cui vi parlo”, c’è una “forte ripresa” dell’epidemia legata al coronavirus che riguarda “tutte le nostre regioni. Se non agiamo da oggi il numero di casi continuerà ad aumentare fortemente e darà vita a ricoveri in aumento dal mese di agosto”, ha avvertito Macron, annunciando quindi l’immunizzazione obbligatoria “entro il 15 settembre” del personale sanitario.
Quindi l’appello a tutti i francesi a farsi vaccinare, in modo volontario, per vincere la lotta sul nemico invisibile. Sarà avviata la campagna di vaccinazione per gli studenti a partire dal mese di SETTEMBRE e il presidente ha inoltre annunciato che i test Pcr saranno “a pagamento a partire dall’autunno, salvo prescrizione medica”.
Dal 21 luglio in Francia sarà necessario il pass sanitario, per chi ha più di 12 anni, per partecipare a eventi di cultura e attrazioni con oltre 50 persone, bisognerà cioè essere vaccinati o avere un test negativo.
Il presidente ha aggiunto che dall’inizio del mese di agosto il pass sarà necessario in BAR, RISTORANTI, case di riposo, aerei e altri luoghi affollati, sia per ospiti, sia PER LAVORATORI. Il pass sarà necessario anche per i centri commerciali, i treni, i pullman di lunga percorrenza e altre strutture mediche. “La vaccinazione di tutti i francesi è l’unica via per un ritorno alla normalità”.