La complessa vicenda che, nel corso delle ultime settimane, ha portato l’Ospedale di Trento al centro dell’attenzione mediatica nazionale ha innescato una significativa trasformazione del gruppo dirigente dell’Azienda sanitaria trentina. La vicenda è ancora aperta e non è certo compito mio esprimermi su quanto è accaduto.
Vorrei però prendere spunto dalle notizie di questi giorni per considerare un aspetto non certamente marginale rispetto all’operato dell’Azienda sanitaria trentina. Intendo riferirmi, in particolare, al tema della trasparenza, un argomento che dovrebbe ispirare il funzionamento di qualsiasi servizio pubblico.
Per essere molto chiaro, io sono il primo a ricordare che il tema della trasparenza è più complesso di quanto potrebbe apparire a prima vista. Chi gestisce strutture pubbliche ha talvolta a che fare con veri e propri “stalker” che l’assediano con richieste continue e spesso prive di significato. Bisogna quindi evitare gli eccessi, ma non si può invocare la riservatezza per mascherare situazioni imbarazzanti o errori di gestione. I cittadini pagano le tasse (e quindi anche gli stipendi dei pubblici dipendenti) e hanno il diritto di conoscere cosa succede nelle amministrazioni pubbliche.
Chi ha seguito il mio blog forse ricorderà i molti casi in cui ho chiesto inutilmente all’Azienda sanitaria trentina dati relativi agli eventi che hanno riguardato la pandemia in Trentino. Tanto per citare gli esempi più eclatanti, il dato sui decessi avvenuti nelle RSA durante la prima ondata pandemica, l’adozione di assurdi criteri di classificazione dei contagi che nel maggio 2020 fecero improvvisamente sparire i contagi dal Trentino e i dati sui veri contagi registrati nel novembre 2020 quando, grossolanamente, 2/3 dei contagi sparirono dalle statistiche ufficiali ed i cittadini trentini furono tenuti volutamente all’oscuro dello stato reale della pandemia.
Tutte le richieste di informazioni, arrivate da molte parti oltre che dal sottoscritto, sono sistematicamente rimbalzate su una specie di muro di gomma e di fatto sono state ignorate.
È caduto nel vuoto anche il mio appello ad una azione di whistleblowing quando ho chiesto che qualche dipendente dell’Azienda, a conoscenza dei fatti, facesse sapere in forma anonima la verità sui contagi di novembre 2020. Evidentemente dire la verità è stato assimilato al concetto di “sputare nel piatto dove si mangia” e tutti hanno taciuto.
Ho l’impressione che di fronte a problemi, errori e inadempienze si preferisca nascondere la polvere sotto il tappeto sperando che i problemi si risolvano da soli, preoccupati solo che le notizie negative non trapelino all’esterno. Si teme forse che le notizie negative possano andare ad intaccare la narrazione del “Trentino isola felice” non rendendosi conto che – prima o poi – le notizie negative escono comunque, producendo un effetto devastante che rischia davvero di distruggere quanto di buono è stato fatto.
Si tratta - a mio avviso – di un forte limite manageriale che può incidere pesantemente sul buon funzionamento dell’Azienda sanitaria. Purtroppo la controparte politica che dovrebbe vigilare e definire linee di indirizzo chiare anche in tema di trasparenza, sembra non capire cosa sta accadendo e comunque non sembra in grado di incidere positivamente sull’evoluzione della situazione.
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