Dopo lunghe discussioni, Israele ha deciso di autorizzare la somministrazione di un terza dose del vaccino Pfizer-BioNTech a tutti i cittadini di età superiore ai 60 anni.
Israele è stato in assoluto il primo Stato a vaccinare i suoi cittadini ed i dati più recenti avevano fatto sospettare un calo della protezione offerta dalle due dosi vaccinali canoniche. Nessuna delle principali Autorità internazionali (FDA, EMA, ecc.) ha fin qui autorizzato la somministrazione della terza dose e alcuni dati sul calo della protezione riscontrato nei cittadini israeliani vaccinati sono stati duramente contestati da molti scienziati, anche nello stesso Stato di Israele.
Il Presidente Isaac Herzog e sua moglie Michal ricevono la terza dose vaccinale allo Sheba Medical Center. Tratto da The Times of Israel |
Subito dopo sono stati vaccinati il leader dell'opposizione Benjamin Netanyahu e sua moglie Sara. Tratto da The Times of Israel |
Anche se la questione è ancora oggetto di discussione, le Autorità sanitarie israeliane hanno comunque deciso di autorizzare la somministrazione della terza dose, non solo ad alcuni pazienti specifici come, ad esempio, gli immunodepressi, ma a tutta la popolazione sopra i 60 anni. Alcuni avrebbero preferito aspettare fino a quando sarà disponibile una nuova versione del vaccino ottimizzata rispetto alla variante Delta, ma evidentemente il dato dei contagi ha spinto il Ministero della salute israeliano ad accelerare i tempi, utilizzando i vaccini attualmente disponibili.
Il Ministero della salute israeliano si è dato l'obiettivo di somministare la terza dose vaccinale a circa 1 milione e mezzo di cittadini israeliani over 60 nell'arco di soli 8 giorni.
Ancora una volta Israele si propone come una sorta di "laboratorio vivente" per la verifica sul campo delle strategie vaccinali anti-Covid. Difficile dire se la decisione israeliana troverà presto imitatori. Va detto che Israele ha iniziato la sua campagna vaccinale di massa nello scorso mese di dicembre e che già a gennaio era riuscito a vaccinare una fascia importante delle persone più anziane.
In Italia, un analogo problema si potrebbe porre a breve per le persone ricoverate nelle RSA e per la parte più avanti con gli anni del personale sanitario, ovvero per coloro che hanno un profilo di rischio più elevato e sono stati vaccinati per primi. I numeri non sono comunque così importanti e, anche se a settembre l'Italia dovesse decidere di seguire l'esempio israeliano, non ci saranno grosse difficoltà nè per il reperimento delle dosi vaccinali, nè per la loro somministrazione.
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