martedì 27 luglio 2021

Vaccinarsi è “di sinistra”?

Una delle sciagure collaterali che hanno accompagnato la terribile pandemia di Covid-19 è stata la politicizzazione della Sanità pubblica che in molti Paesi – ma non in tutti – è stata trasformata in argomento di scontro tra opposte fazioni politiche. Rifiutare il vaccino è stato spesso assimilato ad un comportamento “di destra”, mentre la “sinistra” è stata talvolta accusata di voler imporre la vaccinazione a chiunque.

In realtà questa descrizione un po’ macchiettistica dell’approccio alla vaccinazione ha alcune notevoli eccezioni. Boris Johnson (soprannominato BoJo) in Gran Bretagna e Benjamin Netanyahu (soprannominato Bibi) in Israele non possono certamente essere annoverati tra i campioni della sinistra, ma hanno fatto della campagna vaccinale uno dei punti cardine della loro strategia di contrasto alla pandemia. Non a caso i due Paesi si trovano ai vertici mondiali per la somministrazione dei vaccini. Resistono, anche in questi Paesi, fasce minoritarie di persone che rifiutano il vaccino, ma – soprattutto in Israele – sono spinte da motivazioni di carattere religioso o etnico piuttosto che dal senso di appartenenza ad un certo schieramento politico.

È invece clamoroso il caso degli Stati Uniti dove, malgrado l’ampia disponibilità di vaccini, la campagna vaccinale si è bloccata di fronte al rifiuto di una parte consistente della popolazione USA di farsi vaccinare. Sul fatto che le motivazioni siano collegate all’appartenenza a diversi schieramenti politici ci sono pochi dubbi. In un recente articolo pubblicato dalla CNN viene mostrato come gli Stati con il minore tasso di vaccinazione risultano essere quasi sempre quelli dove, nelle recenti elezioni presidenziali, aveva vinto il candidato Donald Trump. Sono gli stessi Stati dove attualmente si osserva la maggiore recrudescenza dell’epidemia legata alla diffusione della variante Delta. 


In alto, la mappa dei risultati delle ultime elezioni presidenziali in USA: in rosso gli Stati dove ha vinto Donald Trump. In basso: la mappa delle vaccinazioni in USA aggiornata a metà luglio: le zone più scure sono quelle con i tassi di vaccinazione più elevati. Ambedue le mappe sono tratte dal sito della CNN
 

Ormai si osserva che il Mondo è diviso in due parti tra "chi ha il vaccino e chi non ce l'ha". Ma dovremmo aggiungere una terza categoria "chi ha il vaccino, ma non lo vuole usare".

Anche in Italia, troviamo puntualmente gli esponenti dei movimenti di estrema destra alla testa dei cortei no-vax. Gli esponenti di alcuni partiti nazionali mostrano il classico comportamento cerchiobottista: si fanno vaccinare, ma lo ammettono malvolentieri cercando di lisciare il pelo a quei milioni di no-vax e soprattutto di boh-vax che sono comunque un importante serbatoio elettorale. Si tratta del tentativo – a volte un po’ puerile – di strumentalizzare un movimento estremamente composito che, oltre ad essere una sorta di valvola di sfogo per il disagio sociale accumulato in questi lunghi mesi di pandemia, contiene al suo interno forme di ribellismo “a prescindere”, complottisti di varia estrazione e casi umani che richiederebbero una attenta analisi psicologica. Sono comunque voti e qualcuno cerca di raccattarli.

È un vero peccato che almeno i leader dei principali partiti nazionali non siano riusciti ad adottare una linea comune e priva di ambiguità nei confronti dei vaccini. 

Il tema è complesso ed in questo blog lo abbiamo discusso seguendo l’evoluzione della situazione, evidenziando gli errori fatti soprattutto a livello di comunicazione, senza reticenze e senza nascondere le questioni che hanno animato il dibattito scientifico. Dare alla vaccinazione un colore “politico” rende la situazione ancora più complicata. 

Non tutti i cittadini hanno le capacità cognitive per districarsi nel mare di informazioni talvolta contraddittorie che hanno accompagnato la campagna vaccinale e decidere sulla base dell’appartenenza politica può essere per taluni una scorciatoia tutto sommato semplice, che non richiede ragionamenti troppo complessi. Ma le scelte basate su criteri di appartenenza politica, piuttosto che su una attenta valutazione dei fatti, possono talvolta rivelarsi molto pericolose.


1 commento:

  1. Ciò che unisce i no vax non è la semplice ignoranza
    Daniele Mencarelli – Editoriale Domani - 27 luglio 2021

    No vax. No green pass. Non è facile stabilire un identikit del no vax medio. Il fenomeno è profondamente trasversale. Ai neofascisti da una parte rispondono militanti ex Pci dall’altra. Nel mezzo ogni categoria umana e professionale. Ogni ceto economico esistente.

    Un identikit, almeno uno solo, non è possibile, anche perché questi individui null’altro hanno in comune oltre all’avversione per la vaccinazione di massa e al documento che la comprova e permette di circolare. Non un ideale, né valore. O meglio, il cemento fondante STA NEL DISVALORE che li unisce.

    Definire questo disvalore semplicemente come “ignoranza” rischia di essere riduttivo, perché molti di costoro hanno corredi culturali tutt’altro che secondari, non hanno nella stragrande maggioranza dei casi alcuna formazione scientifica, questo sì, ma per il resto appartengono in larga parte alle élite del nostro Paese.

    Il disvalore che unisce questo esercito di persone non è l’ignoranza, ma qualcosa di più profondo e pericoloso. Dopo la fratellanza sbandierata dai balconi, dopo le canzoni da un condominio all’altro, gli “andrà tutto bene” con arcobaleni al seguito, molti di noi si sono svegliati dentro una forma di INDIVIDUALISMO nuovo e supremo.

    Un egoismo che mette la vita del singolo ben più in alto di qualsiasi concetto di comunità. Di fondo, i negazionisti non credono più al racconto di una comunità che esiste grazie ai gesti del singolo, comandata da istituzioni che, malgrado tutto, puntano alla sopravvivenza e al benessere di tutti. Ai loro occhi è crollato il patto narrativo che ci tiene assieme, che ci fa rispettare le stesse leggi, obbedire alle medesime norme.

    Dal momento che il racconto di una società coesa è crollato, l’unica regola esistente è quella della natura, della prepotenza e della sopravvivenza a scapito degli altri. Ecco perché ridurli a ignoranti rischia di essere una sottovalutazione imperdonabile.

    LA STORIA INSEGNA che rivoluzioni e guerre sono spesso partite da fiammate che apparentemente poco o nulla avevano a che fare con la politica. Ma la politica non è solo quella dell’amministrazione centrale e di quelle locali.

    Politica è vita di un territorio, e cultura di un popolo. In questo senso, i no vax sono la cosa più politica degli ultimi anni, e non sono certo di incoraggiamento per il tempo che ci aspetta.

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