mercoledì 25 agosto 2021

Cosa succederà a chi ha fatto il vaccino "monodose"?

In Italia sono state somministrate fino ad oggi poco più di 1 milione e 400 mila dosi del vaccino "monodose" Johnson & Johnson (J&J), pari al 73% del numero di dosi disponibili. In Trentino, risulta che siano state somministrate solo 3.858 dosi, pari al 20% della disponibilità. Il restante 80% è rimasto nei frigoriferi della Provincia.

Per tutti coloro che hanno ricevuto il vaccino Johnson & Johnson  si pone il problema della somministrazione di un possibile richiamo. In realtà il problema riguarda tutti i vaccinati, anche alla luce delle recenti notizie provenienti da Israele che dimostrano un forte aumento del livello di protezione associato alla somministrazione di una terza dose di richiamo per coloro che 6 mesi fa avevano ricevuto le due dosi standard del vaccino Pfizer-BioNTech.

Con l'arrivo della variante Delta molti si sono domandati quale fosse l'effettiva copertura garantita dal vaccino J&J. In letteratura sono apparsi diversi lavori, talvolta con risultati contrastanti. Ragionevolmente possiamo aspettarci che anche per il vaccino J&J si osservi una minore efficacia rispetto alla variante Delta e che l'efficacia sia soggetta ad un calo dopo che sono passati alcuni mesi dopo la somministrazione. Non è detto tuttavia che il calo dell'efficacia vaccinale in funzione del tempo sia lo stesso per tutti i vaccini.

Oggi Johnson & Johnson ha annunciato che presenterà all'FDA la richiesta per autorizzare la somministrazione di una seconda dose vaccinale come richiamo da somministrare dopo circa 8 mesi a distanza dalla prima "monodose". Gli studi condotti su volontari hanno dimostrato che il richiamo produce un aumento degli anticorpi neutralizzanti pari a circa un ordine di grandezza.

Alcuni Paesi, come ad esempio la Germania, hanno deciso di abbandonare la somministrazione dei vaccini a virus vettore (tra cui anche J&J) e di adottare una procedura eterologa, proponendo ai vaccinati monodose J&J o con due dosi AstraZeneca un richiamo basato su un vaccino ad mRNA. La Francia sta addirittura valutando la possibilità di somministrare una seconda dose di vaccino ad mRNA già 4 settimane dopo la vaccinazione con il "monodose" J&J.

In Italia non sono state ancora prese decisioni in merito agli eventuali richiami, né per chi ha ricevuto i vaccini a due dosi, né per coloro che sono stati vaccinati con J&J. Risulta anche difficile capire quale sia l'effettiva situazione dell'efficacia dei diversi vaccini perché l'ISS si ostina a diffondere solo dati aggregati sui contagi che colpiscono i vaccinati, senza separarli in base al tipo di vaccino ricevuto. Eppure, nel caso di J&J parliamo di quasi un milione e mezzo di persone vaccinate, una base statistica abbastanza ampia per ricavare informazioni affidabili sul grado di protezione vaccinale.

Oggi, durante la rubrica "I numeri della pandemia" di Sky TG24 a cui ho partecipato assieme al prof. Sergio Abrignani, si è discusso della carenza italiana rispetto alla raccolta dei dati sull'efficacia dei vaccini (il caso di Israele che aggiorna i suoi database due volte al giorno rappresenta un obiettivo per noi irraggiungibile). Qualcuno ha fatto notare al prof. Abrignani che il compito di analizzare i dati sull'efficacia dei vaccini spetterebbe proprio al CTS di cui il prof. Abrignani è un autorevole componente e che i dati aggregati e ritardati forniti dall'Istituto Superiore di Sanità sono meglio che niente, ma sono insufficienti per avere un quadro aggiornato e dettagliato della situazione.
 
Visto quello che è successo in precedenza, credo che la viscosità e la frammentazione dei sistemi informativi che raccolgono i dati sanitari italiani non ci consentiranno di fare molto anche se, tecnicamente, non sarebbe un'impresa troppo difficile: basterebbe raccogliere il numero della tessera sanitaria dei ricoverati (reparti ordinari e terapie intensive) nei reparti Covid e dei deceduti, confrontando tali informazioni con il database dei vaccinati italiani (lo stesso da cui si estraggono le informazioni relative ai green-pass). 
 
Bisognerebbe che qualcuno decidesse di farlo perché, senza queste informazioni, qualsiasi decisione sulla somministrazione del richiamo vaccinale sarebbe presa solo imitando quanto fatto in qualche altro Paese, senza la necessaria conoscenza di quanto accade in Italia.

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