Il Ministero della salute israeliano ha diffuso nuovi dati relativi ai casi di contagio classificati come "gravi" nella popolazione di età superiore ai 60 anni (quella per la quale è previsto il richiamo con una terza dose vaccinale). La classificazione di casi "gravi" adottata in Israele è un po' più ampia rispetto a quella adottata in Italia per i ricoveri in terapia intensiva. Infatti comprende anche casi che in Italia verrebbero classificati come ad "alta intensità".
Il tasso di vaccinazione (doppia dose) dei cittadini israeliani anziani è molto alto: 90,2% degli ultra-novantenni, 91,5% per gli ottantenni, 93,1% per i settantenni e "solo" l'87,2% per i sessantenni. Le percentuali più alte di cittadini non vaccinati si trovano tra le comunità di ebrei ultra-ortodossi e tra i cittadini israeliani di origine araba.
Attualmente in Israele sono presenti circa 35 mila persone positive, di cui quasi 400 classificate come "gravi" (per confronto, in Italia ieri avevamo 323 ricoverati in terapia intensiva contro oltre 110 mila persone "attualmente positive"). L'andamento nel tempo dei casi "gravi", normalizzato rispetto ad un campione di 100 mila abitanti israeliani 60+ è mostrato in figura:
L'ultimo dato disponibile parla di 98,5 casi gravi per ogni 100 mila abitanti 60+ non vaccinati contro un valore pari a 16.6 per ogni 100 mila abitanti 60+ completamente vaccinati (due dosi). In pratica la probabilità di contrarre una forma "grave" della malattia per una persona 60+ completamente vaccinata è pari a circa 1/6 rispetto ad una non vaccinata. Questo rapporto era molto inferiore rispetto ad 1/10 prima dell'arrivo della variante Delta. Partendo da questi numeri, il Ministero della salute israeliano ha valutato che fosse opportuno somministrare una terza dose vaccinale a tutte le persone di età superiore ai 60 anni.
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