mercoledì 4 agosto 2021

Israele tra terza dose ed 1 milione di non vaccinati

Israele (circa 9 milioni di abitanti) sta affrontando l'ondata pandemica collegata all'arrivo della variante Delta con qualche affanno. Negli ultimi giorni il livello dei contagi giornalieri ha superato i 3 mila casi (l'equivalente di circa 20 mila contagi se riscalassimo i dati rispetto al numero di abitanti dell'Italia). I ricoveri in ospedale sono attualmente 469 (circa il 50% in più rispetto agli attuali ricoveri in Italia e circa il 50% in meno rispetto agli attuali ricoveri in Gran Bretagna, se si tiene conto della popolazione dei diversi Paesi), di cui 236 classificati come "gravi". I pazienti che devono fare uso del ventilatore sono 45 (molto meno della metà - tenuto conto della popolazione - rispetto a quelli che si trovano in analoghe condizioni negli ospedali della Gran Bretagna).

I numeri ci dicono che la situazione attuale degli ospedali israeliani è decisamente migliore rispetto a quella degli ospedali britannici, ma - a differenza della Gran Bretagna - il numero dei contagi è ancora in crescita e questo fa temere alle Autorità sanitarie israeliane che la situazione ospedaliera possa ulteriormente peggiorare.

Un elemento caratteristico di Israele è quello di avere vaccinato la fascia più vulnerabile della sua popolazione prima di tutti gli altri Paesi e questo fa temere che ormai ci possa essere un calo del livello di protezione vaccinale legato al passare del tempo. Le autorità sanitarie israeliane hanno deciso di intervenire con decisione avviando la somministrazione della terza dose vaccinale alle persone con più di 60 anni. 

Nel frattempo Israele deve affrontare il problema legato alla presenza di circa 1 milione di cittadini che non hanno voluto fare il vaccino. In parte sono giovanissimi che comunque non corrono gravi rischi anche in caso di contagio. Ma ci sono anche cittadini avanti con gli anni che non si sono vaccinati. Le motivazioni sono diverse e vanno da ragioni di tipo religioso che hanno influenzato le scelte di alcuni ebrei ortodossi, fino alla diffidenza per il vaccino che circola tra alcuni cittadini israeliani di origine araba. Insomma, vaccinarsi in Israele non è di "destra" né di "sinistra", ma anche in Israele non mancano i no-vax.

Un problema specifico di Israele riguarda la forte presenza di bambini sotto i 12 anni che attualmente non possono essere vaccinati. Le statistiche sulla popolazione di Israele ci dicono che circa il 27% della popolazione ha meno di 15 anni, mentre i cittadini con 65 o più anni sono solo l'11,5% (per confronto, in Italia le percentuali sono sostanzialmente ribaltate: il 13% degli italiani ha meno di 15 anni, mentre la quota degli italiani 65+ è pari al 23,1%). La massa di giovani sotto i 12 anni presenti in Israele costituisce un bacino ideale per la propagazione del virus, innescando il successivo contagio degli adulti non vaccinati o di coloro che - pur essendo stati vaccinati più di 6 mesi fa - non hanno più una copertura anticorpale in grado di proteggerli dal contagio.

Qualcuno ritiene che Israele possa in qualche modo rappresentare un punto di riferimento per poter capire il futuro sviluppo della pandemia anche in Italia. In realtà ci sono forti differenze, sia di tipo demografico sia in termini di strategia vaccinale. 

Israele è senz'altro un caso interessante, ma è difficile - a mio avviso - pensare che il futuro sviluppo della pandemia in Italia debba per forza replicare quanto sta accadendo in Israele.

2 commenti:

  1. Covid, vaccinati e variante Delta:
    i pericoli della cattiva informazione della biologa Viola
    Stefano Feltri - 4 agosto 2021

    [...]

    Nell’ultima parte del suo editoriale, Antonella Viola si schiera CONTRO la necessità di una terza dose – il cosiddetto “booster” – per rafforzare la copertura vaccinale: "Non ci sono evidenze per il momento che ci suggeriscano l’uso indiscriminato di terze dosi".

    Viola è un po’ troppo assertiva: è vero che ancora non ci sono sufficienti dati perché le campagne vaccinali sono ancora in corso, ma l’EMA, l’autorità sanitaria europea, così come i CDC americani, si sta già attivando per essere pronta a lanciare campagne per la terza dose se dovesse rivelarsi necessario.

    Pfizer ha presentato un primo studio che suggerisce l’efficacia del booster contro la variante Delta, ma è ovvio che Pfizer è l’oste che dice quanto è buono il suo vino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà - come ho riportato anche in questo blog - anche in Israele non tutti gli esperti sono d'accordo sull'idea di somministrare la terza dose vaccinale a tutti gli over 60. Alcuni ritengono che si sarebbe dovuto fare solo a determinate categorie come gli immunodepressi.

      Probabilmente - prima o poi - si dovrà fare, almeno sopra ad una certa età, ma le idee sono molto diverse rispetto alla tempistica.

      Credo che la prof.ssa Viola volesse esprimere esattamente questo concetto, aldilà delle interpretazioni (e delle polemiche) giornalistiche.

      Elimina