Un articolo recente (ultimo Autore il dr. Stefano Merler della fondazione FBK) ha descritto l'impatto della istituzione delle zone giallo/arancio/rosse sull'evoluzione del secondo picco pandemico registrato in Italia durante l'autunno 2020. L'articolo stima anche i benefici ottenuti in termini di mancati ricoveri grazie all'introduzione delle zone di rischio pandemico.
Il lavoro conferma quello che già era stato evidenziato a suo tempo dalle prime osservazioni empiriche: solo le zone rosse sono servite per limitare in modo efficace la circolazione virale. Le Regioni/PPAA che sono rimaste in zona gialla sono quelle che hanno dovuto aspettare più a lungo per vedere un calo dell'ondata pandemica e alla fine, come nel caso del Trentino, hanno finito per pagare un duro prezzo in termini di ricoveri ospedalieri e purtroppo anche di decessi (come dimostrato dai dati ISTAT e discusso più volte in questo blog).
Cercando tra il materiale supplementare allegato a questo interessante articolo, ho trovato alcune informazioni relative al Trentino che gettano nuova luce su quanto accadde durante lo scorso mese di novembre. Mi riferisco, in particolare, alle stime del cosiddetto Rt ospedaliero ovvero all'indice di trasmissione dei contagi che, invece di essere basato sui dati ufficiali dei contagi sintomatici, va a vedere il dato dei ricoveri giornalieri nei reparti Covid degli ospedali.
Parliamo quindi di casi medio-gravi che tali sono diventati anche se il paziente è stato trovato positivo con un tampone antigenico rapido, non ancora confermato con un tampone molecolare.
Sappiamo che i dati ufficiali dei contagi ufficiali del Trentino sono stati stravolti, durante lo scorso autunno, dall'originale metodo messo a punto dalla Provincia di Trento per conteggiare il numero dei casi positivi. Ma il dato dei ricoveri non mente e fornisce un quadro più realistico della situazione.
Qui di seguito vi mostro un estratto di una figura che appare nel materiale supplementare dell'articolo citato. In particolare, i dati mostrano l'andamento dell'Rt ospedaliero (d'ora in avanti indicato come Rth) così come era stato stimato a suo tempo per le Province autonome di Trento e Bolzano, per la Lombardia ed il Veneto.
Stima di Rth (indice di trasferimento del contagio stimato sui dati ospedalieri) tratto dalla figura S7 dell'articolo citato (materiale supplementare). Per le regioni Lombardia e Veneto la linea blu indica la media regionale, mentre le linee grigie rappresentato i dati stimati per le singole province. A sinistra (in colonna) i dati di Alto Adige, Lombardia, Trentino e Veneto. A destra una visione amplificata del dato del Trentino. I colori giallo e rosso fanno riferimento alle zone di rischio associate ai diversi territori nel corso del mese di novembre. |
Si vede chiaramente che, ad inizio novembre, il Trentino aveva l'indice di trasferimento del contagio Rth più alto (in effetti era il più alto di tutte le Regioni/PPAA italiane). Malgrado questo indicatore mostrasse un elevato livello di criticità, il Trentino è riuscito a rimanere sempre in zona gialla. Notiamo anche che Lombardia e Alto Adige, finiti rapidamente in zona rossa, hanno visto una rapida discesa dell'indice Rth sotto quota 1 (rappresentata in figura dalla linea continua orizzontale). Rth minore di 1 significa che il numero dei nuovi ricoveri ospedalieri aveva superato il punto di massimo ed aveva iniziato a calare. Trentino e Veneto, rimasti sempre in zona gialla, hanno mostrato valori dell'indice Rth sopra ad 1 per gran parte del mese di novembre (ovvero hanno registrato un numero di nuovi ricoveri in aumento o stazionario).
Il vero paradosso è rappresentato dal fatto che la Lombardia sia finita subito in zona rossa anche se la situazione del suo indice Rth era decisamente migliore rispetto a molte altre Regioni/PPAA rimaste in zona gialla (l'indice della Lombardia è sceso sotto ad 1 già prima della metà di novembre).Sorge spontanea la domanda: "Siamo venuti a conoscenza di questi dati solo oggi grazie ad una pubblicazione scientifica, ma questi dati erano stati stimati già nel novembre scorso ed erano noti all'Istituto Superiore di Sanità. Perché non sono stati resi pubblici a suo tempo?".
Nessuno ne ha tenuto conto, adducendo la motivazione che il decreto ministeriale che stabiliva le zone giallo/arancio/rosse faceva riferimento all'indice Rt stimato in base al numero (ufficiale) dei contagi sintomatici e non dava grande importanza al dato dei ricoveri.
Formalmente corretto, ma nella sostanza si è lasciato che il Trentino riempisse i suoi ospedali mantenendolo in una zona gialla che non era assolutamente giustificata in base allo stato reale della pandemia.
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