mercoledì 8 aprile 2020

Ancora sulla possibile relazione tra test e decessi

Anche se finalmente tutte le Regioni hanno deciso di aumentare considerevolmente la somministrazione dei test di positività al Covid-19, ho continuato a lavorare sull'ipotesi avanzata in un recente post per investigare la possibile relazione tra somministrazione di test e numero di decessi. Come data di riferimento ho mantenuto il 26 marzo, data in cui il grosso dei decessi poteva ancora essere attribuita a comportamenti avvenuti durante la parte iniziale dell'epidemia ed, in particolare, prima dell'introduzione su larga scala dei provvedimenti di limitazione della mobilità personale. I dati sono sempre quelli forniti dalla Protezione civile nazionale. Come ipotesi di lavoro mi sono chiesto quanto potesse essere rilevante la frazione di test che era risultata positiva. Perché proprio questo parametro? La mia ipotesi - tutta da verificare - è che una bassa percentuale sia una indicazione di una maggiore efficacia nella ricerca dele persone positive, specialmente quelle con sintomi meno gravi, ma comunque pericolose per una ulteriore diffusione del virus.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni ci hanno fatto capire quanto poco affidabili siano i dati uffciali relativi ai decessi. In particolare, è ormai chiaro che vengono classificati come tali solo i decessi di persone che siano risultate  positive al test. Basta non fare il test ed i casi spariscono dalle statistiche. La Provincia autonoma di Bolzano per quasi tutto il mese di marzo ha "dimenticato" di sommare ai decessi registrati negli ospedali quelli avvenuti nelle RSA. Il dato che ho utilizzato in questa analisi è stato corretto estrapolando alla data del 26 marzo i dati di fine aprile e successivi che hanno incluso entrambi i contributi. In questo momento non metterei la mano sul fuoco per i dati di nessuna Regione. In particolare i dati sulle RSA sono molto confusi e, al momento, sembra che diverse Procure della Repubblica si stiano muovendo per fare chiarezza. Come ho già detto in un post precedente, questo triste bilancio si potrà fare solo analizzando i dati delle anagrafi ed i registri delle RSA su tutto il territorio nazionale. Per il mese di marzo i dati sono ormai consolidati. Mi domando quanto tempo dovremo aspettare per capire cosa sia successo.

Ciò premesso, ho provato a vedere se ci potesse essere una qualche relazione tra i decessi avvenuti entro una certa data e la frazione di test fatti che sono risultati positivi. L'analisi è stata estesa a tutte le regioni e Province autonome del Nord più le Marche. Quest'ultima Regione è stata inclusa nel raffronto perché la diffusione dell'epidemia presenta un andamento abbastanza simile a quella dell'Emilia-Romagna. Il risultato è riportato nel grafico che trovate qui sotto:

Al solito la Lombardia (punto rosso) schizza tragicamente verso l'alto e si allontana da tutte le altre Regioni. Probabilmente la Regione Lombardia è anche quella in cui i numeri reali dei decessi si allontanano di più rispetto a quelli ufficiali. Lasciamo quindi da parte il dato della Lombardia, per vedere cosa è successo negli altri territori. Nella parte sinistra del grafico vediamo un cluster a cui appartengono tre territori del Nord-Est: Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano. Questi tre territori hanno una percentuale di test positivi intorno al 10% ed una densità di decessi che si colloca nella fascia bassa, almeno per le regioni più colpite dall'epidemia. La Provincia autonoma di Trento (punto verde) si trova invece nel cluster di destra, dove la frazione di test positivi va da circa il 25% fino al 40% (in pratica venivano fatti soli ai sintomatici gravi). Il dato complessivo relativo alla densità di decessi per questi territori si colloca in una fascia intermedia, non grave come la Lombardia, ma generalmente peggiore rispetto al Nord-Est (Trentino escluso). Interessante il caso del Piemonte che tra le regioni che ricadono nel cluster di destra è quella con densità di decessi decisamente più bassa.

Fin qui i dati sperimentali. Quanto alle interpretazioni, si potrebbe discutere a lungo. Difficile dire se la migliore efficacia nell'applicazione dei test abbia aiutato a ridurre i decessi oppure sia a sua volta il frutto di una migliore organizzazione del sistema sanitario su base territoriale. In problemi complessi come questo discernere tra le diverse relazioni di causa ed effetto è sempre complicato. Comunque il dato è, a mio avviso interessante e può fornire lo spunto per ulteriori indagini.

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