giovedì 9 aprile 2020

Covid-19: Giano bifronte e "femminista"

Ricordate le discussioni che si facevano all’inizio dell’epidemia tra chi ipotizzava la possibilità di gravissimi danni alla salute e chi liquidava il tutto come una banale influenza? Acqua passata direte voi. Invece, e voglio essere volutamente paradossale, avevano ragione tutti e due. Sia chiaro, per moltissimi, non solo anziani, l’epidemia di Covid-19 è stata devastante, ma contemporaneamente una larga (non sappiamo ancora quanto) fascia della popolazione è stata contagiata senza particolari conseguenze o è rimasta addirittura asintomatica. Se poi si va a vedere quali siano le differenze di genere, secondo varie fonti la letalità del Covid-19 sembrerebbe molto più alta per il genere maschile. I virologi stanno sviluppando intensi studi per capire le motivazioni di questi diversi comportamenti e probabilmente tra qualche mese potranno aiutarci a capire meglio.

Nel frattempo, dobbiamo affrontare la fase della graduale ripresa delle attività e per fare scelte migliori dovremo tener conto di quello che abbiamo fin qui imparato sul comportamento del Covid-19. Come ho discusso in un post precedente, per pianificare la ripresa senza rischiare di generare nuovi disastri è essenziale arrivare ad una completa identificazione della sorgente di tutti i nuovi (speriamo pochi) contagi che ci potranno essere da fine Aprile fino alla prossima estate. Attualmente siamo ben lontani dall’aver soddisfatto questa condizione. Consideriamo, ad esempio, i circa 100 nuovi contagi registrati ieri in Trentino. Secondo quanto comunicato nella consueta conferenza stampa circa la metà di questi casi sarebbe stata rilevata nelle RSA o tra i familiari di contagiati di Covid-19. Due diverse realtà dove, almeno fino a pochi giorni fa, si è continuato ad applicare il cosiddetto metodo Diamond Princess. Oggi si fanno più tamponi e si spera che per i focolai localizzati si passi sollecitamente dal metodo Diamond Princess a quello Vò Euganeo. Come dicevano i nostri vecchi “meglio tardi che mai”.

La cosa più allarmante è che per circa il 30% dei nuovi contagi non si è riusciti a risalire alla fonte. In parte potrebbero essere contagi diffusi da portatori asintomatici, ma non abbiamo ancora dati certi che lo possano confermare. È chiaro che se non si riesce a identificare l’origine di tutti (o almeno quasi tutti) i nuovi contagi non possiamo illuderci di spegnere l’epidemia e tanto meno di controllare gli eventuali contagi di ritorno. L’esperienza della Corea del Sud ci insegna che per avere successo nella individuazione delle fonti di contagio è fondamentale disporre di efficaci sistema di tracciamento delle persone. Al momento, mi risulta che a livello nazionale sia stata istituita una mega commissione di esperti incaricata di sviscerare (con calma) il problema. Qualcuno ha fatto notare che avrebbe più senso adottare una soluzione omogenea a livello europeo, senza la quale sarebbe impossibile tracciare i contagi transnazionali. Tutto vero, bisogna avere ben chiari anche i metodi che saranno utilizzati per trattare i dati sensibili che queste tecniche genereranno. Senza contare i problemi pratici: li vedete voi mafiosi, camorristi, ladri e spacciatori o anche più banalmente mariti e mogli infedeli che aderiranno volentieri al sistema di tracciamento?

In uno dei suoi frequenti e lucidi interventi televisivi, la prof.ssa Ilaria Capua suggeriva di tener conto anche delle differenze di genere quando si programmerà la ripresa delle attività. Francamente non mi è chiaro se la proposta abbia senso e se sia stata solo una provocazione per noi maschietti. Comunque credo che sarà bene valutare a fondo anche questa opportunità.

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