lunedì 13 aprile 2020

Finalmento qualche numero più affidabile sull'epidemia

Il Ministero della Salute in collaborazione con il Centro Nazionale Controllo e Prevenzione delle Malattie ha aggiornato il rapporto di cui avevo parlato in un post precedente:


Ora l'analisi temporale è stata estesa dal 1 febbraio al 4 aprile. Si tratta - a mio avviso - di un lavoro di grande qualità che fornisce, finalmente, stime realistiche relative all'impatto dell'epidemia. Vi invito a leggere l'intero documento perché è molto istruttivo. Qui mi limito a riprodurre una figura ed una tabella che ci permettono di avere una idea sintetica dei risulati.

La prima figura riporta l'andamento dei decessi registrati dalle anagrafi di un campione significativo di città del Nord Italia (tra cui Trento, Bolzano e Verona) durante il mese di marzo.
Tratto dal rapporto citato sopra (vedi link)
L'impennata della mortalità fatta registrare in concomitanza con l'arrivo dell'epidemia è evidente. Vediamo anche che purtroppo la curva dei decessi giornalieri ad inizio aprile non mostra ancora segni evidenti di essere arrivata al suo massimo. Questi sono dati aggregati e sappiamo che l'evoluzione temporale dell'epidemia non è stata lo stessa nelle varie Regioni del Nord. Purtroppo la triste conta di chi ha lasciato a causa dell'epidemia potrebbe prolungarsi ancora nel tempo. Andando più in dettaglio, è interessante vedere questa tabella presa sempre dal rapporto citato sopra:

La stima dell'incremento dei decessi avvenuto durante il periodo considerato per le città considerate nel campione che appartengono al Nord è pari al 65%, contro un aumento del 10% per le città del Centro Sud. Lo studio conferma anche una sostanziale differenza di genere: al Nord +82% per gli uomini contro un +57% per le donne (questo dato lo trovate nel documento citato e non appare in tabella). Il numero p-value che appare nella colonna di destra è molto importante perchè ci dice l'affidabilità statistica della misura. In genere un valore viene considerato non statisticamente significativo quando il p value è superiore a 0,05. Vediamo che per città del Nord il valore del p value è sempre minore di 0.001 che in termini statistici significa avere a che fare con dati estremamente affidabili.

Notiamo, non sorprendentemente che l'incremento di decessi massimo è stato registrato a Brescia. Bergamo non faceva parte del campione considerato, ma avrebbe certamente presentato valori anloghi se non superiori rispetto a quelli di Brescia. Trento e Bolzano con rispettivamente un incremento pari al 44 ed al 55% sono sotto la media delle città del Nord considerate. Secondo le statistiche ufficiali diffuse dalla APSS del Trentino, a Trento fino ad ieri (13 marzo) erano stati rilevati 30 decessi attribuiti a Covid-19. L'analisi dell'anagrafe limitata al solo mese di marzo evidenza 37 decessi in più rispetto a quelli attesi. A Bolzano, alla stessa data sono stati registrati ufficialmente 48 casi di decessi da Covid-19, mentre la differenza che appare dai dati anagrafici di marzo è di 56 decessi in più. C'è da tener conto che i dati ufficiali si riferiscono ad un periodo di circa una decina di giorni in più rispetto a quello considerato per l'analisi dei dati anagrafici, ma i diversi numeri non sono abissalmente distanti. Certamente non siamo a Bergamo!

Interessante verificare che Verona e Venezia presentano gli incrementi di decessi più bassi rispetto a quelli delle altre città del Nord (Bologna esclusa) inserite nello studio, con Verona nettamente superiore a Venezia. Più volte nei nostri aggiornamenti avevamo segnalato come Verona fosse tra le zone più critiche del Veneto, probabilmente a causa dell'ampio confine condiviso con la Provincia di Brescia. Di fatto il Veneto ha costituito un baluardo all'espansione dell'epidemia, e di questo ne ha probabilmente tratto beneficio anche il Trentino meridionale.

Nell'analisi dell'epidemia in Trentino articolata secondo le Comunità di Valle ho evidenziato come ci siano grandi differenze nell'ambito del territorio provinciale. Ripeto quanto già scritto a costo di essere noioso: perché non si fa subito una analisi dei dati delle anagrafi del Trentino basata sulle Comunità di Valle ed uno studio specifico per le RSA?

Se non capiamo cosa è effettivamente successo, ripartire sarà più difficile e sarà più facile ripetere gli errori che ci sono già costati tante sofferenze e tanti lutti.

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