È da poco uscito l’aggiornamento dello studio condotto dal Centro Nazionale Prevenzione e Controllo Malattie (CNPCM) in collaborazione con il Ministero della Salute. Un faro nella nebbia di numeri farlocchi che ci sono stati somministrati da varie fonti durante questa epidemia. E anche un utile strumento per capire come vadano effettivamente le cose e per monitorare da un punto di vista sanitario la ripresa delle attività.
Lo studio conferma la presenza di un picco di decessi concentrato nel Nord Italia in concomitanza con la diffusione dell’epidemia. I decessi in più rispetto agli anni precedenti, all’interno del campione di città considerate, vanno da un +16% di Venezia fino al +215% di Brescia. La forte differenza era stata già evidenziata anche dalle statistiche ufficiali, ma questa è una conferma indipendente molto importante, anche perché parliamo di stime statistiche con un p value molto basso.
Fonte: Centro Nazionale Prevenzione e Controllo Malattie (CNPCM) in collaborazione con il Ministero della Salute |
Per quanto riguarda l’Anagrafe della città di Trento, nel periodo che va dal 3 marzo al 9 aprile 2020 ha registrato 162 decessi contro un valore medio atteso pari a 107, con un eccesso di 55 decessi in più (+51%). Secondo le statistiche diffuse da APSS di Trento fino al 9 aprile a Trento erano stati registrati 29 decessi imputabili a Covid-19.
29 contro 55 fa una bella differenza. Una parte di tale differenza potrebbe essere imputata, ad esempio, ad infarti non curati in tempo perché i pazienti non sono andati in ospedale temendo di essere contagiati. Inoltre ci potrebbero essere dei ritardi nella registrazione dei casi. Sono andato a verificare quanti erano i decessi riconosciuti come Covid-19 segnalati ufficialmente a Trento una settimana dopo. Ebbene il 16 aprile, l’APSS segnalava a Trento 34 decessi per Covid-19, un po’ di più rispetto al 9 aprile, ma sempre molto meno rispetto al dato dell’Anagrafe comunale del 9 aprile. Da dove deriva allora questa differenza? Decessi avvenuti nelle RSA e non sottoposti a tampone, neppure post-mortem? Risponderei volentieri a questa domanda se la Provincia mi avesse mandato i dati che ho più volte richiesto. Comunque non posso più dire che non hanno risposto alle mie pec. Una risposta, sia pure solo interlocutoria, l’ho ricevuta e ve la mostro:
Resto quindi in fiduciosa attesa delle informazioni richieste. Quanto ai chiarimenti forniti in conferenza stampa vi rimando ad una analisi dei numeri fin qui comunicati dalla APSS di Trento.
Tornando al documento del CNPCM vi segnalo una interessante analisi basata sulle classi di età di cui mostro solo alcuni dati. Il grafico inserito qui sotto è riferito ad un campione di città del Nord Italia. Per le persone comprese tra 75 e 84 anni, la mortalità è quasi triplicata (linea continua rossa) nel momento di picco rispetto ai valori medi (linea tratteggiata rossa), mentre per la classe di età 65-74 anni la mortalità durante l’epidemia (linea continua nera) arriva ad un valore circa doppio rispetto ai valori medi (linea tratteggiata nera). Fin qui non ci sono dubbi ed è quello che ci aspettiamo sulla base delle conoscenze ormai assodate relative alla letalità del Covid-19. Se però osserviamo la forma del picco, sembra - ma potrebbe essere solo una fluttuazione statistica - che per la classe più anziana il picco sia più pronunciato, come se per i malati più anziani il tempo trascorso tra il contagio e l'eventuale decesso fosse minore. Non sono un medico e non mi arrischio in spiegazioni su temi fuori dalle mie competenze I dati sono ancora troppo pochi e considerate questa osservazione solo come un possibile indizio. Nelle prossime settimane vedremo se c’è qualcosa di concreto.
Fonte: Centro Nazionale Prevenzione e Controllo Malattie (CNPCM) in collaborazione con il Ministero della Salute |
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