lunedì 13 aprile 2020

Idee per il riavvio. Parliamo di Scuola e di Didattica online

Un giovane seminarista si trovò rinchiuso in un ascensore bloccato assieme 
ad una bella ragazza. Nessuno rispondeva alle loro richieste di soccorso 
e quando la fanciulla iniziò a fare delle avances il seminarista disse:
“Qui ci vorrebbe uno esperto!”

Non so perché, ma quando sento le interviste all’On. Lucia Azzolina, Ministro per la Pubblica Istruzione, mi viene in mente la storiella del seminarista che mi è stata raccontata dal mio amico Lionello. Con spirito totalmente bipartisan, lo stesso accade quando a livello trentino sento discutere della valutazione degli studenti alla fine di questo anno scolastico senza che nessuno si preoccupi di valutare la formazione online che le diverse Scuole hanno erogato in sostituzione della consueta attività di formazione frontale.

Veramente ci vorrebbe tanta esperienza e, aggiungo io, tanta capacità di visione perché nessuno può illudersi che riavviare il sistema scolastico implichi tornare, magari con qualche ritocco, al sistema precedente. Da una parte dobbiamo ricordare che non sappiamo ancora per quanto tempo saremo costretti a convivere con la Covid-19 e quindi dovremo adottare una organizzazione del sistema scolastico che abbia le necessarie doti di resilienza. Ma dobbiamo anche tener conto che questa è una occasione irripetibile per ripensare i nostri processi formativi ridisegnandoli secondo le esigenze di una Società che sta subendo profonde trasformazioni. In questo contesto, la cosiddetta “didattica a distanza” non è solo uno strumento essenziale per affrontare le eventuali nuove emergenze. A mio avviso potrebbe essere qualcosa di più e varrebbe la pena di dedicare a questo tema maggiore attenzione.

Nella Scuola italiana la didattica a distanza è stata spesso vista con diffidenza, quasi come una minaccia per i docenti che temevano di essere sostituiti da un computer. È un atteggiamento comprensibile e per altre categorie professionali (pensate agli impiegati di banca per esempio) è esattamente ciò che è avvenuto. La funzione docente ha comunque delle caratteristiche peculiari che limitano l’avanzata della tecnologia. Tutti noi (anziani) ricordiamo con gratitudine alcuni dei nostri docenti che hanno giocato un ruolo fondamentale nella nostra formazione, ben aldilà dei contenuti disciplinari che ci hanno trasmesso. C’è una bella differenza tra i contenuti che potete trovare su un computer ed il rapporto umano (talvolta anche conflittuale) che si instaura tra un docente ed uno studente. La Scuola è una palestra di vita e non c’è realtà virtuale che tenga. Tutto ciò premesso, possiamo comunque tentare di fare alcune considerazioni.

Dobbiamo valutare i processi formativi prima degli studenti. L’emergenza ci ha costretto ad interrompere bruscamente le normali attività didattiche sostituendole con forme di didattica a distanza. I diversi Istituti scolastici hanno reagito in modo diverso e si sono trovate chiaramente avvantaggiate le Scuole che, negli anni scorsi, avevano sviluppato validi programmi di didattica online. Alcuni docenti si sono trovati ad affrontare l’emergenza disponendo di mezzi limitati e senza aver ricevuto una formazione specifica. L’impegno dei singoli non è certamente mancato, ma adesso sarebbe ora di fare una accurata ricognizione sullo stato dei nostri processi formativi. Col termine “ricognizione” non intendo la raccolta di informazioni attraverso i consueti canali burocratici. A mio avviso, bisognerebbe fare una vera e propria valutazione di “customer satisfaction” che dovrebbe coinvolgere, in forma rigorosamente anonima, dirigenti, docenti, studenti e genitori. Capire cosa abbia funzionato e quali siano i limiti riscontrati è essenziale per pianificare le azioni future.

Siamo ancora nell’età primordiale della didattica a distanza: si può fare di più e meglio. La didattica a distanza che oggi viene erogata è ancorata ad un livello di innovazione ancora troppo basso. Quando parlavo di questi temi ai miei studenti li invitavo a visitare un museo dell’automobile, soffermandosi, in particolare nelle prime sale del museo. Se ci pensate bene, le prime automobili che circolavano a fine ottocento erano carrozze a cui erano stati tolti i cavalli, sostituendoli con un motore a scoppio.
Benz Patent Motor Car 1885-86

Ebbene, per la didattica a distanza, oggi siamo più o meno allo stesso livello di innovazione: tolta la cattedra, la sostituiamo con uno schermo. Eppure le tecnologie per fare meglio ci sono già e non sono neppure troppo costose. Oggi un chirurgo, disponendo delle giuste attrezzature e di una adeguata organizzazione, può operare un paziente che si trova dall’altra parte del mondo. Molto più semplicemente gli studenti delle Scuole del Trentino potrebbero studiare astronomia gestendo un piccolo osservatorio che si trova nel deserto della Namibia (lo fanno già alcuni astronomi dilettanti). Non è così complicato pensare a laboratori automatizzati controllabili a distanza che gli studenti trentini potrebbero utilizzare per fare esercitazioni di fisica, chimica o biologia. Abbiamo la fortuna di avere in Trentino il MUSE che è già una realtà importantissima per la formazione dei nostri studenti. Sarebbe perfetto per sviluppare programmi di sperimentazione a distanza, accessibili h24, che potrebbero splendidamente integrarsi con le attività frontali che il Museo già svolge. Potrei continuare a lungo, facendo tanti altri esempi, ma credo che il concetto di base sia chiaro: “le tecnologie ci permettono di fare molto più di quanto immaginiamo”.

Bisognerebbe creare un “archivio” di corsi online aperti a tutti. Non è una novità. Hanno iniziato alcune prestigiose Università americane, seguite poi da tante altre istituzioni in giro per il mondo. Servono agli studenti, ma servono a chiunque sia interessato ad approfondire un argomento, sia per motivi professionali che per semplice curiosità. Un archivio di questo tipo sarebbe stato utilissimo per affrontare l’emergenza che stiamo attraversando. Il problema non è solo di creare (e aggiornare) i contenuti, ma anche quello di renderli fruibili con una interfaccia semplice ed efficace. Ci sono esempi importanti in giro per il mondo. Basta copiare dai più bravi!

La didattica in remoto può essere molto discriminante per i più poveri. Una delle missioni affidate alla nostra Scuola è quella di fornire opportunità a tutti, anche ai giovani che provengono dalle famiglie economicamente più svantaggiate. Per studiare a distanza gli smartphone servono a poco. Come ben sanno le famiglie numerose che in questi giorni di clausura hanno registrato una vera e propria caccia al PC, per seguire corsi a distanza ciascuno deve essere dotato di strumenti con schermi di grandi dimensioni e ovviamente l’abitazione deve essere dotata di una connessione a banda veramente larga. Tutto questo ha un costo. Prima poteva essere considerato come un servizio non essenziale. Oggi non è più così. Chi non può permettersi di acquistare i mezzi tecnologici essenziali è tagliato fuori senza speranza. Che voto gli daremo alla fine dell’anno scolastico?

3 commenti:

  1. Penso che la chiave di partenza sia l'interattività.
    Oggi inoltre può essere realizzata una rete virtuale, gratuita o ad un costo simbolico per gli studenti, su cui poggiare la rete, a carico del MIUR e a cui abbiano accesso solo gli abilitati (scolari ed insegnanti)
    Io lavoro da casa senza avere una rete fissa. Ho 100 GB mese, telefonate e SMS illimitati a una tariffa molto contenuta intorno ai 15 €/mese ed uso lo smartphone come modem.
    Ci vuole un pizzico di fantasia e di conoscenza delle strutture che soldi, in altre parole ci vuole uno pratico.

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  2. Considerazioni molto condivisibili. Come Muse siamo a disposizione e interessati a ricevere stimoli, proposte e richieste per un servizio educativo capace di interpretare le attese di una nuova didattica a distanza. Michele Lanzinger

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