Questa sera vi
presento una prima analisi dei dati relativi ai nuovi contagi ed ai
decessi del Trentino, aggiornata ad oggi, 2 aprile. La sorgente dati
è, come al solito, la APSS di Trento.
Partiamo da un
aggiornamento dei dati riferiti alla diffusione dei contagi e dei
decessi in alcuni comuni del Trentino. Nella mia analisi ho scelto i
comuni con più abitanti e quelli dove si è registrata la più alta
densità di contagi e decessi. I numeri non mostrano
novità particolarmente rilevanti rispetto alle rilevazioni
precedenti. Per avere un termine di paragone ricordo che la densità
di contagi del focolaio di Vò Euganeo è pari a circa 300 contagi x
10.000 abitanti (a Vò tutti i cittadini sono stati sottoposti a
tampone e quindi il numero di contagi è un valore certo e non una
stima per difetto legata a quanti tamponi sono stati fatti). Per la
densità di decessi usiamo come riferimento la Provincia di Bergamo:
il valore bergamasco varia da circa 20 a 50 casi x 10.000 abitanti a
seconda che si usino i dati ufficiali o le stime basate sull’esame
dei decessi registrati all’anagrafe dei comuni. Sempre come
riferimento ricordiamo che la densità di decessi del Trentino è il
45% in più rispetto alla Provincia di Bolzano (dato completo con
valori case di riposo) ed oltre il 300% del valore registrato nella
Regione Veneto. Tra le città di maggiori dimensioni del Trentino
solo Rovereto ha una densità di decessi simile a quella del Veneto.
Le barre d'errore indicano le incertezze statistiche legate alla limitata dimensione del campione che si ha nei Comuni più piccoli. Il punto rosso rappresenta la media calcolata su tutto il Trentino, mentre i due punti verdi corrispondo ai Comuni di Trento e Rovereto. (Rovereto è il punto più vicino all'origine).
Purtroppo questi numeri sono ormai acquisiti e se non si faranno ulteriori grossolani errori possiamo solo sperare che i numeri finali siano di poco superiori a questi.
Nell’aggiornamento
di ieri avevo mostrato la curva dei nuovi contagi (misurati) e dei
decessi relativi al Trentino. Un semplice modello (linee continue)
può essere utile per capire cosa ci possiamo aspettare per i
prossimi giorni. Il modello che ho utilizzato è un po’ meno
ingenuo di una semplice funzione logistica, ma non assicura una reale
capacità predittiva per il futuro. Come già detto in un precedente
post, quello che accadrà nelle prossime settimane dipenderà dai
nostri comportamenti e dalle azioni intraprese dai decisori politici.
Prendete quindi il modello per quello che è: ci fornisce un’idea
di come potrebbero andare avanti le cose a “scenari attuali”, ma
la situazione potrebbe evolvere anche molto diversamente da come è
previsto oggi. Inoltre, almeno per i nuovi contagi ci sarà
senz’altro un aumento apparente legato al fatto che (finalmente) si fanno più
test. Siccome i dati ufficiali sui contagi rappresentano solo una
frazione dei contagi effettivi, facendo più test la frazione
aumenta. Se fosse vera questa ipotesi ci aspettiamo di vedere nei
dati di questi giorni una sorta di “gradino” e, ipotizzando che la
struttura messa a punto per fare i nuovi test vada rapidamente a
regime, tra qualche giorno vedremo i valori dei nuovi contagi riprendere la discesa seguendo
una linea grosso modo parallela a quella del modello, ma spostata
verso l’alto. La curva tratteggiata blu ci fornisce l’andamento
previsto dal modello nell’ipotesi che a seguito dell’aumento
della capacità di eseguire test si triplichi la frazione di positivi
intercettati. Per capire qualcosa di più ci vorrà almeno una
settimana.
Con tutte le cautele
del caso, possiamo comunque capire cosa ci aspetta, almeno a livello
qualitativo. La curva dei decessi dovrebbe piegare nei prossimi
giorni rispetto all’andamento lineare che abbiamo osservato nella
seconda metà di marzo. Entro un paio di settimane, se non faremo
ulteriori errori, il numero complessivo dei decessi dovrebbe arrivare
a convergenza. Parallelamente il numero di contagi è destinato a
scendere rapidamente (pur in presenza del possibile gradino discusso sopra), ma poiché nel mondo reale bisogna tener conto
delle fluttuazioni statistiche non ha molto senso chiederci
quando sarà il giorno a “contagi zero”. Inoltre, l’esperienza
di Vò Euganeo ci insegna che, anche se si spegne completamente il
focolaio iniziale, c’è sempre il rischio di avere contagi di
ritorno che non sono inclusi in questo semplice modello.
In attesa che
l’epidemia vada ad esaurimento, ci stiamo ponendo il problema di
come riattivare la nostra vita sociale ed economica. La Corea del Sud
è il Paese che, almeno fino ad oggi, sembra aver gestito al meglio
questa fase dell’epidemia. L’idea di base è stata quella di
verificare la presenza di anticorpi nella popolazione, in modo da
capire quali fossero le persone libere di muoversi senza correre
rischi. In letteratura sono stati riportati alcuni casi sporadici di
“secondi contagi” e gli esperti del settore non sono ancora in
grado di dirci se le persone guarite avranno una immunità permanente
oppure no. Il dibattito scientifico è aperto. Se ci limitiamo
all’orizzonte temporale dei prossimi mesi le persone che hanno già
contratto il virus, magari inconsapevolmente perché asintomatici,
potranno tornare fin da subito alle loro attività. Per gli altri,
bisognerà definire strategie diverse basate sul livello di rischio
personale.
Quanto agli aspetti
tecnici relativi allo sviluppo di questi test, non ho la competenza
necessaria per esprimere un parere. Mi pare di capire che ci sia un
dibattito aperto sulle diverse metodologie d’analisi. Sarebbe
auspicabile che, almeno su questo punto, le diverse Regioni
seguissero un approccio unitario, ricordando che, anche in questo
caso, il tempo non è una variabile indipendente. Più si ritarda,
maggiori saranno i danni residui dell’epidemia dal punto di vista
della salute e tanto più grandi i danni socio-economici.
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