giovedì 16 aprile 2020

Breve storia di una epidemia

In questi giorni in cui finalmente si vede una (lenta) uscita dalla fase acuta dell'epidemia monta la polemica politica sulla gestione dell'epidemia stessa e sulle reali o presunte responsabilità di certi decisori politici. In taluni casi la Magistratura si è già attivata, mentre i dati che man mano provengono dalla Anagrafi dei Comuni italianì ci permettono di orizzontarci meglio tra la babele di numeri che le lugubri conferenze stampa serali ci hanno fin qui fornito.

In attesa di avere numeri più affidabili, possiamo comunque analizzare ciò che è successo partendo dai dati disponibili. Io sono andato a rivedermi un vecchio comunicato stampa della Protezione civile nazionale, datato 27 febbraio e ho provato a rileggere quei dati alla luce di quanto imparato durante quest'ultimo mese e mezzo di epidemia. La situazione al 27 febbraio (quando per intenderci tutti volevano "Far ripartire Milano!") era la seguente:

Come vedete, una volta normalizzato il numero di contagi rispetto al numero di abitanti, le situazioni di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non erano molto differenti. Era passata quasi una settimana dalla scoperta del primo contagio italiano e fino a quel giorno erano stati contati, a livello nazionale, poco più di 500 contagi. Sia in Lombardia che in Veneto erano state individuate delle "zone rosse" e la situazione sembrava essere, più o meno, sotto controllo (o almeno così ci dicevano!).

Oggi, a circa un mese e mezzo di distanza, sappiamo che le cose sono andate molto peggio di quanto allora potessimo immaginare. Ma l'andamento dell'epidemia non è stato lo stesso ovunque, anche se limitiamo la nostra attenzione alle sole regioni del Nord Italia. La figura che segue si spiega da sola:

 
La Lombardia era prima nella triste graduatoria del 27 febbraio e conferma la prima posizione il 16 aprile con 11,5 decessi per ogni 10.000 abitanti. Sul numero dei decessi effettivi da Covid-19 in Lombardia sono stati avanzati molti dubbi, ma anche se ci limitiamo ai dati ufficiali la situazione è chiarissima. Particolarmente grave la situazione della piccola Val d'Aosta che ha raggiunto una densità di decessi paragonabile a quella della Lombardia. Del caso del Trentino abbiamo già discusso: il valore medio riportato in figura in realtà deriva dalla combinazione di dati molto disomogenei tra loro con una parte del territorio provinciale attestato su valori lomabrdi ed altre zone che non si discostano molto dal dato veneto. 

Comunque la volete girare, una cosa appare evidente: il 27 febbraio la Regione Veneto aveva identificato una densità di contagi inferiore di circa il 30% rispetto alla Regione Lombardia. Dopo un mese e mezzo i lutti da Covid-19 contati in Veneto sono (sempre come densità) circa 1/6 di quelli registrati in Lombardia. Eppure il punto di partenza non era così diverso!

Quali le cause? Personalmente avrei difficoltà a credere ad ipotesi fantasiose del tipo "il virus diffuso in Veneto è una mutazione meno letale del virus diffuso in Lombardia". Se così fosse i colleghi biologi non avrebbero difficoltà a dimostrarlo, dati genetici alla mano. Personalmente, mi limito a notare una correlazione tra dati che potrebbe contribuire a spiegare la differenza. Esperti di politiche sanitarie hanno evidenziato le differenze strutturali tra il Sistema sanitario veneto e quello lombardo. Altri hanno spiegato la differenza attribuendola alla diversa capacità di leadership del Governatore Zaia rispetto al Governatore Fontana. Su questo punto io non mi esprimo. Ma la differenza di risultati c'è e non serve a nessuno negare l'evidenza.

2 commenti:

  1. buonasera, professore.
    c'è un refuso in una data:

    "Comunque la volete girare, una cosa appare evidente: il 27 marzo"

    va corretto in

    "Comunque la volete girare, una cosa appare evidente: il 27 FEBBRAIO"

    grazie per la Sua chiarezza e passione
    (già sperimentata al corso di Elettronica)

    PS
    la seconda figura è salita di un paragrafo,
    anticipando il testo.

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