sabato 18 aprile 2020

I numeri delle RSA trentine

Le mie richieste alla Provincia Autonoma di Trento e alla APSS di Trento per avere accesso ai dati necessari per ricostruire l’andamento dell’epidemia di Covid-19 all’interno delle RSA trentine continuano ad essere disattese. Per scrupolo, ieri ho inviato nuovamente la richiesta via pec.

In attesa di capire cosa sia successo, l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un aggiornamento di una sua analisi della mortalità da Covid-19 nelle RSA italiane da cui risulta che le RSA trentine avrebbero un livello di mortalità tra i più alti d’Italia. I risultati di questo studio vanno comunque presi con cautela perché l’analisi dell’ISS è basata su un questionario a cui non tutte le RSA contattate hanno fin qui risposto. L’ISS si è limitato ad analizzare i questionari ricevuti e non ha fatto alcuna verifica in loco.

Nel frattempo, apprendo da notizie di stampa, che anche in Trentino I NAS dei Carabinieri avrebbero iniziato ad acquisire documentazione presso alcune RSA. Il problema, lo sappiamo, ha valenza nazionale. Se ci sono state colpe di rilevanza penale la Magistratura farà il suo lavoro nei tempi e nei modi dovuti.

Personalmente ritengo che nel civile Trentino dovremmo avere il coraggio di fare chiarezza senza bisogno di scomodare i NAS. Le RSA sono posti in cui c’è – anche in tempi normali – tanta sofferenza, ma anche tanta umanità. Fare chiarezza è una forma di rispetto per gli anziani ospiti delle RSA, le loro famiglie e per le persone che nelle RSA lavorano, in un ambiente difficile e ad elevato rischio di contagio.

Se non disaggreghiamo i dati delle RSA rispetto a quelli del resto della popolazione non riusciremo a fare chiarezza neppure sulla diffusione dell’epidemia all’interno del territorio provinciale. Le Comunità di Valle che hanno raggiunto livelli “lombardi” devono questo a focolai concentrati nelle RSA oppure ad una maggiore diffusione del virus tra la popolazione? In attesa di fare test sierologici a tappeto, analizzare i dati disaggregati potrebbe fornirci informazioni utili anche ai fini della fase di riavvio. Ad esempio, dobbiamo pensare ad una fase di riavvio che liberi la Val di Non, mantenendo il lockdown alla sola Val di Sole?

L’unico dato che viene diffuso dalla APSS è quello delle persone attualmente positive che si trovano all’interno delle RSA trentine. Purtroppo queste informazioni sono limitate e sembrano comunque affette da gravi imprecisioni. Ad esempio, secondo i dati ufficiali della APSS fino allo scorso 16 marzo non risultava che ci fossero ospiti delle RSA positivi al Covid-19. Improvvisamente il 17 marzo il numero balza a 112 persone, numero che arriva ad un massimo di 365 persone il 28 marzo. Tre giorno dopo, quasi miracolosamente, il numero scende a 140 per poi risalire lentamente fino a raggiungere ieri il livello di 523 persone. In una delle mie numerose (e inascoltate) mail mandate alla APSS chiedevo forse un po’ troppo ingenuamente “Ma c’è qualcuno che guarda i dati prima di pubblicarli?”.

Tutte le altre informazioni che abbiamo sulle RSA appartengono alle comunicazioni orali durante le lugubri conferenze stampa della sera. Così abbiamo appreso che durante il mese di marzo si sarebbero verificati nelle RSA un numero di decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti pari a circa il doppio di quelli attribuititi a Covid-19. Ogni tanto ci dicono quale è la frazione dei decessi giornalieri che riguardano gli ospiti delle RSA, ma a differenza di quanto (dal 31 marzo in poi!) viene comunicato nel vicino Alto Adige non c’è traccia di questi numeri nei file dati ufficiali. Ieri sera, 17 aprile, abbiamo dovuto sentire che il pauroso incremento di lutti era dovuto a “eventi accaduti nei giorni precedenti di cui l’APSS era venuta a conoscenza in ritardo!”. E comunque siamo stati “tranquillizzati” perché con il consueto garbo ci è stato detto che si trattava di “anziani che sarebbero comunque morti nei mesi prossimi e comunque i conti si faranno a fine anno

NO, signori miei i conti si possono e – a mio parere – si devono fare subito. Se la Provincia non è in grado di farli, mi offro come volontario per farli personalmente. Basta che mi mandino i dati che chiedo inutilmente da settimane

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