Il prof. Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del Diritto dell'Università di Genova, è più noto al grande pubblico come polemista politico e, per alcuni anni, è stato (si è auto-) accreditato come "ideologo" del nascente Movimento 5 Stelle. Più recentemente ha abbracciato idee sovraniste e durante l'epidemia di Covid-19 sono stati frequenti i suoi interventi spesso allineati alle più spinte posizioni negazioniste.
Recentemente ha rilanciato con una certa enfasi un articolo pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Deseases (EID) da un gruppo di ricerca dell'Università di Hong Kong in cui si discutono le attuali conoscenze scientifiche sull'utilizzo di mascherine, l'igiene delle mani ed altre misure non mediche per mitigare la circolazione del SARS-CoV-2. Le conclusioni del Prof. Becchi sono apodittiche, in perfetta linea con il suo stile: "Da questo studio scientifico ben documentato risulta che le mascherine fuori dagli ospedali non hanno avuto alcun effetto nel contrasto della diffusione del virus". L'intervento del prof. Becchi ha avuto un certo risalto e dell'articolo sta circolando in rete anche una versione in italiano (di qualità non eccelsa per la verità!).
Incuriosito da questa presa di posizione sono andato a leggermi l'articolo per capire quali fossero i suoi effettivi contenuti. L'articolo non riporta nuovi dati originali ma, come si fa spesso in campo medico, analizza in modo critico i risultati di tutti gli studi apparsi precedentemente in letteratura per verificare la consistenza e la coerenza delle conoscenze disponibili su un determinato argomento. Queste analisi sono molto importanti, ma va messa nel conto anche la possibilità che dall'analisi della letteratura emerga che un determinato problema non sia stato ancora investigato in modo esaustivo. Ad esempio, quando gli Autori spiegano che sia stato dimostrato che il lavaggio delle mani sia efficace contro la diffusione di molte malattie, ma che non ci siano studi atti a dimostrare che sia efficace anche contro la diffusione dei virus simili al SARS-CoV-2 si limitano ad osservare che ci sia una carenza di dati su questo specifico argomento, ma non affermano che lavarsi le mani sia inutile per limitare la possibilità del contagio.
Un'altra informazione su cui il prof. Becchi non si sofferma è che questo lavoro è stato finanziato dall'OMS, l'Organizzazione che si occupa della Sanità a livello internazionale. Per intenderci, la stessa organizzazione che ha recentemente affidato al prof. Mario Monti la presidenza di un comitato per valutare gli impatti economici della pandemia. Decisione criticatissima dai fan del prof. Becchi come si evince facendosi un giro sul suo profilo twitter. Che ci sia il sostegno dell'OMS lo dichiarano gli Autori alla fine del lavoro "This study was conducted in preparation for the development of guidelines by the World Health Organization on the use of nonpharmaceutical interventions for pandemic influenza in nonmedical settings. This study was supported by the World Health Organization".
Leggendo l'articolo si scopre che, coerentemente con le linee guida del committente, il taglio dato dagli Autori alla loro analisi tiene conto delle condizioni realistiche di molti Paesi meno fortunati del nostro. Emblematica, a mio avviso, la discussione sull'utilità del lavaggio frequente delle mani ai fini del contenimento del contagio. Scrivono gli Autori "One study did report a major effect, but in this trial of hand hygiene in schools in Egypt, running water had to be installed and soap and hand-drying material had to be introduced into the intervention schools as part of the project. Therefore, the impact of hand hygiene might also be a reflection of the introduction of soap and running water into primary schools in a lower-income setting". Non si capisce se l’effetto sia dovuto al lavaggio delle mani o al fatto che nelle scuole dove è stato condotto lo studio siano stati introdotti sapone ed acqua corrente che, evidentemente, prima non c'erano.
Un altro punto dell'articolo ha sollevato grande clamore tra il prof. Becchi ed i suoi sostenitori, ma si tratta in realtà di una questione arcinota. Faccio riferimento al fatto che le cosiddette mascherine chirurgiche siano poco utili per proteggere dal contagio le persone sane, ma servano principalmente per evitare che le persone contagiose disperdano il virus nell'aria. Lo abbiamo discusso in questo blog fin dai primi giorni dell'epidemia: solo le mascherine di grado FFP2 o superiore garantiscono un livello di filtrazione tale da ridurre al minimo il rischio di inalare eventuali particelle contenenti il virus. Si tratta di dispositivi più complessi e fastidiosi da indossare. Sono anche molto più costosi (specialmente con il metro degli scolari egiziani che fino a poco tempo fa non avevano l'acqua corrente a scuola) e vanno quindi utilizzati da chi per diversi motivi rischia di più. Per tutti gli altri le mascherine chirurgiche (o quelle cosiddette lavabili) hanno una funzione "altrustica": evitano cioè che i numerosi portatori asintomatici infettino inconsapevolmente altre persone specialmente quando si trovano in luoghi chiusi o molto affollati. L'articolo apparso su EID non aggiunge nulla di nuovo, salvo mostrare che su molti punti le informazioni scientifiche disponibili sono incomplete e quindi sarebbe utile sviluppare studi più dettagliati.
Da qui concludere che "le mascherine fuori dagli ospedali non hanno alcun effetto sul contenimento del virus" è una estrapolazione per nulla documentata. Forse quando si tratta di Salute pubblica anche i più accesi polemisti dovrebbero pensare un po' di più a quello che dicono. C'è sempre il rischio che qualcuno gli creda e si faccia del male.
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