Sono passati più di sei mesi dall'inizio (ufficiale) dell'epidemia in Italia e ancora stiamo discutendo sul tema delle distanze di sicurezza da adottare per prevenire la diffusione del contagio. All'inizio dell'epidemia brancolavamo nel buio. A maggio se ne è molto discusso quando si trattava di riaprire ristoranti ed altri locali pubblici. Ora il tema centrale è quello delle aule scolastiche. Con la prossima riapertura delle scuole, siamo ancora alle prese con la definizione di regole condivise e con la necessità di disporre di spazi e personale adeguati per farle rispettare.
A rendere ancora più complicata la situazione, ieri la rivista British Medical Journal (BMJ) ha pubblicato i risultati di un gruppo di ricerca anglo-americano in cui si evidenzia come l'attuale convenzione che assume il metro come distanza di sicurezza sia basata su dati sperimentali vecchi e parziali. La situazione sembra esser più complessa e richiede una attenta valutazione di tutti i parametri ambientali.
L'articolo lo potete trovare qui:
N.R. Jones et al. "Two metres or one: what is the evidence for physical distancing in covid-19?"; BMJ 2020;370:m3223
Dal punto di vista della fisica delle goccioline l'approccio dell'articolo mi sembra convincente, anche se temo che l'applicazione pratica dei criteri che vengono raccomandati sia alquanto complessa, almeno per le Scuole che non siano supportate da un adeguato supporto nella valutazione tecnica delle condizioni ambientali.
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