I tre argomenti sono apparentemente scollegati, ma trovano un preciso legame alla luce del discorso tenuto recentemente da Mario Draghi a proposito del futuro del Paese e della necessità di non sprecare le risorse disponibili, ma di investirle in modo assennato avendo come principale obiettivo quello di assicurare un futuro alle nuove generazioni. L’intervento di Draghi è stato accolto da un coro di generale approvazione da parte delle forze politiche anche se, temo, sarà presto dimenticato e lasciato nel cassetto dei “buoni propositi che non portano voti”.
Contemporaneamente, i giovani sono all’attenzione delle cronache e sono additati come i “nuovi untori” a causa del forte aumento della circolazione del virus associato ai comportamenti imprudenti tenuti soprattutto da giovani durante le vacanze estive. In attesa che riaprano le Scuole, con annesso sviluppo - temo - di numerosi focolai di contagio.
Mi sembra già di sentire alcuni miei coetanei preoccupati che i finanziamenti pubblici si spostino dalle (loro) pensioni agli investimenti per il futuro delle giovani generazioni: “dobbiamo forse preoccuparci di coloro che mettono a repentaglio la nostra salute con i loro comportamenti sconsiderati?”. Insomma ci sono tutti gli elementi affinché, di fronte alla crisi generata dalla pandemia, vecchie e nuove generazioni incomincino a beccarsi come i ben noti “capponi di Renzo” di manzoniana memoria. Il tutto in un Paese dove i problemi c’erano ed anche grossi ben prima che arrivasse la pandemia. Forse la pandemia li ha esasperati, ma non è certamente la causa primaria del malessere italiano.
La questione era stata già brevemente discussa in alcuni post in cui si discuteva del futuro demografico del Paese e delle criticità legate alla carenza di nascite. Giustamente, a mio avviso, Mario Draghi ha voluto riportare l’attenzione su questo tema perché la pandemia prima o poi passerà, ma il problema demografico resterà e rischia di diventare sempre più grave. Soltanto dando alla questione “futuro” la giusta priorità possiamo indicare a tutto il Paese (giovani e meno giovani) una prospettiva condivisa. Le proposte devono essere credibili e di lungo termine e tutti dovranno fare la loro parte. Solo in questo contesto sarà più facile farci ascoltare dalle giovani generazioni quando chiederemo loro di comportarsi in modo ragionevole e di non mettere a repentaglio la salute delle persone più anziane.
Nessun commento:
Posta un commento