martedì 4 agosto 2020

Dinamiche della Covid-19 in Italia: risalita in vista o "rimbalzo del gatto morto"?

L'espressione "rimbalzo del gatto morto" (non me ne vogliano gli amici degli animali) è un termine  del gergo finanziario utilizzato per descrivere i piccoli e temporanei rimbalzi che spesso si verificano nei mercati dopo un forte crollo. Si tratta di rimbalzi per così dire "fisiologici" che tuttavia non determinano un cambio di tendenza di lungo termine. Il rimbalzo è limitato nel tempo e viene presto riassorbito, ripristinando la tendenza alla discesa verificata precedentemente. Un tipico esempio di tale andamento è mostrato qui di seguito:

La tipica struttura definita "rimbalzo del gatto morto" (dead cat bounce). Figura tratta da www.warriortrading.com

In questi giorni si discute di possibili "seconde ondate dell'epidemia" e si osserva con una certa preoccupazione quanto accade in altri Paesi anche molto vicini a noi. I dati italiani - pur continuando ad essere tra i migliori in Europa - un qualche cambio di tendenza lo stanno comunque dimostrando. Qui di seguito riporto tre dati: il numero degli attualmente positivi, il numero dei pazienti ospedalizzati (già oggetto di precedenti post) ed il rapporto tra ospedalizzati ed attualmente positivi. I dati sono quelli forniti dalla Protezione Civile Nazionale.



Le linee nere tratteggiate rappresentano il valor medio dei valori misurato dal 15 luglio al 3 agosto

I tre grafici hanno un elemento in comune: dopo circa la metà di luglio i valori hanno cessato di scendere e si sono stabilizzati intorno a livelli abbastanza definiti (linee nere tratteggiate), poco più di 12.000 attualmente positivi di cui poco meno di 800 ospedalizzati corrispondenti ad una frazione pari a circa il 6% degli attualmente positivi. Va considerato inoltre che dal 23 luglio al 3 agosto sono stati registrati circa 500 decessi, mentre circa 16.000 pazienti sono guariti. In estrema sintesi, il forte calo fatto registrare fino ad inizio luglio sembra essersi definitivamente arrestato ed i nuovi contagi sono tali da mantenere costante sia il numero degli attualmente positivi che quello dei ricoverati. Interessante anche il fatto che si sia stabilizzata la frazione degli attualmente positivi che necessitano di un ricovero. Da maggio in poi l'uso estensivo dei tamponi e dei test sierologici ha permesso di individuare un numero crescente di positivi asintomatici o pauci-sintomatici che non necessitavano di particolari cure mediche. Questo ha portato ad una progressiva riduzione della frazione degli attualmente positivi che richiedevano un trattamento ospedaliero facendo credere ai più ottimisti che il virus avesse "perso forza". Il dato delle ultime tre settimane ci mostra una situazione stabile e quindi le speranze che i danni alla salute provocati dal virus sparissero con l'arrivo dell'estate, almeno per il momento, sono andate deluse.

A fronte del plateau mostrato dai dati più recenti si possono fare ipotesi diverse. Il dato può essere interpretato come la sovrapposizione di due fenomeni contrastanti: il calo dovuto all'esaurimento dei vecchi focolai italiani potrebbe continuare sotto traccia, ma essere compensato dall'insorgenza di nuovi focolai, spesso di importazione. L'ipotesi è plausibile, anche alla luce della evoluzione della pandemia a livello mondiale. Malgrado tutto l'Italia è - a momento - uno dei Paesi europei in cui il virus circola di meno e quindi è particolarmente esposta ai problemi di importazione del virus dall'estero. Se l'effetto dominante fosse questo, diventerebbe di fondamentale importanza adottare procedure rigorose per tracciare chi entra in Italia provenendo da uno dei tanti Paesi ad elevata circolazione del virus. In assenza di tali misure si rischierebbe una crescita difficilmente controllabile di nuovi focolai e la possibilità che si verifichi una vera e propria seconda ondata sarebbe molto elevata.

La seconda ipotesi, non necessariamente alternativa alla prima, potrebbe spiegare l'andamento recente come un effetto dell'allentamento delle misure di prevenzione adottate nei mesi scorsi. Gli assembramenti nei luoghi di vacanza e di svago o più in generale le diverse forme di riunione delle persone hanno portato certamente ad una ripresa della circolazione del virus e si tratterebbe in questo caso di virus per così dire autoctono. Tipico il caso del focolaio rilevato in Alto Adige all'interno di una compagnia di Schützen che probabilmente hanno avuto ben pochi contatti con gli immigrati sbarcati recentemente in Italia. Questa seconda ipotesi potrebbe essere assimilata al concetto di "rimbalzo del gatto morto" di cui si parlava all'inizio di questo post. Si tratterebbe insomma di un ritorno di fiamma legato ad un allentamento troppo affrettato delle norme di sicurezza. Senza ipotizzare forme estreme di ritorno al  lockdown basterebbe che tutti (anche i più giovani) scegliessero di essere più prudenti per riprendere la discesa vista fino a circa metà luglio.

Come abbiamo visto, a seconda della rilevanza delle due ipotesi, cambiano anche le strategie da adottare per cercare di mantenere la situazione sotto controllo. Bastano i controlli alle frontiere oppure dobbiamo comportarci tutti più prudentemente? Servono dati più precisi per capire quale sia l'effettiva rilevanza delle due ipotesi. Non bisogna drammatizzare la situazione che - lo ripeto - è ancora tra le migliori in Europa, ma una certa attenzione è comunque necessaria. Certamente è necessario controllare tutti i possibili canali di importazione del virus dall'estero, ma anche i nostri comportamenti individuali possono essere molto importanti per ridurre i rischi di contagio. Per salvaguardare la salute, e anche il portafoglio!

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