domenica 30 agosto 2020

Test rapidi: sono veramente utili?

Nota aggiunta il 2 settembre
Ieri Roche ha annunciato che a fine settembre inizierà a distribuire
in Europa un test rapido con caratteristiche simili a quello prodotto
 da Abbott  di cui si discute in questo post

 

Di fronte alla crescita della circolazione del virus e in previsione dei problemi che si potranno generare all'arrivo dell'autunno, molti Paesi si stanno organizzando per potenziare la loro capacità di individuazione dei nuovi positivi. Convivere con il virus significa dal punto di vista pratico riconoscere ed isolare al più presto possibile i nuovi positivi, in modo da evitare che a loro volta contagino altre persone sensibili. La tecnica comunemente utilizzata (i cosiddetti tamponi a cui segue l'analisi di laboratorio detta PCR - Polymerase Chain Reaction) richiede tempi di esecuzione lunghi e la disponibilità di attrezzature e personale di laboratorio specializzato. Senza trascurare il costo che è pari a circa 20 Euro per ogni campione analizzato, a cui si aggiungono i costi di prelievo e trasporto dei tamponi.

In questo momento sul mercato stanno apparendo nuovi test rapidi che, almeno sulla carta, hanno caratteristiche molto interessanti. Si tratta infatti di test che permettono di eseguire l'analisi in loco senza la necessità di disporre di particolari attrezzature. Tutto è contenuto all'interno di un kit che ha comunque un costo contenuto (si parla di 5-10 Euro a seconda del tipo). I test sono detti "antigenici" perché sono basati sulla ricerca nel campione di muco oro-nasale di proteine specifiche del virus (antigeni) e forniscono il risultato nell'arco di un quarto d'ora, trenta minuti al massimo. Attualmente test di questo tipo, prodotti da una compagnia coreana, sono in uso sperimentale presso alcuni aeroporti italiani. Va sottolineto che questi non sono kit faidaté come, ad esempio, un kit di gravidanza. Serve comunque la presenza di un operatore addestrato per il prelievo del muco che si esegue con un tampone, analogamente a quanto si fa per le analisi PCR.

Ci sono numerosi modelli disponibili sul mercato, tutti funzionanti su principi simili e caratterizzati da diversi livelli di sensibilità. Uno dei modelli più recenti che sarà utilizzato su larga scala negli Stati Uniti è prodotto dalla multinazionale americana Abbott (circa 50 milioni di pezzi al mese) ed ha ricevuto recentemente l'approvazione all'uso da parte della FDA nell'ambito delle misure emergenziali per il contrasto al SARS-CoV-2 (in pratica FDA ne autorizza l'uso, ma non fornisce piene garanzie sulla sua affidabilità).

Come tutti i tipi di esame (incluse le analisi PCR) ci sono dei margini di errore legati alla presenza sia di falsi positivi che di falsi negativi. Secondo Abbott il nuovo test denominato BinaxNOW COVID-18 Ag CARD il tasso di risultati esatti sarebbe superiore al 97% per pazienti a cui il test sia stato somministrato entro sette giorno dall'insorgenza dei sintomi. Resta il lecito dubbio di conoscere i criteri in base ai quali sono stati scelti i pazienti su cui sono state eseguite le misure. Se si conosce la data di insorgenza dei sintomi, significa che la prova non ha riguardato pazienti asintomatici che, come sappiamo, possono essere comunque contagiosi. Il vero problema di questo approccio rapido è quello della sensibilità: i falsi negativi potrebbero essere molti di più rispetto a quanto asserito dalla ditta produttrice. Sappiamo che chi ha una concentrazione di virus più bassa è meno contagioso, ma l'esito falsamente negativo del test rapido potrebbe indurre alcune persone a comportamenti azzardati.

Ci sono quindi ancora dei problemi che rendono questi test rapidi non sostitutivi rispetto alle analisi di laboratorio, ma si tratta comunque di un'arma in più che potrebbe aiutarci a limitare la circolazione del virus. Ad esempio, possono essere utili per sottoporre a screen chi torna  da aree a rischio (sono certamente più sensibili della sola misura della temperatura corporea) oppure per fare una prima distinzione tra malati di Covid-19 e persone affette dai malanni "stagionali" che tra poche settimane torneranno ad affollare gli studi medici. Uno strumento potenzialmente utile, purché il nostro Paese non proceda con la solita strategia da "armata Brancaleone" in cui ogni Regione/PPAA si inventa il suo particolare approccio convinta di fare meglio degli altri.

2 commenti:

  1. Buongiorno, professore,
    Le sarei grato se potesse spendere un post sulla misura della temperatura con i termoscanner, come criterio di accesso ad una struttura.

    Qualche settimana fa sono stato all'ospedale di Cavalese per un piccolo intervento di chirurgia.

    All'ingresso l'infermiera mi ha misurato sulla fronte 35.1 gradi con la pistola scanner.

    Le ho detto che era ''troppo poco''. Mi ha detto di chiudere gli occhi e mi ha misurato 35.3 gradi sulle palpebre.

    Ha aggiunto che il problema - per loro - è SOLO se lo scanner segna PIU' di 37.5 gradi.

    Io credo che invece sia un problema di taratura dello strumento (come per i pH-metri della professoressa Mancini);

    inoltre se uno arriva stanco morto, oppure accaldato, oppure aspetta fuori da 10 minuti...

    (il dottore in ambulatorio mi ha ascoltato e poi ha detto che al mattino Lui aveva segnato 34.5...)

    inoltre:

    il professor Crisanti ha suggerito - per gli studenti - di portare il limite di soglia a 37.1 gradi

    ''Misurazione omogenea della temperatura a scuola, con abbassamento della soglia da 37,5 a 37,1''

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/08/26/scuola-crisanti-su-la7-febbre-va-misurata-a-scuola-e-soglia-abbassata-da-375-a-371-fondamentale-vaccino-anti-influenzale/5911078/

    1. possiamo fidarci di questi strumenti?
    2. ha senso fissare una soglia per tutti gli studenti? come fissarla?
    3. un positivo a-sintomatico non è detto che abbia la febbre. Che cosa si fa?

    grazie.


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  2. I termoscanner sono strumenti veloci e comodi da usare, ma per loro natura molto imprecisi. La loro precisione non è neppure lontanamente confrontabile con quella di un buon termometro. La misura dipende infatti dalle caratteristiche fisiche di ciascun viso (emissività) e anche dal contesto in cui il viso si trova (presenza di luci, impianti di riscaldamento, ecc.). Senza contare che la taratura di ciascun singolo strumento non è una operazione così banale. I termoscanner sono utili solo per rivelare casi eclatanti di sintomatici con febbre abbastanza alta e la scelta della soglia di temperatura non è affatto semplice. Infatti se si abbassa troppo la soglia si rischia che i termoscanner scattino a vuoto segnalando troppi falsi positivi, mentre se si alza oltre i 37,5 gradi si rischia di perdere i positivi o di favorire i furbetti che, pur avendo la febbre, escogitano trucchi vari per ingannare lo strumento (vedere, ad esempio, cosa sta succedendo nei traghetti di ritorno dallla Sardegna). A mio avviso sarebbe più utile la misura della temperatura fatta a casa con un buon termometro, ma non è detto che tutte le famiglie abbiano voglia o tempo per farla. La condizione ottimale sarebbe quella di misura a casa combinata con termoscanner a Scuola. Evidentemente per le persone virologicamente positive che non hanno la febbre alta le misure di temperatura non servono a nulla. Ma, come si dice, poco è meglio di nulla!

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