domenica 16 agosto 2020

Contagio concentrato o diffuso? La differenza è tutta qui!

Prima di arrivare al punto richiamato dal titolo di questo post, dovrò annoiarvi con una lunga introduzione. Chi vuole può saltare direttamente alla discussione finale

In questi giorni ferragostani cresce la preoccupazione per la crescita dei nuovi contagi. La situazione italiana è, come vedremo in dettaglio più avanti, tra le migliori in Europa, ma proprio per questo il rischio di importare contagi dall'estero è molto elevato. Ricordiamo inoltre che, a livello mondiale, l'OMS ha segnalato che oggi è stato registrato il record assoluto di nuovi contagi pari a 294.237 casi.

Una parte dei contagi di importazione arriva in Italia tramite i lavoratori stranieri che tornano dai Paesi Balcanici e dell'Est Europeo: sono stati segnalati molti casi legati al movimento di badanti, braccianti agricoli o addetti ai sistemi di trasporto. C'è anche una parte di contagi legata all'arrivo di immigrati clandestini, sia via mare, sia attraverso la cosiddetta rotta balcanica che arriva in Friuli via terra. In questo momento però il flusso principale di contagi in entrata è legato al rientro degli italiani che hanno trascorso le vacanze all'estero. Che andare al mare in Croazia non fosse una idea brillante io l'avevo sommessamente detto più di un mese fa. Ovviamente non pretendevo di essere ascoltato, ma certi meccanismi dell'epidemia sono abbastanza chiari anche se talvolta si è preferito ignorarli per dare ascolto alle ragioni dello svago e agli interessi economici legati al turismo.

Con un certo disordine e non senza palesi contraddizioni quasi tutti i Paesi europei hanno iniziato a prendere provvedimenti per limitare la circolazione del virus tra le diverse Nazioni. Purtroppo tali misure rischiano talvolta di diventare una sorta di "grida secentesca". Intercettare il flusso delle persone in movimento tra Paesi diversi non è facile anche perché manca la capacità di tracciare i contagi a livello transfrontaliero. Molte persone non capiscono l'importanza di tali misure o sono preoccupate solo del loro personale interesse. Notizie di stampa riportano di turisti inglesi che per evitare la quarantena al rientro dalla Francia avrebbero noleggiato pescherecci sulla costa francese della Manica per farsi riportare in Patria. Una specie di evacuazione di Dunkerque in sedicesimo, 80 anni dopo.

A fronte di questa situazione così complicata, i dati italiani, per quanto in rapida crescita, sono ancora tra i migliori d'Europa. Vediamo cosa dice oggi l'ECDC:

 


Contagi Decessi
Luxembourg 121.2 1.5
Spain 115.7 0.4
Malta 98.7 0.0
Romania 88.9 3.0
Belgium 63.1 0.8
Netherlands 44.6 0.1
France 41.2 0.2
Sweden 37.8 0.4
Bulgaria 35.7 1.6
Czechia 30.0 0.1
Iceland 29.7 0.0
Croatia 29.3 0.5
Denmark 29.2 0.1
Portugal 26.0 0.4
Poland 25.7 0.4
Cyprus 23.7 0.1
Austria 22.4 0.1
Ireland 22.1 0.2
Greece 21.2 0.2
United_Kingdom 18.6 -7.3
Germany 16.3 0.1
Norway 12.0 0.1
Slovenia 11.1 0.3
Lithuania 10.5 0.0
Liechtenstein 10.4 0.0
Slovakia 9.5 0.0
Italy 9.3 0.4
Estonia 8.5 0.0
Finland 5.0 0.1
Latvia 4.0 0.0
Hungary 3.6 0.1

I dati sono, lo ricordiamo, normalizzati rispetto ad un campione di 100.000 abitanti e si riferiscono agli ultimi 14 giorni. I dati sono quelli comunicati dalle Autorità nazionali e sono soggetti talvolta a revisioni. Curioso il dato dei decessi della Gran Bretagna che è molto alto, ma negativo. Questa anomalia, già segnalata in un precedente post da un commento del lettore Maurizio, è legata al fatto che la Gran Bretagna ha rivisto i criteri per la classificazione dei decessi da Covid-19 e questo ha portato ad una drastica riduzione del numero complessivo dei decessi ufficiali. Questo non significa affatto che durante le ultime due settimane non ci siano stati decessi per Covid-19 in Gran Bretagna. Si tratta solo di una anomalia statistica poiché il numero dei decessi delle ultime due settimane è stato nettamente inferiore rispetto ai decessi che in precedenza erano stati classificati come Covid-19 e sono stati ri-classificati. Ci consoliamo un po' perché la "matematica pazzerella" della Provincia Autonoma di Trento è ben poca cosa rispetto ai pasticci fatti in UK.

Tornando alla nostra tabella dei contagi europei, vedete che l'Italia è ottimamente collocata in fondo classifica. Il Lussemburgo è ancora saldamente in testa, anche se il numero dei nuovi contagi sta decrescendo, pur in presenza di una salita dei decessi (tutto prevedibile in base alle ben note dinamiche dell'epidemia). Spagna e Malta hanno un elevato livello di contagi e poi a seguire tutti gli altri Paesi (la lista - lo ricordiamo - contiene solo Paesi dell'Unione Europea o ad essa collegati). 


Discussione finale: fin qui la lunga premessa che è stata anche un'occasione per presentare un aggiornamento sull'andamento complessivo della pandemia in Europa. Vorrei ora cercare di mettere in evidenza come non conti solo il numero dei contagi, ma vada data grande rilevanza alla loro distribuzione spazio-temporale (ovvero quando avvengono e dove avvengano). Avendo a che fare, per la grande maggioranza, con contagi di importazione si tratta di situazioni dove il cosiddetto "paziente zero" è stato contagiato all'estero (magari in forma asintomatica) e al suo rientro in Italia può trasferire il contagio alle persone più vicine (familiari, amici, colleghi di lavoro, ecc.). Questo tende a portare alla formazione di un vero e proprio "aggregato di contagi" (cluster in inglese) che se identificato rapidamente può essere prima circoscritto e subito dopo spento. Un esempio da manuale è quanto accaduto in Trentino presso il polo logistico BRT di Rovereto. I numeri sono stati elevatissimi e tali da spingere il Trentino in testa alle classifiche italiane, ma il focolaio è stato risolto ed attualmente è sostanzialmente estinto. In generale, i focolai virali sono come l'innesco di un incendio: le fiamme possono essere alte, ma se sono localizzate basta un rapido intervento dei pompieri per evitare che l'incendio propaghi. 

La situazione è illustrata graficamente nello schema seguente: i pallini grigi rappresentano le persone sensibili (che possono essere contagiate), i pallini verdi rappresentano le (poche) persone che hanno già avuto la Covid-19 e sono (sperabilmente) immuni ed i pallini rossi rappresentano le persone virologicamente positive, quelle che possono trasferire il contagio alle persone sensibili. Se e quando sarà disponibile un vaccino efficace, la densità dei pallini verdi potrà crescere sensibilmente e tutti i problemi saranno risolti. Nel frattempo, vediamo che comunque la grande maggioranza dei pallini grigi (persone sensibili) è abbastanza lontana dalle zone dove sono concentrati i pallini rossi (focolai) e quindi non rischia di essere contagiata. Solo una minoranza dei pallini  grigi si trova in prossimità dei focolai ed è a rischio contagio. Se riusciamo ad intervenire rapidamente per individuare e spegnere il focolaio, l'ulteriore diffusione del virus sarà estremamente limitata. Quando viene scoperto un nuovo focolaio, più che del numero assoluto dei contagiati dobbiamo preoccuparci della velocità con cui la situazione viene rimessa in sicurezza.

Rappresentazione schematica di una situazione epidemica in cui i nuovi contagi sono concentrati in focolai localizzati (vedere il testo per i dettagli)
 

Vediamo cosa succede quando, per vari motivi, non si riescono ad estinguere i nuovi focolai in breve tempo e l'epidemia si propaga incontrollata. Si passa da una situazione a contagio concentrato (vedi figura sopra) ad una a contagio diffuso (vedi figura sotto). Qui i pallini rossi sono sparsi ovunque e quasi tutti i pallini grigi sono a rischio contagio perché hanno almeno un pallino rosso nelle vicinanze. Inoltre non sappiamo dove andare a cercare i pallini rossi, perché anche quando ne troviamo uno (tipicamente grazie ai sintomi o tramite attività di screening) solo una piccola parte degli altri pallini rossi si troverà nelle sue vicinanze

Rappresentazione schematica di una situazione epidemica in cui i nuovi contagi sono diffusi (vedere il testo per i dettagli)

Il passaggio dalla situazione localizzata (detta anche granulare) a quella diffusa dipende da vari fattori. Tipicamente la situazione granulare si ha quando gli inneschi dei focolai provengono dall'esterno e sono abbastanza pochi per poter essere estinti in tempi rapidi. Questo dipende soprattutto dalla capacità delle Strutture sanitarie di compiere le necessarie operazioni di individuazione-tracciatura che richiedono personale specializzato e strumentazioni adeguate. Purtroppo tale capacità non è affatto omogenea a livello nazionale e questo rappresenta un serio elemento di preoccupazione

Potrei affliggervi con pesanti calcoli matematici per vedere quali siano i parametri che governano la transizione dallo stato granulare a quello diffuso, ma sarebbe calcoli "accademici" e di scarsa utilità pratica. Senza ricorrere ad alcuna equazione è comunque facilmente intuibile che se si riducono i casi dei contagi di importazione cresce la possibilità di mantenere la situazione sotto controllo.

In conclusione, fino a quando le Autorità sanitarie riusciranno a mantenere la situazione italiana in una condizione "granulare" potremmo dire che la situazione è preoccupante, ma non va drammatizzata. Secondo i dati ISS più recenti nella prima settimana di agosto erano attivi in Italia poco più di 900 focolai, di cui poco più di 200 nuovi. Tanti, pochi? Difficile dirlo, ma almeno fino ad oggi sembra che la situazione sia ancora gestibile. Sappiamo che ci sono varie fonti estere dei contagi.

Per questo è importante che le Regioni/PPAA si impegnino nelle operazioni di controllo di coloro che entrano in Italia (italiani o stranieri non importa perché tutti possono essere portatori del virus). Cerchiamo di non ripetere l'errore fatto a gennaio quando tutti eravamo convinti che il virus sarebbe stato portato in Italia dai cittadini cinesi mentre, con il senno di poi, sappiamo che ha seguito altre vie. Tanto per essere pratici, mettiamo in quarantena e controlliamo anche chi arriva dal Lussemburgo!

 

1 commento:

  1. Solleticato dalle riflessioni riportate nel post ho ritenuto che poteva essere interessante valutare il rischio di spostamento di persone (sia per lavoro che per turismo) tra paesi diversi all’interno dell’Europa. A tale scopo ho pensato che il calcolo del numero degli attualmente positivi per 100.000 abitanti tra paese di partenza e paese di arrivo poteva essere una informazione molto utile da poter avere a disposizione. In fondo il rischio di contagio in ogni paese è proporzionale in una prima analisi alla densità delle particelle rosse indicate nel post.
    Sono andato pertanto a vedere sul sito “Statistiche coronavirus” quanti sono alla data i casi attivi nei diversi stati europei in rapporto ai casi di contagio totali.
    Non sono riuscito a capire però perché Italia e Germania, per fare un esempio, siano intorno al 6% (in Italia 14733 casi attivi su 253.915 contagiati) mentre Francia e Spagna si collocano sopra il 50%, il Regno Unito la Svezia e l’Olanda addirittura tra l’85% ed il 90%.
    Non è chiaro ad esempio il dato della Francia che a rigor di logica dovrebbe effettuare regolarmente un aggiornamento di questo tipo di dati. I 138.562 casi attivi in Francia su 252.965 casi totali al 16 agosto sono percentualmente un dato molto diverso da quello italiano. In fondo non abbiamo avuto dinamiche molto diverse tra i due paesi nello sviluppo della pandemia.
    Forse non esiste un impegno a trasmettere in modo puntuale e standardizzato il dato dei casi attivi ma solo i casi totali di contagio ed i deceduti da parte dei singoli paesi (vedasi report OMS o info ECDC) . Comunque in conclusione complimenti all’Italia per i suoi numeri contenuti e per la trasparenza nella trasmissione dei dati. Per gli altri paesi dovremo capire meglio la reale situazione attuale per essere pienamente consapevoli dei rischi relativi agli spostamenti.

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