Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Microbiologia della Facoltà di Medicina Li Ka Shing dell'Università di Hong Kong (HKU) ha recentemente dimostrato il primo caso di re-infezione di un paziente da parte del virus SARS-CoV-2. Il risultato è descritto in un lavoro che oggi è stato accettato per la pubblicazione dalla rivista Clinical Infectious Deseases. Il testo dell'articolo non è ancora disponibile, ma c'è comunque un comunicato stampa del Dipartimento che è stato ripreso da numerosi siti internazionali.
Si è spesso discusso della possibilità che gli anticorpi prodotti dall'infezione da SARS-CoV-2 decadano rapidamente fornendo una protezione limitata nel tempo, anche se fino ad oggi nessun vero caso di re-infezione era mai stato dimostrato. Spesso si aveva a che fare con pazienti che durante la convalescenza tornavano positivi al tampone, ma questo fatto era stato spiegato tenendo conto del possibile esito positivo del tampone legato alla circolazione di frammenti del virus che potevano essere presenti nei fluidi dei pazienti anche molte settimane dopo l'avvenuta guarigione.
Nel caso oggetto della pubblicazione, la "pistola fumante" che ha consentito di dimostrare la tesi dei ricercatori di Hong Kong è stata l'analisi genetica del virus. Si è dimostraro infatti che la seconda infezione era dovuta ad un virus nettamente diverso, da un punto di vista genetico, rispetto al primo. La seconda infezione è avvenuta a circa 4 mesi e mezzo di distanza dal primo episodio ed è legata ad un recente viaggio del paziente in Spagna. Il secondo contagio era asintomatico ed è stato individuato tramite screening all'aeroporto di Hong Kong al ritorno del paziente dalla Spagna.
Un singolo episodio per quanto ben documentato non è certamente sufficiente per trarre conclusioni di carattere generale. Si rafforza comunque il sospetto che la protezione per le persone guarite da Covid-19 possa essere temporalmente limitata. Questa sarebbe la fine delle residue sperane di poter raggiungere e mantenere la famosa immunità di gregge dopo che il virus abbia colpito una quota abbastanza ampia della popolazione. Ci possono essere anche implicazioni per la produzione di un vaccino efficace e duraturo. Molti dei vaccini attualmente in fase di sviluppo hanno già dimostrato di produrre anticorpi specifici per il SARS-CoV-2 nei volontatri che sono stati sottoposti al trattamento. La domanda è: quale sarà la dose del vaccino necessaria per generare una protezione adeguata? Basterà una singola dose di vaccino o serviranno due o più richiami? Ammesso e non concesso che si arrivi ad un vaccino efficace, anche chi ha già contratto la Covid-19 dovrebbe sottoporsi a vaccinazione.
Molte domande e poche risposte. Ma almeno sul punto se si possa contrarre la Covid-19 più di una volta la risposta finalmente c'è ed è - purtroppo - positiva. Tuttavia non sappiamo se questo caso abbia valenza generale o possa riguardare solo una frazione di coloro che hanno già contratto il virus
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