Uno studio sviluppato presso vari ospedali italiani è stato pubblicato recentemente sulla rivista The Lancet - Respiratory Medicine. Lo studio discute in modo approfondito le metodologie di trattamento dei malati che a causa della Covid-19 hanno subito i maggiori danni ai polmoni. L'articolo potete trovarlo qui:
G. Grasselli et al. "Pathophysiology of COVID-19-associated acute respiratory distress syndrome: a multicentre prospective observational study"; The Lancet - Respiratory Medicine, August 27, 2020; DOI: 10.1016/S2213-2600(20)30370-2
Lo studio è riferito ad un campione di 301 pazienti trattati presso le terapie intensive degli ospedali italiani che hanno partecipato alla ricerca durante lo scorso mese di marzo. La ricerca evidenzia come questo tipo di pazienti abbiano sofferto a causa di due diversi tipi di danni indotti nei polmoni dal SARS-CoV-2, quelli che riguardano gli alveoli e quelli che riguardano i capillari polmonari. Chi subisce danni sia agli alveoli che ai capillari ha una elevata probabilità di perdere la vita. Tuttavia usando uno specifico protocollo diagnostico è possibile identificare precocemente i pazienti che hanno subito questo doppio danno e solo per loro sarà necessario ricorrere ai trattamenti più invasivi inclusa la ventilazione meccanica. Per gli altri pazienti che hanno subito un solo tipo di danno basterà il trattamento in terapia sub-intensiva.
Alcuni quotidiani riportando la notizia arrivano ad affermare che l'identificazione precoce dei pazienti più a rischio avrebbe permesso di dimezzare i decessi avvenuti nella fase più critica dell'epidemia. Difficile dire se tale affermazione abbia fondamento. A marzo/aprile la situazione delle terapie intensive di molte Regioni/PPAA era talmente grave da rendere plausibile la possibilità che qualche ricoverato non abbia ricevuto le cure più adeguate. Da qui concludere che la metà dei decessi si sarebbe potuta evitare mi sembra una affermazione troppo forte e non dimostrabile. Credo tuttavia che tutti possano convenire sul fatto che l'affinamento dei protocolli utilizzati per il trattamento dei pazienti più gravi, pur non essendo di per sé risolutivo, sia comunque uno strumento di grande importanza per mitigare i danni causati dalla Covid-19.
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