Non ci sono dubbi sul fatto che la pandemia, prima o poi, si esaurirà. Ovviamente tutti noi speriamo che ciò avvenga il prima possibile, ma anche quando l'emergenza sanitaria sarà solo un brutto ricordo dovremo fare i conti con gli effetti di lungo termine di questo evento epocale. Qualcuno, durante il lockdown si era spinto a profetizzare che ne saremmo usciti tutti più buoni e solidali. Mi permetto di dubitare sui possibili effetti positivi che le pandemie potrebbero generare sull'animo umano. Se tali effetti esistessero, dopo tante pandemie che hanno afflitto l'Umanità la nostra specie dovrebbe essere prevalentemente costituita da emuli di Madre Teresa di Calcultta, cosa che a me non risulta.
Ci sono tuttavia molti cambiamenti che erano latenti nella nostra Società prima dell'arrivo del virus e che grazie alla pandemia hanno ricevuto una fortissima accelerazione. Si tratta di processi che, al momento, sono ancora abbastanza caotici, ma sono destinati a lasciare il segno perché porteranno a modifiche sostanziali del nostro modo di vivere. Non è facile capire oggi cosa succederà nei prossimi anni. Nessuno ha la "sfera di cristallo" ed il mestiere del futurologo è alquanto richioso. Come in tutti i cambiamenti, alla fine qualcuno ne uscirà avvantaggiato ed altri invece perderanno posizioni. Ciò vale per i singoli, ma soprattutto per i territori. Per questo motivo è importante prestare molta attenzione a ciò che sta succedendo e soprattutto, dobbiamo attrezzarci per gestire al meglio i cambiamenti, senza limitarci a subirne le conseguenze.
In questo post vorrei riprendere due spunti tra loro collegati che avevo già trattato in precedenti interventi: lo sviluppo di metodologie di "smart working" e la didattica on-line. I due temi sono strettamente collegati perché sono basati sulle stesse tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Tali tecnologie esistevano già prima dell'arrivo della Covid-19, ma la loro sperimentazione era limitata a contesti di dimensioni limitate e sostanzialmente marginali rispetto agli approcci classici del lavoro e della didattica in presenza. Le esigenze di distanziamento sociale associate alla circolazione del virus ci hanno costretto a estendere le nuove tecniche ad una vasta platea di lavoratori e studenti, con risultati non sempre di buona qualità. Sono molte, anche in questi giorni, le prese di posizione di chi vorrebbe abbandonare al più presto smart working e didattica on-line per tornare al sistema pre-Covid. Le critiche a ciò che è stato fatto in questi mesi sono in molti casi fondate, così come i problemi legati all'innegabile svantaggio delle fasce più deboli della nostra Società che si sono trovate ad affrontare problemi di gestione delle nuove tecnologie talvolta insormontabili. Tuttavia, se guardiamo a quello che sta accadendo nel mondo (e anche in talune realtà industriali italiane) capiamo che il cambiamento è già in atto: probabilmente per lungo tempo ci saranno realtà ibride in cui le tecniche tradizionali si integreranno con quelle a distanza. Il processo è analogo rispetto a quello che sta avvendendo in parallelo nel mondo dell'automobile. Ci saranno sempre più auto ibride, in attesa che le auto a guida autonoma completamente elettriche diventino il modello di riferimento. In questo contesto, pensare di continuare a produrre i vecchi motori diesel sarebbe una scelta perdente. Analogamente pensare che didattica on-line e smart working siano utili soltanto nei tempi del "distanziamento sociale" ci farà perdere delle occasioni e potrebbe rallentere lo sviluppo della nostra Società.
Affrontare il futuro ibrido prossimo venturo del lavoro e della didattica non è semplice e richiede il superamento di vecchi e nuovi pregiudizi. Qui di seguito riporto alcune considerazioni (non certamente esaustive) che - a mio parere - dovrebbero essere considerate quando si discute del futuro della nostra Società.
- Non bastano un notebook e una telecamerina sul tavolo di cucina per lavorare o studiare a distanza. Con quelli al massimo ci potete vedere le ricette o postare i nuovi piatti che avete cucinato. Servono tecnologie che già esistono - ma sono ancora piuttosto costose e poco diffuse - per garantire un elevato livello di interattività, inclusa la possibilità di lavovare su documenti condivisi o di accedere a strumentazioni remote. Il tutto con grande attenzione ai temi della sicurezza informatica perché più i sistemi sono aperti e più diventano esposti agli attacchi di eventuali malintenzionati.
- In questo contesto è evidente l'esigenza di avere reti di telecomunicazione aggiornate al massimo livello. Nel Trentino che, malgrado i piani di sviluppo pensati molti anni fa, ancora arranca con la fibra ottica, dovremmo dare alle infrastrutture di telecomunicazione la massima priorità. Senza fibra e - tra poco - senza 5G rischieremmo di restare fermi al palo.
- Si stima che solo un quarto delle attuali attività lavorative sia adatta per essere gestita a distanza. Tuttavia dobbiamo considerare che nel corso del prossimo decennio gli sviluppi tecnologici legati alla robotica ed all'intelligenza artificiale renderanno obsolete molte attività lavorative tradizionali e ne creeranno di nuove. Si stima che la gran parte di questi nuovi lavori sarà gestibile a distanza.
- Lavoro o didattica a distanza non significano necessariamente lavoro o didattica da casa. Nella fase del lockdown le due cose coincidevano, ma non è necessarimente così. Mi spiego con un esempio. In condizioni normali, ogni giorno c'è un flusso intenso di lavoratori e di studenti che dalle Valli del Trentino si spostano verso i poli di Trento e Rovereto. Per una parte dei lavoratori pendolari si potrebbe pensare di organizzare nelle Valli di residenza delle sedi (simili ai cosiddetti spazi di co-working) specificamente attrezzate per chi effettua smart working, dotate delle più moderne tecnologie dove, per alcuni giorni alla settimana potrebbero svolgere il loro lavoro a distanza, limitando gli spostamenti verso le sedi di Trento o Rovereto a non più di due giorni alla settimana. Negli altri giorni, pur lasciando la loro abitazione, dovrebbero fare spostamenti molto più ridotti, con evidenti benefici per l'ambiente ed il portafoglio.
- Per gli studenti, potremmo garantire ovunque nel territorio provinciale l'accesso a tutta l'ampia gamma di Licei oggi esistente, organizzando in ciascuna Valle una o più sedi scolastiche dove gli studenti riceverebbero in presenza gli insegnamenti di base comuni a tutti, mentre potrebbero seguire in teledidattica alcuni insegnamenti specialistici, caratteristici di ciascun orientamento liceale.
- Spostare le attività a distanza dall'abitazione dei singoli a centri dedicati che siano comunque collocati in prossimità dell'abitazione garantirebbe alcuni vantaggi: continuità dei rapporti sociali, ammortamento degli investimenti e costante aggiornamento delle attrezzature e delle tecnologie di comunicazione, riduzione degli spostamenti e dei relativi problemi di inquinamento, più tempo libero per tutti. Ovviamente se mi leggesse qualche titolare di bar o ristorante di Trento e Rovereto poteri immaginare le sue procupazioni rispetto alla possibile riduzione della clientela. Più in generale verrebbe messo in discussione il modello Trento o Rovereto-centrico e le Valli più periferiche potrebbero trarne vantaggi significativi. Ma non dobbiamo dimenticare che tutto il Trentino, nel suo complesso, è un terriorio periferico rispetto ai grandi poli dell'economia europea (Milano e Monaco di Baviera per citare quelli più vicini a noi). Quindi attrezzarsi al meglio per operare a distanza potrebbe aprire per tutto il Trentino nuove interessanti opportunità a livello europeo ed internazionale.
- Lavorare o studiare a distanza è una questione di tecnologie, di infrastrutture, ma anche e soprattutto di metodologie. Abbiamo la fortuna di avere in Trentino una Università e dei Centri di ricerca che hanno competenze avanzate su tutti i diversi aspetti del problema. Sarebbe il caso di impostare (e finanziare) un programma di ricerca di ampio respiro che consenta di potenziare le competenze esistenti in Trentino, senza trascurare le interessanti ricadute economiche di questi studi. In passato, si è a lungo discusso del Trentino come di una territorio vocato alla ricerca scientifica e tecnologica. Sarebbe ora di riprendere queste discussioni perché intorno alle tematiche discusse in questo post si potrebbero coagulare competenze, risorse e capacità imprenditoriali. Capire e gestire i cambiamenti e non limitarci a subirne le conseguenze dovrebbe essere lo slogan per i prossimi anni.
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