martedì 18 agosto 2020

Un interessante lavoro sul trasporto del virus tramite aerosol (ancora da sottoporre ai referee)

Sulla stampa internazionale è stato dato ampio risalto ad un lavoro preparato da un gruppo di ricercatori dell'Università della Florida dal titolo "Viable SARS-CoV-2 in the air of a hospital room with COVID-19 patients". L'articolo affronta sperimentalmente un tema che è stato oggetto di grandi discussioni ovvero se il virus SARS-CoV-2 possa essere trasportato nell'aria da piccole gocce sotto forma di aerosol e possa arrivare integro (ovvero ancora capace di infettare) anche a grande distanza (superiore al metro comunemente utilizzato come parametro per le misure di distanziamento). 

Per fugare ogni dubbio, il virus raccolto nelle goccioline di aerosol è stato utilizzato per infettare colture di cellule in laboratorio. La differenza rispetto a tutti i precedenti lavori è proprio questa. Invece di limitarsi alle consuete analisi di laboratorio (le stesse cui sono sottoposti i cosiddetti tamponi) che potrebbero confondere il virus integro con suoi frammenti, il test con le cellule ha dimostrato senza ombra di dubbio la capacità di infettare. Inoltre tramite una analisi genetica è stato dimostrato che il virus raccolto a distanza era lo stesso che aveva infettato un paziente presente nella stanza dove è stato condotto l'esperimento.

In attesa che i referee esprimano un giudizio scientifico approfondito sul lavoro, il New York Times si lancia con un titolo altisonante: "‘A Smoking Gun’: Infectious Coronavirus Retrieved From Hospital Air". Ulteriori commenti li potete trovare sul Corriere della Sera.

Che il lavoro sia proprio una pistola fumante non ve lo posso garantire. Ci sono, a mio avviso, alcuni punti interessanti ed altri che richiederebbero maggiori approfondimenti. Qui di seguito riporto alcuni commenti:

  1. Una grande novità introdotta da questo lavoro riguarda le modalità con cui le goccioline di aerosol sono state raccolte. Nelle ricerche precedenti il sistema di raccolta era molto invasivo e poteva  danneggiare il virus. Nell'ambito di questa ricerca è stato sviluppato un nuovo sistema di campionamento particolarmente efficace e tale da preservare le caratteristiche del virus campionato.
  2. Come ricordato precedentemente, il test con la coltura di cellule ha risolto i dubbi che affliggevano le ricerche precedenti ovvero: raccogliamo virus integri o parti di essi?
  3. Le quantità di virus raccolte in questo esperimento sono molto piccole e vicine ai limiti fissati dalla sensibilità della strumentazione utilizzata. L'ambiente di raccolta era la stanza di un reparto ospedaliero Covid, dove erano presenti due pazienti virologicamente positivi. La stanza era soggetta ad un ricambio d'aria ogni 10 minuti e l'impianto era dotato di filtri e di sistemi di trattamento dell'aria tali da abbattere virus e batteri, così come qualsiasi altra particella presente nell'aria. Non è affatto semplice generalizzare i risultati di questo lavoro per capire come possano essere riscalati ad un generico ambiente chiuso nel quale sia presente almeno una persona virologicamente positiva.
  4. Da un punto di vista tecnico, considerate le basse densità di virus misurate, ci sono nel lavoro alcuni punti relativi alla calibrazione dello "zero" con campioni di riferimento nulli che andrebbero  - a mio avviso - approfonditi.
In conclusione, certamente un passo in avanti che potrà aiutarci a capire meglio i meccanismi di diffusione del virus nell'atmosfera, ma - almeno a mio parere - c'è ancora molto lavoro da fare prima di arrivare ad una comprensione più esaustiva del problema.

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