giovedì 13 agosto 2020

Caro prof. Zangrillo errare humanum est, perseverare autem diabolicum

Nella sua personalissima crociata per sostenere che il virus fosse "clinicamente morto" (cosa mai dimostrata dalle numerose analisi genetiche che vengono prodotte quotidianamente a livello internazionale) il prof. Alberto Zangrillo, illustre clinico con un debole per i salotti televisivi, si è recentemente inventato un'altra affermazione diciamo così "audace": "i nuovi contagiati avrebbero contratto il virus, ma non sarebbero malati". Un modo per sostenere che i nuovi contagiati sarebbero tutti asintomatici. 

Il fatto che oggi si scoprano molti asintomatici è innegabile e dipende da vari fattori. Prima di tutto dobbiamo considerare che a marzo-aprile i tamponi si facevano solo a coloro che si presentavano in ospedale in condizioni medio-gravi. Moltissime persone sono state lasciate a casa senza tampone anche se avevano la febbre alta e non sapremo mai se fossero affette da una influenza stagionale o avessero contratto la Covid-19. Con il senno di poi, sulla base della pur limitata analisi sierologica effettuata a livello nazionale, abbiamo scoperto che solo 1 su 6 dei contagiati sono stati sottoposti a tampone e poco meno del 30% di coloro che sono sono stati contagiati non hanno mai manifestato alcun sintomo. 

La situazione è stata ulteriormente aggrovigliata dal fatto che durante i mesi di giugno e fino a circa metà luglio sono state trovate positive al tampone molte persone che erano state contagiate nei mesi di picco dell'epidemia e non avevano mai fatto il tampone prima. Per molte di queste persone la positività al tampone era dovuta a residui di particelle virali che erano rimasti nelle mucose delle vie respiratorie anche dopo la guarigione dalla Covid-19. Le analisi basate sui tamponi per loro natura non distinguono virus integri (e quindi capaci di infettare) rispetto a frammenti di virus che hanno perso la capacità di trasferire il contagio ad altre persone. Per queste persone si può effettivamente affermare che si tratta di persone positive al tampone, ma non più malate e tantomeno contagiose.

Oggi troviamo molti più asintomatici perché grazie all'aumentata capacità di fare tamponi e al raffinamento dei metodi di tracciamento delle persone potenzialmente coinvolte nei focolai, si fanno effettivamente tamponi a tappeto, indipendentemente dai sintomi mostrati. I dati attuali sulla presenza di asintomatici e pauci-sintomatici sono senz'altro più realistici rispetto ai dati di inizio anno. 

Fin qui i numeri, così come sono senza voler dimostrare per forza questa o quella teoria. Ma evidentemente per il prof. Zangrillo i numeri contano poco visto che durante una intervista su La 7 ha dichiarato "Non dobbiamo però confondere il contagiato con il malato. Il contagiato ha un’evidenza sierologica per cui è venuto a contatto con un virus e nel 99% dei casi non manifesta una sintomatologia clinica".

Io vorrei fare un po' di luce su quel 99% di cui parla il prof. Zangrillo. Faccio riferimento al grafico seguente che riporta il rapporto tra pazienti ospedalizzati e persone attualmente positive. Si tratta di uno dei grafici che ho già mostrato in post precedenti e che viene periodicamente aggiornato per monitorare l'evoluzione dell'epidemia in Italia.

 

Come si vede la percentuale dei positivi ospedalizzati è stabile da circa metà luglio in poi e oscilla poco sopra il livello del 6%, molto più dell'uno per cento sostenuto dal prof. Zangrillo. La diminuzione della frazione di positivi ospedalizzati che era stata registrata fino a metà luglio si è ormai arrestata. La percentuale potrebbe ancora diminuire se aumentasse ulteriormente la frazione di contagiati in giovane età i quali notoriamente presentano un decorso della malattia lieve e in molti casi sono completamente asintomatici. Comunque siamo ancora lontani dal livello dell'uno per cento così come sostenuto dal prof. Zangrillo. Tutti vorremmo che il prof. Zangrillo avesse ragione, ma i numeri ci presentano una realtà diversa.

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