sabato 22 agosto 2020

Il virus è vivo e viaggia insieme a noi

Come previsto - anzi con un certo anticipo rispetto alle previsioni più ottimiste - oggi abbiamo sfondato il muro psicologico dei 1000 nuovi contagi. I numeri più elevati si registrano in Lombardia, Veneto e Lazio, ma nessuna regione è immune a parte la piccola Val d'Aosta che però ha fatto solo 75 tamponi (contro i 2500 circa del Trentino). Se poi andiamo a calcolare la densità di contagi per ogni 100.000 abitanti, i nuovi contagi dell'Alto Adige (19) sono circa il doppio - come densità - rispetto a quelli della Lombardia (185). C'è una grande confusione anche sull'attribuzione territoriale dei contagi perché, ad esempio, non si capisce se i tamponi positivi fatti ai viaggiatori in arrivo negli aeroporti vengano attribuiti alla regione di residenza dei passeggeri oppure a quella in cui è localizzato l'aeroporto. Una delle tante follie di questa sanità regionalizzata dove ognuno va per conto suo e tanti (troppi) pensano di essere più bravi degli altri, ma sono solo più presuntuosi.

La preoccupazione per i nuovi contagi è mitigata dalla giovane età dei contagiati (mediana vicina ai 30 anni) che almeno ci fa ben sperare sull'assenza di conseguenze pesanti dal punto di vista del sistema sanitario. Qualcuno tra i negazionisti più irriducibili si affanna a far notare che, anche se i ricoveri sono aumentati, non c'è stata una risalità della letalità. Per fortuna aggiungo io perché considerata la giovane età dei nuovi contagiati, se aumentassa anche la letalità vorrebbe dire che il virus è diventato molto più aggressivo. Sperando ovviamente che i nipoti non vadano a trovare i nonni dopo essere rientarti dalle vacanze!

Ci avviciniamo sempre più alla tendenza europea, abbandonando la felice condizione di Nazione a bassa circolazione del virus che avevamo conquistato grazie ai duri sacrifici del lockdown. E intanto i Governatori stanno riprendendo prepotentemente la scena mediatica. In Campania De Luca ha tirato fuori nuovamente il bazooka e già ipotizza di "isolare il resto d'Italia" per preservare la salute dei suoi concittadini. Il sardo Solinas, quello che a maggio si illudeva di essere Covid-free e sosteneva che avrebbe ammesso nell'isola solo turisti con la "patente", minaccia querele contro chi osi parlare di focolai sardi e se la prende con il popolo dei barconi accusato di essere la vera fonte del contagio. Forse fa riferimento a questo "popolo dei barconi":

Party sul battello nell'arcipelago della Maddalena

Potremmo continuare con il lombardo Fontana che, ad un recente convegno, ha dichiarato che se le Regioni avessero avuto più autonomia nella gestione dell'epidemia le cose sarebbero andate molto meglio. Io credo che sia vero esattamente il contrario: la gestione di una pandemia come quella di Covid-19 non può essere lasciata all'improvvisazione di strutture regionali che rischiano con le loro politiche scoordinate di amplificare i danni invece di ridurli. Perché, come ci dimostra la storia recente, se il virus dilaga in una Regione, l'unico modo per bloccarlo rimane quello del rigido lockdown per tutti.

I prossimi 10 giorni saranno critici per vedere come il Paese saprà rispondere a questa follia ferragostana a causa della quale rischiamo di rendere inutili gli enormi sacrifici fatti nei mesi scorsi. Speriamo che i sistemi sanitari regionali sappiano individuare e tracciare i numerosi contagi di ritorno, anche se temo che i ripetuti inviti alla prudenza e all'isolamento fiduciario per chi è stato contagiato durante le vacanze saranno in gran parte disattesi. 

Nel frattempo, l'ISS oltre a scoprire che la sua attuale stima dell'indice di trasmissione del contagio R inferiore ad uno è una sciocchezza statistica, dovrebbe finalmente darsi una mossa per vigilare sull'effettivo uso dei tamponi da parte delle diverse realtà regionali. Perché i tamponi, sa soli, non bastano certamente a riportare la situazione sotto controllo, ma - senza tamponi - non si va da nessuna parte.



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