domenica 29 marzo 2020

5 settimane e ½ di epidemia: cosa abbiamo imparato?



Sono passate poco più di cinque settimane dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Troppo poche per trarre conclusioni complete, abbastanza per capire alcuni punti importanti che ci potranno essere d’aiuto nel prosieguo di questa dura battaglia. Cercherò di elencarli qui di seguito, scusandomi se la brevità sarà privilegiata rispetto alla completezza della discussione.

1) Il tempo non è una variabile indipendente. Soprattutto nella fase iniziale di crescita esponenziale dell’epidemia – quando i contagi raddoppiavano in meno di 5 giorni – l’adozione tempestiva di provvedimenti per la identificazione dei contagi ed il confinamento dei potenziali contagiati è stata determinante per salvare vite umane e per ridurre sensibilmente lo sviluppo complessivo del contagio. Ora che ci avviamo (speriamo) verso la fase calante dell’epidemia il paradigma si ribalta: dovremo ponderare bene le nostre decisioni, specialmente quando si tratterà di allentare le condizioni di limitazione alla mobilità delle persone. All’inizio dell’epidemia troppe decisioni sono arrivate in ritardo perché non si voleva danneggiare l’economia. Nelle prossime settimane potremmo prendere decisioni troppo affrettate sempre per la stessa motivazione. Trovare il giusto equilibrio tra salute pubblica e sviluppo economico è un problema che, pur senza troppo clamore, affrontiamo ogni giorno anche in tempi normali. Ma questi non sono tempi normali e gli errori ci costano molto di più.

2) Ospedali e strutture per gli anziani possono diventare il migliore alleato per il virus. La diffusione iniziale del virus è diventata molto più aggressiva quando il virus si è incistato in strutture sanitarie o in residenze per gli anziani. Abbiamo imparato che presidiare queste strutture a partire dal personale che ci lavora (e rischia la vita) è essenziale per contenere lo sviluppo dell’epidemia. Molti danni sono stati fatti e ahimè non sono più recuperabili. Dobbiamo evitare di ripetere questi errori perché finché ci saranno in giro positivi, soprattutto asintomatici, il rischio di innescare nuovi violenti focolai epidemici sarà sempre presente.

3) Ci siamo fatti cogliere impreparati. Il Sistema Italia ha ampiamente sottovaluto il pericolo e si è fatto cogliere impreparato. Il fatto che altri Paesi occidentali abbiano commesso lo stesso errore è una ben magra consolazione, tutt’al più la potremmo considerare come una “attenuante generica”. La reazione al virus non è stata la stessa ovunque, c’è chi ha reagito con efficacia in tempi stretti e chi ci ha messo di più a capire e ad accodarsi alle migliori pratiche. Speriamo che la gestione della fase calante dell’epidemia sia meno caotica. Sarà necessario attivare procedure che potranno essere differenziate in base alla realtà territoriale ed al diverso livello di rischio delle persone, ma bisognerà al tempo stesso garantire uno stretto coordinamento tra le diverse regioni. Senza il necessario sincronismo, le misure adottate rischiano di perdere d’efficacia. 

4) I numeri su cui abbiamo basato i nostri ragionamenti sono scarsamente credibili. Questa affermazione rappresenta una sorta di corto-circuito logico per un blog come questo che è dedicato proprio ai numeri. Solo alla fine, quando la serie storica dei dati sarà completa ed avremo i risultati di alcune specifiche indagini da fare sul campo potremo valutare quanto i numeri che ci sono stati forniti giornalmente possano essere considerati affidabili. Certamente sono ampiamente sottostimati. Verrebbe da chiedersi se questa sottostima derivi da una scelta politica consapevole per evitare di diffondere il panico tra la popolazione, oppure sia il frutto inevitabile della situazione emergenziale in cui siamo precipitati. Francamente, io non ho una risposta. E comunque, questi sono i numeri di cui disponiamo e dobbiamo cercare di usarli al meglio (senza mai dimenticare quanto ci ha insegnato Claude E. Shannon a proposito della Teoria dell’Informazione).

1 commento:

  1. Bel articolo....i numeri sono numeri.....
    Per aggiungere più un ragionamento che una verità numerica..da ing grigio...
    Possiamo assorbire 4pers /gg intensiva..vuol dire 100 positivi e diciamo totale 400 con covi(asintomatici triplo dei positivi)
    Se si infetta 80% di 500000 = 400000 persone per avere il gregge.
    Quindi se ne contagiano 400 al giorno ci vogliono 1000 giorni.
    per non mandare in sofferenza il sistema....che migliorera nel tempo..e quindi facciamo pure meta ma 500g sono più di un anno..
    un saluto Luca Gottardi

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