lunedì 23 marzo 2020

Aggiornamento 23 marzo: vediamo la luce in fondo al tunnel?

La battuta girava molti anni fa, ai tempi della guerra in Vietnam. “Vedo la luce in fondo al tunnel” dichiarò un alto ufficiale americano pochi giorni prima di una disastrosa offensiva dei vietcong. “Peccato – aggiunsero alcuni – che non era la fine del tunnel, ma il faro della locomotiva che gli stava venendo addosso”.

Ieri e ancora di più oggi, i dati diffusi a livello sia locale che nazionale ci fanno intravvedere dei segnali incoraggianti. Troppo presto per cantare vittoria. In un post di questa mattina ho mostrato come, ammesso di essere arrivati al massimo dei nuovi casi di positività giornalieri (personalmente credo che sia così), ci attende ancora una lunga battaglia ed è necessario non solo tenere duro, ma anche implementare al più presto tutte quelle misure di contenimento del contagio sulle quali ancora ci sono grosse carenze.

Prima di presentare i dati elenco, qui di seguito, tutti i problemi che limitano l’affidabilità dei dati statistici e quindi rendono più deboli le previsioni. 
  1. Sulla consistenza dei dati relativi ai contagi “ufficiali” abbiamo discusso a lungo. Sappiamo che questi numeri rappresentano solo la punta di un iceberg sulle cui reali dimensioni ci sono valutazioni sensibilmente differenti. Le tendenze temporali hanno senso solo se assumiamo che i criteri adottati nell’applicazione dei test non siano stati cambiati nel tempo. Paradossalmente, l’attuale tendenza a seguire il meritorio approccio veneto incrementando il numero dei test, porterà nel breve periodo a trovare un numero di contagi crescente che potrebbe differire sensibilmente – come tendenza temporale – rispetto ai contagi reali. Come già detto “Se li cerchi li trovi”.
  2. Anche sui dati dei ricoveri e dei deceduti, apparentemente più oggettivi, ci sono molte incertezze. Ormai è pratica diffusa, anche in Trentino, non ricoverare i pazienti molto anziani e più deboli, coscienti del fatto che anche il trattamento in terapia intensiva servirebbe a poco per aumentare le loro probabilità di sopravvivenza. Scelta tragica, ma purtroppo razionale. Clamoroso il dato fatto registrare a Bergamo la scorsa settimana, dove la grande maggioranza dei decessi è avvenuta a casa. Molti di questi decessi non sono stati neppure conteggiati come casi di Coronavirus. 
Ciò premesso, vediamo cosa è cambiato rispetto all’ultimo aggiornamento di due giorni fa. Il grafico sui contagi totali, calcolati dall'inizio dell'epidemia, non ci dice ancora molto, anche se abbiamo rivisto in aumento la valutazione dei tempi di raddoppio, ricalcolati in accordo ai punti più recenti della serie.

Più significativo il grafico relativo ai nuovi contagi giornalieri:
Per la prima volta da quando seguiamo questo andamento abbiamo per due giorni consecutivi una riduzione di tutti e quattro i conteggi che stiamo monitorando. Parafrasando il noto proverbio "Una rondine non fa primavera" potremmo dire che in Statistica "Due punti non determinano una tendenza". Quindi ci vuole ancora qualche giorno prima di fare valutazioni più affidabili, ma certamente questo è quello che ci aspettavamo di trovare a due settimane circa dall'attivazione delle misure di restrizione della mobilità personale. Prudenza quindi, ma anche speranza.

Aggiorno anche il dato relativo ai ricoveri ospedalieri e ai decessi. Sulla consistenza del dato trentino non mi esprimo. C'è una costante differenza tra i dati presenti nel database della APSS di Trento e quelli comunicati a livello nazionale. Continuo a non capire la motivazione di queste incongruenze. Il dato ufficiale APSS certificherebbe che tra ieri ed oggi il numero dei ricoverati sia diminuito da 287 a 206 unità. Sarebbe una riduzione clamorosa. Speriamo che sia così. In tal caso sarebbe comunque utile trasmettere gli stessi dati a livello nazionale.
Vediamo che questo grafico non mostra significativi cambi di tendenza, a parte il dato relativo ai ricoveri in Trentino di cui ho discusso sopra. Ci aspettiamo che ci sia un certo ritardo, specialmente con i decessi. Per i ricoveri, una volta superata la fase più critica, potrebbero cambiare i criteri adottati per selezionare i pazienti da ospedalizzare e questo renderebbe più difficile la lettura dei dati.

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