martedì 24 marzo 2020

Una triste classifica

Ecco un piccolo aggiornamento relativo alla ditribuzione dei decessi da Coronavirus, calcolata come numero di casi per ogni 10.000 abitanti. I dati sono aggiornati al 24 marzo
Il fatto che la Lombardia sia stata la regione che ha fatto registrare più decessi è cosa nota. Ricordo che questo è un dato calcolato a livello regionale. Se facessimo lo stesso conto per la provincia di Bergamo otterremmo un valore molto più alto. La provincia di Bergamo conta circa un decimo degli abitanti di tutta la Lombardia e la mappa dei decessi lombardi è molto disomogenea. Sappiamo inoltre che attualmente nella provincia di Bergamo molte persone anziane muoiono nelle loro abitazioni o nelle case di riposo senza neppure esere sottoposte a test e queste morti sono ignorate dalle statistiche ufficiali. Secondo notizie ampiamente riportate dalla stampa e mai smentite, intorno a metà marzo la sola città di Bergamo ha registrato 330 decessi per settimana, contro un valor medio degli anni precedenti, pari a 26 decessi. Purtroppo i dati distribuiti dalla Regione Lombardia forniscono i valori disaggregati solo per i contagi, ma non per i decessi.

Limitandoci ai dati lombardi aggregati, assumendo una mortalità pari a circa il 4%, potremmo stimare che questi decessi corrispondano ad una platea di 100 contagiati per ogni 10.000 abitanti. Assumendo ancora che il decesso avvenga mediamente 4 giorni dopo l'accertamento di positività al virus, questo significherebbe che questo livello di contagi corrispondeva allo scorso 20 marzo. Secondo i dati ufficiali quel giorno in Lombardia risultavano circa 22.000 persone positive al virus, ovvero 22 contagiati per ogni 10.000 abitanti. Il numero dei contagiati reali potrebbe essere circa 5 volte superiore rispetto ai casi ufficiali.  

Nel confronto tra i dati regionali, appare evidente l'ottimo risultato conseguito fin qui dal Veneto. La densità di decessi in Veneto è inferiore a 0,5 casi per ogni 10.000 abitanti, un decimo rispetto alla Lombardia e meno della metà del dato trentino. Ricordiamo che il Veneto ha affrontato l'epidemia di Coronavirus fin dallo scorso 21 febbraio perché l'identificazione del focolaio di Vo' Euganeo è avvenuta praticamente in simultanea rispetto a quello di Codogno.  La differenza del diverso impatto dell'epidemia tra Lombardia e Veneto non può essere spiegata in base ai dati demografici. Infatti l'indice di vecchiaia (rapporto tra popolazione over 65 rispetto ai giovani, 0-14 anni) è pari a 165,5 e 172,1 per Lombardia e Veneto, rispettivamente (fonte ISTAT). La media italiana è 173,1 ed il picco di popolazione anziana si registra in Liguria dove l'indice sale a ben 255,8. Nella provincia di Bergamo l'indice di vecchiaia (pre-Coronavirus) era 145,2 nettamente inferiore rispetto alla media lombarda e purtroppo ci aspettiamo che si abbasserà sensibilmente quando sarà ricalcolato alla fine dell'epidemia. Non sono un esperto della materia, ma le ipotesi che ho sentito circa una possibile mutazione del virus che lo avrebbe reso più aggressivo in terra lombarda mi sembra francamente campata in aria, anche per la vicinanza territoriale tra Veneto e Lombardia.

A mio parere la spiegazione è molto più semplice. Ritengo che il Veneto abbia saputo adottare scelte migliori e più tempestive. Sottovalutazioni, condizionamenti di natura economica, ritardi ed incapacità organizzativa hanno comportato per altre regioni un conto più pesante in termini di malati e deceduti.

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