Mentre sto scrivendo questa nota sotto le mie finestre sta passando un'auto con megafono che chiede alle persone di rimanere a casa. A me che sono nato un po’ di tempo fa, vengono in mente immagini della mia infanzia, quando di auto ne giravano proprio poche e durante le campagne elettorali le auto con megafono erano uno strumento fondamentale della propaganda elettorale. Altro che Facebook e Twitter!
Scusate la divagazione, ma ormai tutto il Paese è spasmodicamente concentrato nell’attesa di vedere gli effetti di mitigazione dell’epidemia prodotti dalle ben note misure di limitazione della mobilità personale. Nei post precedenti ho cercato di spiegare, sia pure in forma molto schematica, quanto sia complicato vedere gli effetti attesi e quanto lunga possa essere l’attesa. Ormai è chiaro a tutti quanto fosse illusorio credere che due settimane di clausura avrebbero risolto tutto. Gli effetti ci saranno certamente, ma saranno diluiti nel tempo. C’è solo un modo per anticipare i risultati: stare a casa tutti, a meno di non essere tra le persone impegnate nelle attività essenziali.
Poco fa leggevo una notizia di agenzia secondo cui sulla base dei dati rilevati dalle cellule telefoniche si è dedotto che oltre il 40% dei milanesi uscirebbe di casa ogni giorno. Stento a credere che queste uscite siano tutte strettamente necessarie. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che molte persone, pur pienamente consapevoli dei rischi, continuano ad uscire semplicemente perché non ne possono fare a meno.
Io non ho la bacchetta magica, ma una proposta semplicissima. Ci sono un sacco di studenti universitari e delle scuole superiori che sono rimasti a casa, più o meno impegnati in attività di didattica online. Chiediamo loro su base volontaria di dedicare una parte del loro tempo per effettuare i servizi di consegna a domicilio di cibo, medicinali e altri beni essenziali.
Supponendo che ogni consegna richieda 10 minuti e che ciascun volontario si impegni per 5 ore al giorno, per ogni volontario attivo sul campo ci saranno 30 persone che non dovranno più uscire per gli acquisti. Questo significa ridurre drasticamente le possibilità di contagio occasionale. Purché ovviamente i volontari addetti alle consegne siano monitorati regolarmente per evitare di far circolare positivi asintomatici. Bella idea, mi direte voi. Ma se non fanno i test neppure ai medici impegnati in prima linea, pensate che li facciano ai fattorini? L’obiezione ha senso, ma purtroppo dobbiamo imparare a ragionare secondo un logica di medio – lungo periodo.
Organizzare un servizio di consegna efficiente, coordinandolo con le altre attività già in essere non è semplice e richiede tempo. Purtroppo di tempo a disposizione ne avremo fin troppo e sarà ancora più lungo se non ci diamo una mossa per arrivare ad una effettiva limitazione della mobilità personale. Sarebbe bello se gli studenti che abbiamo visto impegnarsi per i grandi problemi sul futuro, si auto organizzassero oggi per offrire questo servizio alla nostra Comunità.
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