A partire dalla prossima settimana, l'aggiornamento dei dati statistici relativi all'epidemia avrà una cadenza bi-settimanale: il mercoledì ed il sabato sera, a meno che non si verifichino fatti di particolare rilevanza. Spero di avervi convinto che la famosa ricerca del picco è inutile quanto lo fu, a suo tempo, la ricerca del cosiddetto "paziente zero". Il picco lo stiamo passando con tempistiche diverse a seconda del territorio considerato e ormai, a meno di ritorni di fiamma (che tutti speriamo non accadano), nelle prossime settimane assisteremo ad un declino più o meno rapido a seconda di quanto riusciremo a mantenere calma e disciplina. Troverete invece nuovi post focalizzati sulle problematiche che dovremo affrontare d'ora in avanti. In particolare, discuteremo del punto di equilibrio che è necessario raggiungere tra le esigenze della salute e quelle dell'economia. In altre parole: "È peggio morire di Covid-19 o di stenti?". Senza dimenticare che negli ospedali, ci vorrà ancora molto tempo per uscire dalla fase acuta dell'emergenza e non bisogna mai dimenticare di sostenere chi rischia la vita per curare gli ammalati.
Nota metodologica. Il sito dove sono illustrati i dati della Provincia Autonoma di Trento è stato allargato ed ora contiene anche un file denominato stato clinico con la progressione storica dell’epidemia in Trentino. Il file non è ancora completo e ci sono evidenti incongruenze da correggere (zona superiore della colonna decessi). È stata inserita una colonna denominata RSA, che si riferisce alle persone attualmente positive ricoverate all’interno di RSA. Il dato che bisognerebbe diffondere – a mio parere – è quello relativo al numero complessivo di casi positivi che, ad ogni dato giorno, sono stati riscontrati all’interno delle RSA (ospiti e personale delle RSA). Questo numero, sottratto al numero complessivo di persone identificate come positive in Trentino, ci permetterebbe di separare l’effetto dei contagi avvenuti all’interno delle RSA rispetto a quelli che riguardano il resto della popolazione. Sarebbe anche necessario separare i decessi avvenuti all’interno delle RSA rispetto a quelli avvenuti in abitazioni private e in ambiente ospedaliero. Ci auguriamo che nei prossimi giorni la base dati diventi più robusta.
Partiamo dal confronto del numero attuale di ricoveri e del numero complessivo di decessi fatto registrare in Trentino, Veneto e Liguria. Ricordo, per chi non avesse letto il mio post dello scorso 19 marzo che la curva della densità del numero attuale dei ricoveri è destinata a mostrare un massimo con grande ritardo rispetto a quella dei contagi reali. Infatti le persone che sono attualmente ricoverate sono state contagiate in un arco di tempo che va da un minimo di circa una settimana, a molte settimane fa. Prima che escano dal conteggio le persone devono guarire o (ahimè) passare a miglior vita. Analogamente a quanto succede per i test di positività, anche questa curva soffre di possibili errori sistematici. In particolare, molte Regioni stanno attrezzando area di ricovero “attenuato” dove portare persone che richiedono ancora un certo livello di assistenza medica pur avendo superato la fase critica della malattia. Non è chiaro se - ai fini statistici - queste persone risultino ancora ricoverate oppure no. Poiché la disponibilità di queste strutture è destinata ad aumentare nelle prossime settimane, l’effetto indotto sui dati da noi analizzati potrebbe essere significativo. Nella stessa figura riportiamo la densità dei decessi. Si tratta del numero complessivo e quindi qui non ci attendiamo alcun picco. La curva dei decessi è destinata a crescere. Una crescita meno veloce è comunque segno di un rallentamento dell’epidemia.
Rispetto a due giorni fa c'è un cambiamento: abbiamo abbandonato la scala semi-logaritmica per passare a quella lineare. È un buon segno. Vuol dire che per la densità dei ricoveri siamo ormai vicini alla zona del massimo, con tutti i limiti e le precisazioni che abbiamo discusso sopra. L'andamento è quello che abbiamo visto nei gironi scorsi: Trentino e Liguria viaggiano appaiati e mostrano dati peggiori rispetto al Veneto. Ormai quel che è fatto è fatto: oggi vediamo gli effetti delle azioni svolte prima della metà del mese di marzo e dobbiamo attendere ancora con pazienza che la situazione evolva. In particolare per il Trentino, una volta esaurito l'effetto della diffusione iniziale del contagio in una parte importante delle RSA, dovremmo avvicinarci a valori meno importanti di quelli liguri dove la popolazione è mediamente molto più anziana di quella trentina.
Riportiamo anche il dato relativo al dato dei nuovi contagi giornalieri (valore assoluto per Trentino, Veneto, Lombardia e Italia). La tendenza ad aumentare il numero di test somministrati aumenta la volatilità di questi dati, ma nonostante questo effetto vediamo che i diversi andamenti vanno nella direzione auspicata.
Sulla consistenza del dato trentino potrei esprimermi con più confidenza se riuscissi a disaggregare il contributo dovuto alla diffusione iniziale del Covid-19 nelle RSA (vedi sopra). Analizzando il dettaglio del dato veneto, è confermata la massima attenzione per Verona dove si ipotizza un significativo flusso di contagi legato ai rapporti con la vicina provincia di Brescia che, assieme a Bergamo, è la zona della Lombardia dove c'è stata la maggiore diffusione del contagio.
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