mercoledì 25 marzo 2020

Aggiornamento 25 marzo:

Oggi presenterò i dati in un modo leggermente diverso rispetto a quanto fatto nei giorni precedenti. In un post pubblicato ieri ho cercato di spiegare come, superata la fase iniziale di espansione esponenziale dell’epidemia, non abbia più senso parlare di tempo di raddoppio dei contagi. Evidentemente ho perso un po’ delle mie capacità didattiche. Questa mattina sono sobbalzato quando ho letto su un  sito web trentino che attualmente il tempo di raddoppio dei casi in Cina sarebbe di 895 giorni. Avete letto bene, proprio 895 giorni neppure arrotondato a 900 che comunque sono sempre circa due anni e mezzo. Il significato di questa previsione è il seguente: analizzando i pochi casi residui registrati in Cina (che sono la coda di una distribuzione) si pretende di dedurre cosa potrebbe succedere in Cina tra due anni e mezzo. Una vera sciocchezza dal punto di vista statistico e anche del comune buon senso!

Passiamo ora a qualche numero un po’ più credibile. Partiamo dall'osservazione che ormai, almeno per le regioni del Nord Italia, la crescita non segue più l'andamento esponenziale tipico dell'inizio dell'epidemia, ma siamo nella zona del flesso della curva dei contagi totali. Abbandoniamo quindi la discussione dei dati relativi ai contagi totali (li rivedremo alla fine per una analisi ex post) e concentriamoci sui dati relativi ai nuovi contagi giornalieri. I contagi giornalieri sono affetti da errori di misura percentualmente rilevanti, sia perché i numeri non sono per fortuna molto grandi, sia soprattutto a causa dei ritardi di comunicazione che portano ad attribuire erroneamente ad una certa giornata meno contagi, salvo attribuire un eccesso di contagi nel giorno successivo. Ci aspettiamo quindi una certa volatilità dei dati. Ricordiamo che i dati relativi ai nuovi contagi giornalieri sono quelli che dovranno mostrare il famoso “picco”. Francamente non posso dirvi se oggi siamo qualche giorno prima o qualche giorno dopo il picco. Certamente abbiamo abbandonato la zona di espansione esponenziale dell’epidemia (parlo sempre delle regioni del Nord. Per il resto del Paese non ho ancora avuto tempo per fare analisi dettagliate e quindi non mi esprimo). Le prime zone rosse identificate all’inizio dell’epidemia (Vò Euganeo e Codogno) sono ormai ben oltre il picco ed i nuovi casi sono quasi azzerati. Il principale problema, per quelle aree, è semmai quello dei contagi di ritorno, analogamente a quanto succede attualmente in Cina.  

In realtà dovremmo disaggregare i dati regionali su base territoriale e analizzare i dati specifici di ciascun territorio. Quando mostriamo dati aggregati su base regionale (ancor peggio se sono dati nazionali!) mescoliamo curve che possono essere sfasate tra loro anche di molti giorni. Chi fa analisi di dati conosce bene questo effetto che tende ad appiattire il picco trasformandolo in una sorta di plateau.

Sempre riguardo all’andamento dei nuovi contagi giornalieri, ricordiamo che l’attuale tendenza a seguire l’esempio virtuoso del Veneto (aumento del numero dei test) porterà fatalmente a trovare un numero crescente di nuovi contagiati (se li cerchi, li trovi! Su questo tema si veda anche l'interessante contributo del collega Roberto Battiston). Se a questo si aggiungono le incertezze dovute alle fluttuazioni statistiche e agli errori di misura sistematici, capiamo che la curva seguita dai dati ufficiali potrà essere molto diversa rispetto a quanto previsto dai modelli teorici. Ad esempio, la Regione Lombardia oggi ha riconosciuto un errore di comunicazione relativo ai giorni precedenti, che ha comportato una sostanziale fluttuazione di alcuni dati giornalieri lombardi (e nazionali). Morale della favola: del famoso picco di cui tutti parlano avremo certezza solo dopo che lo avremo passato da molti giorni. Possiamo quindi commentare che come era prematuro, due giorni fa, far festa per due giorni di dati che andavano nella giusta direzione, oggi non ci dobbiamo deprimere se gli ultimissimi dati non vanno sempre nella direzione auspicata.

Più interessante, secondo il mio parere, l’aggiornamento sulla curva dei ricoveri (tutte le persone attualmente ricoverate, indipendentemente dal giorno di ricovero) e dei decessi di Veneto, Trentino e Liguria. Il confronto con il Veneto è, al momento, il benchmark di riferimento per capire l’andamento dell’epidemia. Anche per il Veneto ci sono grosse differenze territoriali. Nei giorni più recenti i dati meno positivi arrivano dalla zona del Veronese. C’è il sospetto che questo sia dovuto ai contatti con la vicina Provincia di Brescia che, assieme a Bergamo, è una delle zone più critiche della Lombardia. Questa non è una buona notizia per il Basso Trentino e ci fa capire quanto sia importante rispettare le regole che limitano la mobilità delle persone.



Vediamo che anche i dati degli ultimi due giorni confermano un andamento divergente tra Veneto da una parte e Trentino e Liguria dall’altra. L’argomento è già stato discusso in post precedenti. Liguria e Trentino hanno subito un effetto di diffusione del contagio per via turistica (c’erano lombardi che sono andati a svernare al mare e chi è venuto a sciare). Le linee continue mostrano il numero dei ricoveri ospedalieri (normalizzato rispetto ai residenti). L'andamento è simile per Liguria e Trentino, peggiore rispetto a quello del Veneto. Questo è confermato dal numero dei decessi (linee tratteggiate). Il dato trentino si sta avvicinando progressivamente a quello ligure, ma il maggior numero di decessi fatto registrare in Liguria potrebbe essere spiegato su base demografica (maggiore indice di vecchiaia in Italia). Probabilmente il dato trentino dipende dalle carenze fatte registrare all'inizio della epidemia nella protezione delle residenze per anziani. Una analisi più dettagliata rispetto all’andamento dei decessi in diverse regioni italiane è discussa in un post rilasciato ieri sera.

La curva del numero delle persone ricoverate segue l’andamento dei contagi reali con molto ritardo. Prima di vedere un declino del numero complessivo dei ricoverati, bisogna non solo ridurre i nuovi ricoveri, ma bisogna attendere che le persone guariscano (o ahimè muoiano). Una qualche speranza potrebbe venire dalla Regione Veneto dove l’incremento dell’occupazione dei posti in terapia intensiva sembra essere essere vicino al massimo.  Tuttavia, per poter fornire qualche informazione più dettagliata sarebbe utile poter disporre dei dati relativi ai nuovi ricoveri giornalieri (oggi sono comunicati solo quelli relativi al numero complessivo dei pazienti ricoverati). Ammesso e non concesso che i criteri di ricovero non cambino nel tempo, potremmo approssimativamente dire che i nuovi ricoveri corrispondono tentativamente ad 1/5 di contagi avvenuti circa 10 giorni prima. Quindi, sia pure con un certo ritardo, il famoso picco lo dovremmo vedere anche sul numero dei nuovi ricoveri giornalieri. Il risultato non sarebbe condizionato dalla caccia all’asintomatico come nella misura dei nuovi contagi. Quanto al ritardo temporale rispetto al dato “vero” ci aspettiamo che anche i nuovi contagi ufficiali mostrino un ritardo simile a quello dei nuovi ricoveri perché spesso il test ed il ricovero avvengono più o meno allo stesso istante.

Per quanto riguarda la distribuzione dei casi di positività all’interno del territorio trentino, non aggiorno i dati perché l’APSS in collaborazione con la Fondazione FBK ha reso disponibile una specifica infografica: https://covid19trentino.fbk.eu/ Se usasse una scala a colori invece che monocromatica il sito sarebbe di lettura più agevole (almeno per me!), ma è comunque completo ed è costantemente aggiornato. Qui mi limito ad osservare che il Comune di Canazei (ed altri 5 comuni trentini) hanno ormai raggiunto o superato la densità di casi rilevati a Vò Euganeo (circa 250 casi x 10.000 abitanti), con la differenza che a Vò Euganeo sono stati contati tutti i contagiati, anche se asintomatici. Temo che nei focolai trentini il numero dei contagi sia sottostimato, ma non ho elementi per quantificare la possibile differenza rispetto al dato reale. Nei prossimi giorni conto di pubblicare uno studio più approfondito sull'evoluzione dell'epidemia dove sono localizzati i tre principali focolai trentini.

Nessun commento:

Posta un commento