venerdì 20 marzo 2020

Servono davvero le mascherine?

Dal momento dello scoppio dell’epidemia le mascherine sono diventate il bene più ricercato in Italia. In questi giorni, sia pure in modo disordinato ed estemporaneo, è in atto una rapida riconversione di numerose aziende grandi e piccole che hanno iniziato a produrre le preziose mascherine anche in Italia. Purtroppo l'attuale carenza di mascherine è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più grande. Il numero impressionante di medici ed altro personale sanitario che sono morti in Lombardia ci fa capire quanto impreparato sia stato il sistema sanitario italiano di fronte all’arrivo dell’epidemia. Ciascuna regione si è mossa in ordine sparso, sottovalutando i rischi ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non c’è dubbio che la priorità sia quella di riservare il poco materiale protettivo disponibile a chi combatte l’epidemia in prima linea. Per tutti gli altri viene ripetuto: “Le mascherine non servono, basta mantenere la distanza di sicurezza”. Molti lecitamente si domandano: “Sarà veramente così o ci dicono che le mascherine non servono perché tanto non ci sono?”

Vediamo un po’ di numeri. Ricordiamo che la maggioranza delle mascherine sono prodotti mono uso e quindi durano non più di un giorno. Se 50 milioni di persone pensassero di usare una mascherina al giorno, in un mese ce ne vorrebbero un miliardo e mezzo. Se pensate che i lotti in consegna oggi arrivano difficilmente al milione di pezzi, capite che l’approccio mascherine sempre e a tutti è al momento irrealistico.

Cerchiamo quindi di capire meglio come stanno le cose, partendo dalla considerazione che per le persone in buone condizioni di salute non c’è motivo di indossare una mascherina quando stanno a casa.

Prima di continuare dobbiamo ricordare qualche dettaglio sulle diversità esistenti tra i diversi tipi di mascherine. Le mascherine più semplici (quelle dette chirurgiche, che sono anche più facili da produrre) sono efficaci nel limitare l’emissione di goccioline di saliva da parte di chi le indossa. Servono principalmente a proteggere gli altri perché hanno una struttura microscopica troppo grossolana e durante l’inspirazione non bloccano le particelle più piccole presenti nell’aria (vale per i virus così come per le particelle più piccole dovute all’inquinamento atmosferico). C’è comunque un altro effetto positivo. Se le indossate non riuscirete a toccarvi accidentalmente naso o bocca, ma state comunque attenti a non toccarvi gli occhi! Riassumendo: non sono risolutive, ma aiutano a limitare la diffusione del virus. Chi deve uscire di casa per brevi periodi, senza svolgere attività direttamente a contatto con persone positive al Coronavirus, dovrebbe usare una mascherina di questo tipo, senza dimenticare che rispettare scrupolosamente la distanza di sicurezza è comunque la norma di riferimento.

Per chi deve stare a contatto diretto con altre persone, quando non è sempre facile mantenere la distanza di sicurezza, sarebbe meglio utilizzare una mascherina con un più elevato livello di protezione (maggiore capacità filtrante).

Le mascherine tecnicamente più sofisticate (e gli altri dispositivi di protezione individuale) servono senz’altro per coloro che sono a diretto contatto con persone positive al Coronavirus. Ricordiamo che soprattutto i modelli più performanti, riescono a filtrare efficacemente l’aria inspirata, ma sono scomode da indossare e rendono la respirazione meno agevole. Trovano quindi un utilizzo in ambiti specifici e non avrebbe senso distribuirle al resto della popolazione.

Facciamo ora una stima molto grossolana, ma utile per capire le dimensioni del problema. Nel sistema sanitario italiano operano circa 750.000 persone. Non tutte sono impegnate direttamente nella cura dei malati di Coronavirus e quindi non tutte necessitano di strumenti ad elevatissimo grado di protezione. Comunque parliamo di qualcosa come 20 milioni di mascherine al mese, sia pure con diversi gradi di protezione. Molto più grande è il numero delle persone impegnate nei servizi  nelle attività produttive essenziali. Qui la stima è più complessa. Diciamo 5 milioni, corrispondenti a 120 milioni di pezzi al mese, considerato che non tutti i giorni sono al lavoro. Per tutti gli altri che stanno a casa ed escono solo per brevi periodi, magari non tutti i giorni, pensiamo ad una fornitura minima di  almeno una mascherina al mese, con un totale di circa 50 milioni di pezzi al mese. Tirando le somme, sono circa 200 milioni di pezzi al mese, suddivisi secondo le diverse tipologie.

Riassumendo: la stima di almeno 50 milioni di mascherine al mese che è l'obiettivo dichiarato dalla Protezione civile nazionale (dato complessivo che comprende tutti i diversi tipi) è probabilmente sottostimata. Quando finalmente i problemi di approvvigionamento saranno stati risolti, è probabile che anche in Italia saranno adottate le abitudini che siamo soliti osservare nelle popolazioni orientali e tutti noi gireremo per un bel po’ coprendoci il viso con le mascherine.

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