venerdì 7 gennaio 2022

Il disperato tentativo di sfuggire ai blocchi da zona arancio/rossa

Nota aggiunta l'11 gennaio

Uno studio realizzato lo scorso 5 gennaio e reso pubblico in data odierna ha evidenziato che, su un campione costituito dai reparti Covid dei 6 grandi ospedali italiani, è risultato che circa 1/3 dei pazienti ricoverati come infettivi erano entrati in ospedale per altre patologie ed erano stati riconosciuti come positivi al SARS-CoV-2 nell'ambito dei controlli fatti al momento del ricovero. La stima è molto vicina alla valutazione fatta da me e discussa in questo post. 

La recente impennata dei contagi sta producendo inesorabilmente un aumento dei ricoveri nei reparti Covid degli ospedali italiani, con il conseguente aumento dei livelli di rischio pandemico. Quasi tutte le Regioni/PPAA si trovano già in zona gialla e mostrano un rischio crescente di passare a quella arancione. 

Entro una decina di giorni potremmo superare il livello massimo dei contagi (attualmente siamo intorno a 2.000 contagi settimanali per 100 mila abitanti), ma il vero problema sarà quello dei ricoveri che seguiranno l'onda dei contagi con un ritardo di 1-2 settimane. 

Nel frattempo, i burocrati delle sanità regionali sono all'affannosa ricerca di nuovi metodi per eludere le blande regole imposte a livello nazionale, cercando in tutti i modi di evitare il passaggio al livello di rischio arancio/rosso che imporrebbe severe restrizioni alla vita dei cittadini.

L'ultima proposta arriva dalla Liguria e prevede di escludere dal conto dei ricoverati Covid coloro che sono stati ricoverati per altri motivi e sono stati riconosciuti positivi al virus nell'ambito dei controlli di routine che vengono fatti al momento dell'entrata in ospedale

Cerchiamo di stimare quanti potrebbero essere questi pazienti. Si tratta - vi avviso -  di una stima molto grossolana, ma - in mancanza di informazioni dettagliate su questo specifico tema - userò i pochi dati di cui posso disporre:

  1. Mediamente, ogni giorno, negli ospedali italiani vengono ricoverate circa 20 mila persone.
  2. Attualmente il 2,5% circa degli italiani risultano essere positivi al SARS-CoV-2. Supponiamo che ce ne siano altrettanti che siano asintomatici (o paucisintomatici) e siano sfuggiti alle statistiche  perché non hanno fatto il tampone o hanno ottenuto un risultato falso negativo da un tampone antigenico. Complessivamente la platea dei positivi potrebbe corrispondere al 5% della popolazione italiana. Fortunatamente meno dell'1% dei virologicamente positivi entra in ospedale a causa delle conseguenze dirette della Covid-19.
  3. Sappiamo che la distribuzione d'età dei positivi è fortemente sbilanciata verso le generazioni più giovani. Sappiamo anche che la distribuzione d'età delle persone che vengono ricoverate in ospedale è sbilanciata verso le generazioni più anziane che sono anche quelle con minore probabilità di essere contagiate. Tenuto conto di questo fatto, supponiamo che la probabilità di trovare un positivo asintomatico (o paucisintomatico) tra chi si ricovera in ospedale per motivi diversi rispetto alla Covid-19 sia pari al 3%.
  4. Ogni giorno avremo a che fare con circa 600 persone che entrano in ospedale per curare patologie non Covid e vengono scoperte positive. Poiché i tempi di degenza medi per le patologie non Covid sono pari a 7 giorni, avremo complessivamente 4.200 persone che si trovano nei reparti infettivi degli ospedali italiani, pur essendo state ricoverate per curare altre patologie. Ovviamente queste persone non possono essere curate nei reparti ordinari, pena l'insorgenza di focolai epidemici che coinvolgerebbero l'intero ospedale.
  5. Attualmente i reparti Covid degli ospedali italiani ospitano circa 15 mila pazienti. Sulla base della stima grossolana che vi ho presentato, possiamo concludere che il contributo di coloro che sono entrati in ospedale senza sapere di essere positivi alla Covid-19 potrebbe essere significativo, ma non basterebbe da solo per spiegare il forte aumento dei ricoveri che sta avvenendo nei reparti Covid.

Togliere dal conteggio dei pazienti Covid coloro che sono entrati in ospedale senza sapere di essere positivi può aiutare a ritardare di una o due settimane il passaggio in zona arancione di qualche Regione/PA, ma non cambia la sostanza del problema. 

Inoltre - dal punto di vista organizzativo - la separazione degli infettivi porrà comunque grossi problemi per la funzionalità dei nosocomi. Ignorare questo problema va direttamente contro lo spirito dei criteri che sono stati introdotti per la classificazione del livello di rischio delle Regioni/PPAA: guardare appunto alle difficoltà degli ospedali, intervenendo quando la circolazione virale troppo alta interferisce con la capacità di cura per tutte le altre patologie.

9 commenti:

  1. Buongiorno: statistica molto grossolana con una ipotesi collegata. Omicron buca tre dosi di vaccino? Se nel 2020 avevamo più del 100% di occupazione delle terapie intensive nel Trentino, ora con il 15, 20% di non vaccinati a vari titolo abbiamo il 27,8% in terapia intensiva. Le proporzioni non mi convincono.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un conto è produrre un contagio con sintomi non gravi, ed un conto è finire in ospedale o addirittura in terapia intensiva.

      Quando si dice che Omicron "buca" i vaccini si fa riferimento alla possibilità che i vaccinati siano contagiati, ma questo non comporta un pari aumento della probabilità di finire in terapia intensiva.

      In terapia intensiva (come dimostrano tutti i dati) ci finiscono i non vaccinati (specialmente se over-50) e, in seconda battuta, alcuni vaccinati da più di 4-6 mesi che non hanno fatto la terza dose.

      Per chi ha fatto recentemente anche la terza dose, la probabilità di finire in terapia intensiva è ridotta al minimo (riguarda praticamente solo i casi di persone con seri problemi al sistema immunitario per le quali la vaccinazione non è riuscita a produrre una protezione adeguata)

      Elimina
  2. In forte aumento é il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (309.903 vs 124.707 della settimana precedente).

    “La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in forte diminuzione (16% vs 21% la scorsa settimana) – sottolinea l’ISS –

    È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (50% vs 48%)

    e aumenta anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (34% vs 31%)”.

    RispondiElimina
  3. Bassetti: con Omicron verso immunità di gregge

    "Chi ha visto prima di noi la variante Omicron" di Sars-CoV-2 "crescere in maniera importante, come l'Inghilterra, oggi si trova ad avere il 98% della popolazione generale che è in qualche modo protetta dal virus. Perché o ha fatto la vaccinazione o è venuta in contatto col virus, e quindi si trova in qualche modo protetta almeno dalle forme più impegnative.

    Diciamo che gli inglesi hanno raggiunto l'immunità di gregge, quella superiore al 95%, alla quale speriamo di arrivare presto anche noi". Lo ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, ospite di Rai1.

    "La situazione" in Italia "è di un aumento impressionante dei contagi" Covid "soprattutto nelle ultime due settimane - ha continuato Bassetti - Era atteso, perché è un po' quello che è avvenuto con la predominanza della variante Omicron anche in altri Paesi. Crescono molto i contagi, anche perché sono cresciuti FORSE TROPPO i tamponi eseguiti, fatti anche tante volte in maniera inappropriata. La pressione sugli ospedali sta crescendo, ma non in maniera esponenziale come cresce il numero di persone contagiate. Siamo comunque di fronte a una situazione molto impegnativa".

    "Io credo che bisognerà cercare di differenziare molto chi è positivo e ha Covid, cioè la polmonite, e chi è positivo asintomatico e va in ospedale per un'altra ragione. Questo dovrebbe essere fondamentale nel cambio di colore delle regioni", sottolinea Bassetti.

    www.repubblica.it/cronaca/2022/01/08/news/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tema dell'immunità di gregge è molto controverso e chi fa profezie sull'argomento si affida più sull'istinto che su valutazioni scientificamente motivate.

      I ragionamenti fatti da Bassetti e da altri che parlano di immunità di gregge raggiunta grazie alla combinazione vaccini/contagi da Omicron danno per scontate due cose che scontate non sono. In particolare:

      1) Non è scontato che l'infezione da Omicron produca anticorpi anche rispetto ad altre varianti virali, a cominciare da Delta che ancora circola anche se non è più dominante. La stessa considerazione vale per le nuove varianti che potranno apparire nei prossimi mesi.

      2) Come per i vaccini, la protezione indotta dal contagio potrebbe esaurirsi nel giro di pochi mesi.

      Quindi più che una immunità di gregge duratura, l'effetto del gran numero di contagi potrebbe limitarsi a produrre una protezione limitata nel tempo che contribuirà a far spegnere l'attuale picco pandemico, ma che non ci garantirebbe una efficace protezione rispetto ai nuovi ceppi virali che potranno apparire nei prossimi mesi.

      Elimina
  4. [...] i tecnici Bianchi e Giovannini hanno miseramente fallito sulla scuola e sui trasporti pubblici, il tecnico Draghi non ha afferrato per il baverino il fido Brunetta per rimandare la Pa in smart working, il tecnico Figliuolo annaspa tra vaccini mancanti e code chilometriche di gente in attesa di terze dosi, tamponi a prezzi di rapina e reagenti fantasma.

    E i veri tecnici del Cts mugugnano anonimamente sui giornali perché il governo abolisce le quarantene senza filarseli.

    È per occultare questa catastrofe “tecnica” che oggi Draghi, il Pd e quel che resta di Speranza (anche lui commissariato) tenteranno l’audace colpo dei soliti noti: il Super Green pass per lavorare, rendendo il vaccino obbligatorio senza dirlo.

    Funziona così. Chi vuole farsi la terza dose non ci riesce, perché le liste d’attesa sono infinite (siamo partiti a novembre anziché a giugno), mentre si obbliga a farsi la prima chi non vuole. Così i non vaccinati che si tamponano ogni due giorni e verosimilmente sono sani non lavoreranno più, mentre i vaccinati contagiati e contagiosi continueranno a lavorare col Super Green pass, che non s’è ancora trovato il modo di revocare ai positivi.

    E capita pure che venga annullato ai positivi appena diventano negativi e devono attendere lo speciale SuperGp per guariti: cioè possono lavorare quando sono infettivi, ma non quando non lo sono più.

    Marco Travaglio

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/05/nuovo-cinema-paradosso/6445582/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Marco Travaglio è un eccellente giornalista, ma - come dire - non è il massimo dell'obiettività. Lui si sente ancora "vedovo" di Conte e vede il "Governo dei migliori" come il fumo negli occhi.

      La gestione della pandemia è un affare complicato ed è giusto criticare le scelte fatte dalle Autorità pubbliche. Ma non si può neppure gettare discredito indiscriminato su qualsiasi scelta che venga fatta.
      Bisogna entrare nel merito delle singole scelte e cercare di stimolare i decisori politici a correggere le scelte sbagliate (ricordando che scelte che si erano rivelate giuste fino a poche settimane fa, oggi possono essere del tutto inadeguate)

      A mio avviso, la guerra contro la pandemia sarà ancora lunga. Omicron ha cambiato profondamente le carte in tavola, cogliendo molti impreparati ed anch'io non sono d'accordo su molte scelte governative che sembrano il frutto di un compromesso al ribasso tra le forze politiche piuttosto che l'espressione di una strategia coerente.

      Purtroppo l'atmosfera avvelenata che precede l'elezione del nuovo Capo dello Stato rende tutto più difficile e, soprattutto, spinge le forse politiche a bloccare molte decisioni. Forse si illudono che le cose si risolveranno da sole con Omicron trasformato in un banale raffreddore, ma temo che non sarà così.

      Purtroppo la pandemia procede con le sue logiche "virali" e non attende i tempi della politica.

      Elimina
  5. Lombardia, via dal conto Covid
    i ricoverati con altre patologie

    Richiesta al ministero, 'la Regione li differenzierà'

    12 gennaio 2022 - giornaletrentino.it

    (ANSA) - MILANO, 12 GEN - La Lombardia ha chiesto al ministero della Salute di non conteggiare come ricoveri dovuti al coronavirus i pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi risultati positivi. E' quanto spiega in una nota la Direzione Generale Welfare per "dare una rappresentazione più realistica e oggettiva della pressione sugli ospedali causata dal Covid".

    "Da venerdì 14 gennaio Regione Lombardia sarà in grado di distinguere all'interno dei 'ricoveri Covid positivi' dei propri ospedali, quali ricoveri afferiscono direttamente a una patologia 'Covid-dipendente' (polmoniti e gravi insufficienze respiratorie) e quali invece si riferiscono a pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi riscontrati positivi al tampone pre-ricovero", si legge nella nota della nota la Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia.

    "Questo - prosegue la nota - è finalizzato a dare una rappresentazione più realistica e oggettiva della pressione sugli ospedali causata dal Covid.

    Per ora, non avendo ancora ricevuto nuove indicazioni in tal senso dal Ministero come da nostra richiesta, il flusso traferito sarà ancora 'unico', privo quindi della distinzione sopra specificata". (ANSA)

    RispondiElimina