lunedì 10 gennaio 2022

Notizie dall'Istituto Superiore di Sanità

L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) venerdì scorso ha pubblicato il suo consueto bollettino settimanale sullo stato della pandemia in Italia. Purtroppo il livello di aggiornamento dei dati diffusi dall'ISS non è neanche lontanamente paragonabile con quello dei dati comunicati giornalmente dalle Autorità sanitarie di altri Paesi tra cui, in particolare, il Ministero della salute israeliano.

Ho sempre l'impressione che l'ISS sia un passo indietro nelle sue analisi, problema che diventa particolarmente critico in momenti, come quello attuale, caratterizzati da una rapida variazione del panorama pandemico nazionale. In particolare, i dati ISS relativi a ospedalizzazioni e decessi Covid sono fermi al mese che terminava intorno alla metà dello scorso mese di dicembre, più o meno quando la variante Omicron incominciava a diffondersi in Italia. Ci vorranno almeno 3 settimane per capire cosa stia accadendo oggi chiarendo, in particolare, quale sia l'effettivo impatto di Omicron in termini di danni sanitari.

Capisco che acquisire i dati provenienti "dall'armata Brancaleone" dei sistemi informativi delle 21 Regioni/PPAA italiane non sia affatto semplice, ma mi sarei aspettato che l'ISS individuasse una serie di ospedali "sentinella" da monitorare giornalmente per avere una stima statisticamente affidabile dell'impatto della pandemia sulla Sanità italiana (non solo per quanto riguarda lo stato vaccinale dei ricoverati, ma anche per l'incidenza sulle ospedalizzazioni dei contagi dovuti alle diverse varianti che circolano attualmente).

In mancanza di dati più precisi e aggiornati, dobbiamo accontentarci di quello che ci ha fornito l'ISS:

Il dato sui contagi è quello più aggiornato perché copre il periodo di 30 giorni che terminava lo scorso 2 gennaio. L'ISS non lo specifica, ma si trattava di contagi dovuti principalmente alla variante Delta, anche se durante l'ultima decade del periodo considerato è presumibile che ci sia stato un forte contributo di contagi Omicron
 

Notiamo che in questo (come negli altri grafici che seguiranno) la percentuale dominante dei casi è attribuibile a coloro che non erano vaccinati (fette nere) oppure avevano completato la vaccinazione (2 dosi) da più di 4 mesi (fette rosse). Ricordo che questi dati sono assoluti e non sono normalizzati rispetto alla numerosità delle diverse categorie vaccinali. 

 

Lo scorso 18 dicembre c'erano in Italia circa 6,7 milioni di cittadini over-12 non vaccinati, in grandissima maggioranza con meno di 60 anni di età. Coloro che avevano fatto solo la prima dose erano 1,6 milioni (anche questi in larga maggioranza sotto i 60 anni) La classe vaccinale più numerosa (26 milioni) comprendeva coloro che avevano fatto la vaccinazione completa da più di 4 mesi e non avevano ancora fatto la terza dose. I vaccinati da meno di 4 mesi erano 11,6 milioni, mentre coloro che avevano ricevuto anche la terza dose erano 8,1 milioni, in crescita di 2,4 milioni rispetto al dato della settimana precedente.

Quando, invece di tutti i contagi, si considerano solo i casi che hanno portato ad un ricovero ospedaliero in un reparto Covid ordinario o di terapia intensiva, la situazione appare piuttosto differente:


Si osserva una crescente incidenza dei casi dovuti ai non vaccinati (fette nere) a dimostrazione del fatto che - anche quando non preserva dal contagio - il vaccino riduce comunque la probabilità di contrarre le forme più gravi di Covid-19. Ricordo inoltre che la platea dei non vaccinati è ormai numericamente ridotta, soprattutto per le classi d'età più avanzate che sono quelle che hanno comunque maggiori probabilità di contrarre forme gravi della malattia.
 
Contemporaneamente, si osserva che per chi aveva fatto la vaccinazione completa da meno di 4 mesi (fetta di colore verde) o per chi aveva fatto la terza dose (fetta di colore grigio), è stata registrata una ridotta probabilità di finire in ospedale.

Vediamo infine il dato dei decessi:
 
Mentre per chi ha ricevuto la terza dose o la seconda dose da meno di 4 mesi c'è una probabilità di decesso piuttosto limitata, notiamo che - limitatamente ai decessi - i casi riscontrati tra i non vaccinati sono leggermente minori rispetto a quelli che hanno riguardato le persone vaccinate da più di 4 mesi (che non avevano fatto la terza dose). Questo andamento si spiega tenendo conto che i decessi hanno inciso soprattutto tra i cittadini con almeno 80 anni di età (anche a causa della presenza di altre patologie che hanno contribuito ad aggravare la situazione clinica o hanno provocato una minore copertura da parte dei vaccini). Il numero di cittadini 80+ non vaccinati era veramente esiguo (circa 200 mila persone) contro 1,6 milioni di anziani che avevano fatto il vaccino da più di 4 mesi. La categoria più numerosa (circa 2,5 milioni) riguardava cittadini 80+ che avevano fatto anche la terza dose vaccinale. Per costoro, l'incidenza dei decessi è stata decisamente inferiore rispetto a tutte le altre categorie.

Qui di seguito vi mostro il tasso di ricovero in terapia intensiva e la mortalità Covid, stimato dall'ISS in funzione della classe d'età dei contagiati e del loro stato vaccinale. Ulteriori dati li potete trovare qui.

Tasso di ricovero in terapia intensiva e la mortalità Covid per 100 mila abitanti, stimato dall'ISS in funzione della classe d'età dei contagiati e del loro stato vaccinale

Alla luce delle osservazioni appena fatte, risulta evidente come la recente introduzione dell'obbligo vaccinale per i cittadini con almeno 50 anni di età vada proprio nella direzione di tutelare la vita dei cittadini più anziani, consentendo - al tempo stesso - di ridurre il carico di lavoro degli ospedali che finisce per gravare su tutti gli altri cittadini affetti da patologie no-Covid. 
 
I circa 2 milioni di cittadini italiani over-50 ancora non vaccinati, oltre a rischiare molto dal punto di vista personale, rappresentano una sorta di "mina vagante" per il Sistema sanitario nazionale. Solo convincendoli a vaccinarsi (o imponendo loro un rigidissimo lockdown) possiamo sperare di riuscire a limitare i danni.

5 commenti:

  1. Covid, il mistero dei due milioni di positivi:
    ecco perché i conti non tornano

    di Michele Bocci - 10 GENNAIO 2022

    Sono troppi, visto che il numero è identico a quello dei nuovi casi delle ultime tre settimane. "Ci sono persone negative ancora bloccate a casa perché la Asl non le libera, oppure già uscite ma che non sono state registrate sul sistema nazionale".

    Per gli epidemiologi comunque, i casi scoperti sono molti meno di quelli effettivi e quasi un decimo degli italiani potrebbero essere contagiati in questo momento

    Un numero alto, che racconta di quanto stia correndo Omicron in Italia ma anche di come il tracciamento dei casi sia in grande crisi, talvolta proprio saltato.

    Ci sono decine di migliaia di cittadini, se non centinaia di migliaia a sentire alcuni esperti, che hanno il tampone negativo ma si trovano ancora in isolamento.

    https://www.repubblica.it/cronaca/2022/01/10/news/

    RispondiElimina
  2. Covid, dal sottosegretario Costa a Greco (Cts) il fronte che vuole cancellare i nuovi contagiati dal bollettino quotidiano: “Sono ormai inutili”

    I numeri giganteschi che ogni giorno sono generati dalla variante Omicron vengono ormai ritenuti superflui da diversi esponenti del mondo scientifico, politico e istituzionale: "Ho proposto anche al ministro della Salute di fare una riflessione sull'attuale sistema di report". Il membro del Comitato tecnico scientifico: "Stiamo discutendo del parlarne col governo"

    11 GENNAIO 2022

    Da Matteo Bassetti e Matteo Renzi, adesso l’idea finisce per non dispiacere anche membri del Cts e del governo rendendo reale l’ipotesi che il bollettino quotidiano della situazione pandemica venga stravolto.

    C’è chi vorrebbe fornire solo i dati della pressione sugli ospedali, altri solo dell’occupazione delle terapie intensive e chi invece trasformerebbe la relazione con tutti i numeri in un riassunto settimanale.

    Tutti dimenticano un aspetto: il numero dei nuovi contagi rilevati permette di stimare grosso modo quante delle persone infettatesi finiranno in ospedale. Insomma: se oggi ci sono 100mila casi, è possibile stimare quanti finiranno per occupare un posto letto Covid nei prossimi giorni.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/11/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'infettivologo Matteo Bassetti, uno di coloro che in queste ore hanno chiesto con più forza che il report giornaliero cambi: "[Ora] non dice nulla e non serve a nulla, se non a mettere l'ansia alle persone.

      Che senso ha dire che abbiamo 250mila persone che hanno tampone positivo? Bisogna specificare se sono sintomatici, asintomatici, sono ricoverati, stanno a casa"

      E ancora: "[Questi numeri] ci fanno fare brutta figura col resto del mondo, perché sembra che vada tutto male e invece non è così.

      Nella realtà altri Paesi, che hanno molti più contagi di noi, cercano di gestirli in maniera diversa.

      Se continuiamo così, finiremo con l'andare in lockdown di tipo psicologico e sociale"

      https://tg24.sky.it/cronaca/2022/01/11/bollettino-covid-settimanale#05

      Elimina
  3. In Germania nessun passo avanti sull’obbligo vaccinale: il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva annunciato di volerlo introdurre “all’inizio di febbraio o marzo“, ma appare sempre più difficile che possa rispettare la scadenza.

    Malgrado la maggior parte dei partiti in Parlamento siano d’accordo sul principio, al momento non è stato presentato un progetto di legge del Governo.

    All’interno della coalizione non sembra infatti esservi pieno consenso in materia fra i due partiti di sinistra (socialdemocratici e verdi) e i liberali.

    RispondiElimina