Da Israele arrivano notizie su un fenomeno piuttosto inquietante che sta aggravando la letalità della Covid-19: si segnalano numerosi casi di pazienti ad alto rischio che hanno rifiutato di ricevere il trattamento potenzialmente salvavita basato su anticorpi monoclonali.
Anche il nuovo antivirale Paxlovid, che Israele è riuscito ad ottenere da Pfizer prima di qualsiasi altro Paese al mondo, non sembra destinato ad una migliore accoglienza: sembra che circa 1/3 dei pazienti israeliani a cui è stata proposta la cura, l'abbia rifiutata.
Complessivamente, il numero di cittadini israeliani che avrebbe rifiutato le cure sarebbe pari a circa 2 mila persone. Un numero non trascurabile, considerato che Israele ha poco più di 9 milioni di abitanti, con una larga prevalenza dalle generazioni più giovani che certamente non rientrano tra le categorie a rischio di gravi complicanze.
Israele non fornisce informazioni dettagliate sullo stato vaccinale di chi rifiuta le cure. Presumibilmente molti di loro sono no-vax convinti che la malattia non li esponga a rischi di particolare rilevanza.
Purtroppo sia gli anticorpi monoclonali che l'antivirale Pfizer riescono a ridurre drasticamente il rischio di ricovero ospedaliero o decesso solo se sono assunti entro pochi giorni dopo la comparsa dei primi sintomi. Quando intervengono le complicanze più gravi, questi farmaci non producono più alcun beneficio e la sorte dei pazienti è affidata alle cure tradizionali che possono soltanto cercare di limitare i danni, sperando che la somministrazione di ossigeno aiuti i malati a superare la crisi (ammesso e non concesso che, nei casi più gravi, i pazienti accettino di essere collegati al respiratore).
La tempistica di somministrazione degli anticorpi monoclonali e dell'antivirale Paxlovid tende ad ingannare i pazienti perché, prima dell'insorgenza delle complicanze più gravi, molti di loro sottovalutano i rischi, illudendosi che la Covid-19 produca sempre e solo effetti di lieve entità.
Oggi questo succede ancora più frequentemente, soprattutto dopo la martellante propaganda che tende a far passare il contagio causato dalla variante Omicron come un "normale raffreddore". Purtroppo ci sono anche numerosi casi (in particolare per i non vaccinati sopra i 50 anni, affetti da patologie come ipertensione, sovrappeso o diabete) dove il rischio di gravi complicanze è comunque elevato.
Rifiutare di ricevere i farmaci salvavita che riducono grandemente l'insorgenza di gravi complicanze produrrà un ulteriore (evitabile) aggravio del pesante fardello di sofferenze causato dalla pandemia.
E' la solitudine, la mancanza di fiducia negli altri, il cercare un aiuto diverso da altri che poi si dimostrano anche loro essere soli e sfiduciati. Non resta che la roulette del possibile suicidio per Covid.
RispondiEliminaMi domando come sia possibile che alcuni non capiscano di buttare via la loro vita
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