venerdì 14 gennaio 2022

Omicron in Gran Bretagna e Israele: due percorsi apparentemente differenti

Gran Bretagna e Israele sono - per motivi diversi - una fonte preziosa di informazioni sull'andamento della pandemia. Ambedue i Paesi sono dotati di un efficace sistema di raccolta e di analisi dei dati statistici e di sistemi sanitari di ottima qualità.

La Gran Bretagna ha affrontato la diffusione di Omicron con grande anticipo rispetto ad Israele ed ai Paesi del continente europeo. I forti legami con il Sudafrica e l'assoluta mancanza di norme di prevenzione per il contagio hanno aperto una sorta di "autostrada" per Omicron, che si è rapidamente diffuso, a partire dalla zona della cosiddetta Grande Londra. A seguito dell'arrivo di Omicron le Autorità sanitarie britanniche hanno ripristinato alcune norme preventive (ad esempio l'uso delle mascherine nei mezzi pubblici o nei locali al chiuso).

C'è stata anche una forte accelerazione nella somministrazione della terza dose vaccinale (booster) che attualmente copre quasi il 63% dei cittadini britannici di età superiore ai 12 anni. Considerata la tempistica della campagna vaccinale fatta in Gran Bretagna, le terze dosi sono state somministrate in tempi piuttosto recenti e, almeno per il momento, non si pone il problema della eventuale somministrazione di una ulteriore dose vaccinale.

Si è registrata in tutto il Regno Unito, una fiammata di contagi, più che quadruplicati rispetto al livello registrato subito prima dell'arrivo di Omicron. La crescita dei contagi è stata immediatamente seguita da una crescita dei nuovi ricoveri nei reparti Covid degli ospedali. 

Dopo essere arrivati a sfiorare i 2 mila contagi settimanali per 100 mila abitanti (con picchi in alcune zone superiori ai 3 mila casi) i contagi hanno mostrato una chiara tendenza a scendere. Con un ritardo di circa 1-2 settimane, anche il dato dei ricoveri nei reparti Covid degli ospedali britannici sembra avere raggiunto il punto di massimo (è già in discesa in certe città come, ad esempio, Londra), mentre sono ancora in forte crescita i decessi che, a gennaio, sono più che raddoppiati rispetto allo scorso mese di dicembre.

Per quanto riguarda la tempistica dei decessi, oltre al fatto che il tempo mediano tra la comparsa dei sintomi ed il decesso è tipicamente dell'ordine di 1-2 settimane, dobbiamo tenere conto che inizialmente Omicron ha colpito principalmente persone giovani. La trasmissione dei contagi avvenuta in ambito familiare ha portato, con un certo ritardo, all'aumento dei contagi anche tra le generazioni più anziane che sono notoriamente più esposte al rischio di gravi complicanze.

Nuovi contagi Covid in Gran Bretagna. Elaborato su dati gov.uk

Nuovi ricoveri nei reparti Covid degli ospedali britannici. Il dato dell'ultima settimana (segnato con un asterisco) è provvisorio perché non sono ancora noti i dati degli ultimi 3 giorni. Elaborato su dati gov.uk

Decessi Covid in Gran Bretagna. Sono considerati solo i casi che avvengono entro 4 settimane dal primo tampone positivo. Elaborato su dati gov.uk

In questo quadro di diffuse criticità, sorprende il fatto che il numero di persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva sia rimasto pressoché invariato rispetto ai valori (compresi tra 800 e 1000 casi) che si registravano prima dell'arrivo di Omicron. Va detto che in Gran Bretagna si contano soltanto le persone ricoverate in terapia intensiva che risultano collegate al respiratore. Come vedremo più avanti, questo fatto ci può aiutare a spiegare la divergenza esistente tra alcuni dati britannici ed analoghe osservazioni fatte in Israele.
 
Pazienti ricoverati nei reparti Covid della Grande Londra (linea blu) e pazienti ricoverati in terapia intensiva, collegati al respiratore (linea rossa). Elaborato su dati London Datastore

Israele ha tentato inizialmente di rallentare al massimo la diffusione della variante Omicron ricorrendo ad una forte limitazione dei viaggi da e per l'estero. L'operazione non ha impedito l'ingresso del nuovo ceppo virale, ma ne ha certamente ridotto la diffusione iniziale. Attualmente siamo in una fase di crescita esponenziale, con valori che ormai hanno superato la soglia di 3 mila nuovi contagi settimanali per ogni 100 mila abitanti. Nel considerare la dinamica della pandemia in Israele non dobbiamo dimenticare la particolare composizione demografica del Paese, con una presenza molto forte di giovani non vaccinabili (meno di 5 anni) o ancora poco vaccinati (5-11 anni).

 

Contagi Covid in Israele. Il dato dell'ultima settimana è una stima ancora provvisoria. Elaborato su dati del Ministero della salute israeliano

Dopo qualche esitazione, Israele ha deciso di coprire con una quarta dose vaccinale i suoi cittadini più anziani (over-60) o particolarmente esposti al rischio di contagio (personale ospedaliero e pazienti fragili). La decisione non è stata presa a cuor leggero considerato che molti esperti hanno avanzato dei seri dubbi sui reali vantaggi che potrebbero essere generati da questa ulteriore dose di vaccino. D'altra parte la campagna vaccinale di Israele è temporalmente sfasata rispetto al resto del Mondo. Israele aveva iniziato a vaccinare i suoi cittadini già alla fine del 2020, quando il  numero di vaccinazioni fatti negli altri Paesi era poco più che simbolico. Durante lo scorso mese di luglio, con l'arrivo della variante Delta, Israele aveva iniziato la somministrazione della terza dose vaccinale, anticipando una decisione che poi è stata seguita da tutti gli altri Paesi. Oggi, a circa 6 mesi di distanza, anche l'effetto delle terze dosi vaccinali fatte in Israele sembra fornire una minore copertura e allora si è deciso di somministrare una ulteriore dose vaccinale.

Con l'arrivo di Omicron, c'è stata in Israele una forte crescita dei ricoveri di pazienti Covid classificati come "gravi" che corrispondono a circa 1/4 del totale dei pazienti ricoverati per Covid in Israele. Ricordo che la classificazione di paziente "grave" utilizzata in Israele corrisponde - approssimativamente - alla somma dei ricoveri che in Italia vengono fatti  nei reparti ad alta intensità e nelle terapia intensive. Ad esempio, oggi 14 gennaio, Israele registra 317 pazienti gravi su un totale di 1.270 pazienti Covid. I pazienti in condizioni "critiche" sono 95, poco più dei 78 pazienti collegati al respiratore e agli altri 12 che sono collegati a sistemi di respirazione extracorporea di tipo ECMO.

Non è facile confrontare i dati della Gran Bretagna con quelli di Israele: attualmente la Gran Bretagna ha circa 800 pazienti collegati al respiratore (circa 1,2 per ogni 100 mila abitanti) contro i 90 di Israele (poco più di 1 per ogni 100 mila abitanti), ma dovremmo considerare che la popolazione israeliana è mediamente più giovane rispetto a quella britannica e quindi, a parità di contagi, ci aspettiamo di avere meno ricoveri in gravi condizioni.

Andamento dei ricoveri di pazienti classificati come "gravi" in Israele. Si nota la forte crescita registrata nella prima metà di gennaio a seguito della diffusione della variante Omicron
 

I decessi registrati in Israele durante la settimana che finisce oggi sono stati 31, raddoppiati rispetto alla settimana precedente. Siamo su un livello medio pari a circa 0,3 decessi settimanali per ogni 100 mila abitanti, con una probabilità di decesso decisamente più elevata per i cittadini non vaccinati o con vaccino fatto più di 6 mesi fa. Il grafico seguente si riferisce solo ai decessi che sono avvenuti tra cittadini con almeno 60 anni di età (quelli decisamente più a rischio) in funzione del loro stato vaccinale:

Decessi giornalieri Covid registrati in Israele tra i cittadini con almeno 60 anni di età, in funzione del loro stato vaccinale. I dati sono normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti. Per vaccino non valido si intende il caso di coloro che hanno ricevuto l’ultima dose vaccinale da più di 6 mesi. Tratto dal sito del Ministero della salute israeliano
 

Israele conta attualmente un numero di decessi proporzionalmente molto inferiore rispetto a quello della Gran Bretagna (il cui ultimo dato corrisponde a 2,8 decessi settimanali per ogni 100 mila abitanti). Anche in questo caso valgono le considerazioni sulla diversa demografia dei 2 Paesi. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che l'onda Omicron si è diffusa in Israele con alcune settimane di ritardo rispetto alla Gran Bretagna e quindi l'effetto sui decessi potrebbe diventare più rilevante durante le prossime settimane.

Apparentemente la situazione israeliana, pur non avendo ancora toccato il punto di massimo dell'ondata pandemica, sembrerebbe meno critica rispetto a quella della Gran Bretagna. Eppure le Autorità sanitarie israeliane si sono preoccupate di partire con la somministrazione della quarta dose (che per ora ha raggiunto solo una minoranza pari a circa mezzo milione di cittadini, contro quasi 4,4 milioni di israeliani che si sono limitati a fare la terza dose). Come anticipato in un post precedente, il dato che ha messo in allarme le Autorità sanitarie israeliane è il seguente:

Incidenza di ricoveri in condizioni gravi tra i cittadini israeliani con almeno 60 anni di età non vaccinati (linea rossa) e vaccinati (linea verde). Si noti che il grafico utilizza una  scala semi-logaritmica

Si nota chiaramente che, anche se l'incidenza dei ricoveri in condizioni gravi tra i vaccinati (linea verde) rimane sensibilmente inferiore rispetto a quella dei non vaccinati (linea rossa) le due curve si stanno progressivamente avvicinando, segno che la protezione offerta dalla vaccinazione si sta riducendo. Si tratta con ogni probabilità di un effetto legato all'arrivo della variante Omicron, perché fino a metà dicembre, quando in Israele circolava solo Delta, le due curve procedevano più o meno parallele.

Sorge spontanea la domanda: "come è possibile che la Gran Bretagna non abbia registrato un particolare aumento dei ricoveri in terapia intensiva a seguito della diffusione della variante Omicron, mentre Israele ha visto un così forte aumento dei ricoveri in condizioni gravi, particolarmente evidente per le persone vaccinate?".

La risposta sta probabilmente nella diversità dei dati considerati dalle statistiche britanniche ed israeliane. La Gran Bretagna considera come "gravi" solo i pazienti intubati, mentre Israele adotta una definizione molto più ampia (attualmente gli intubati in Israele sono meno di 1/3 dei pazienti gravi). 

Israele segnala che, dopo l'arrivo della variante Omicron, il ricorso al respiratore per i pazienti ricoverati in ospedale è decisamente meno frequente rispetto ai pazienti che arrivavano contagiati dalle precedenti varianti. Si osserva anche una tendenza alla contrazione dei tempi medi di degenza. Queste osservazioni potrebbero confermare che la variante Omicron, pur generando un numero crescente di casi anche gravi, mediamente sia meno aggressiva rispetto ai ceppi virali precedenti. Omicron non è "un comune raffreddore" perché gli ospedali si stanno riempiendo, ma è comunque meno grave.

Riassumendo, quanto osservato in Gran Bretagna ed in Israele potrebbe essere ricondotto ad una visione comune: 

  1. Omicron si propaga molto facilmente e genera livelli molto alti di contagi. Dopo aver raggiunto un massimo pari a qualche migliaio di nuovi casi settimanali per ogni 100 mila abitanti il picco pandemico tende a scendere (l'ha già fatto in Gran Bretagna e dovrebbero farlo a breve sia in Italia che in Israele). Questo andamento si spiega facilmente pensando all'onda pandemica come ad un incendio che brucia il materiale combustibile disponibile (persone sensibili al virus che non si proteggono adeguatamente dal contagio). Quando il materiale si esaurisce, l'incendio si spegne anche se non intervengono i pompieri (restrizioni tipo lockdown che, se applicate al momento giusto, potrebbero salvare dall'incendio almeno una parte del materiale). L'incendio può continuare a covare sotto la cenere e potrà riprendere vigore se si accumula nuovo materiale combustibile. Gli epidemiologi chiamano questo effetto "harvesting" (raccolto, mietitura).
  2. Omicron produce un aumento sensibile dei ricoveri ospedalieri, percentualmente inferiore rispetto all'aumento dei contagi, ma comunque tale da mettere in affanno i sistemi ospedalieri. La protezione offerta dai vaccini rispetto ai casi gravi sembra minore rispetto alla precedente variante Delta. La differenza è meno sensibile per i casi molto gravi (ricoveri in terapia intensiva con respiratore).
  3. L'effetto sui decessi c'è ed è significativo, anche se si vede con un certo ritardo rispetto a contagi e ricoveri. L'incidenza dei decessi è particolarmente importante per i non vaccinati o per coloro che hanno un vaccino non più efficace (ultima somministrazione fatta da più di 6 mesi).

2 commenti:

  1. Covid: il Regno Unito verso l'eliminazione del Green Pass
    A fine mese saranno riviste le misure,
    basta anche allo smart working

    14 gennaio 2022

    (ANSA) - LONDRA - Il governo britannico va verso l'eliminazione del green pass in Inghilterra, introdotto un mese fa solo per gli ingressi alle discoteche e agli eventi di massa. Potrebbe avvenire il 26 gennaio, quando saranno riviste le misure anti-Covid previste dal cosiddetto piano B per contrastare la variante Omicron.

    E' quanto si legge sui media del Regno Unito, secondo cui il ministro della Sanità, Sajid Javid avrebbe condiviso una forte insofferenza nei confronti del certificato già espressa da molti deputati conservatori, in particolare il centinaio che aveva votato contro la sua introduzione alla Camera dei Comuni (approvata solo grazie ai voti dell'opposizione Labour), in un segno di aperta ribellione al premier Boris Johnson.

    Si pensa anche di abbandonare l'indicazione al lavoro da casa, altra misura prevista dalle restrizioni del piano B, mentre resterebbe quella per l'uso delle mascherine per trasporti pubblici e negozi. Questo alla luce dei "segnali incoraggianti", come ha affermato ieri Javid, che arrivano: i contagi sono in diminuzione su base settimanale, come anche i ricoveri in ospedale, mentre secondo diversi scienziati l'ondata scatenata dalla variante Omicron del coronavirus ha raggiunto il suo picco e ormai il Regno Unito naviga verso l'uscita dal difficile periodo.

    Intanto Scozia e Galles hanno già alleggerito alcune delle loro restrizioni.

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  2. Anche Israele travolta da Omicron:
    record di contagi, quasi 72mila nelle ultime 24 ore

    Ieri le infezioni registrate dal Ministero della Salute israeliano sono state 71.593, nuovo record assoluto dall’inizio dell’emergenza sanitaria; aumenta anche la pressione sulle strutture sanitarie.

    I pazienti ricoverati in gravi condizioni sono attualmente 533, e 104 di questi sopravvivono solo grazie alla ventilazione assistita. Complessivamente ieri erano ricoverati negli ospedali, con sintomi più o meno allarmanti, 1.608 pazienti.

    Davide Calcioni- www.fanpage.it/esteri/

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