martedì 4 gennaio 2022

Un lavoro interessante, riportato in modo sbagliato

Un gruppo di ricercatori sudafricani ha presentato un lavoro (ancora sotto forma di preprint, non sottoposto a referee) nel quale si ipotizza che i contagi asintomatici indotti dalla variante Omicron siano molto più frequenti rispetto a quanto accadeva con i precedenti ceppi virali. Questo potrebbe spiegare - almeno in parte - la maggiore contagiosità del nuovo ceppo virale: gli asintomatici difficilmente vengono individuati e la gran parte di loro circola liberamente diffondendo il contagio.

L'articolo è stato ripreso da varie fonti giornalistiche, anche italiane. Purtroppo la lettura forse un po' troppo affrettata dell'articolo ha portato alla diffusione di informazioni sbagliate.

Può quindi essere utile risalire al testo originale dell'articolo nel quale si illustrano i controlli di uno screening fatto in Sudafrica sui volontari che si presentavano per partecipare ad una sperimentazione che si prefiggeva di studiare l'efficacia dei vaccini anti-Covid in popolazioni affette dall'Aids.

Per garantire che la sperimentazione fosse condotta in modo corretto, tutti i volontari - al momento dell'arruolamento - non dovevano manifestare sintomi tipici della Covid-19 e dovevano risultare negativi ad un tampone molecolare.

Nella prima metà dello scorso mese di dicembre, in concomitanza con la diffusione della variante Omicron, quasi 1/3 dei volontari che si sono offerti per la sperimentazione, pur non manifestando sintomi, risultavano positivi al tampone molecolare e almeno la metà aveva un'alta carica virale. Nei mesi precedenti, la percentuale di positivi al tampone era sempre stata molto più bassa (tipicamente intorno a qualche punto percentuale).

La conclusione - corretta - degli Autori è che la percentuale di contagi asintomatici indotti da Omicron potrebbe essere più alta rispetto a quanto si osservava con i precedenti ceppi virali. Tuttavia, la percentuale di asintomatici individuata nel corso dei controlli descritti nell'articolo dipende non solo dalla frazione dei contagiati asintomatici, ma anche dalla circolazione complessiva del virus. Il fatto che recentemente siano stati trovati molti volontari positivi si spiega anche tenendo conto del livello altissimo di circolazione virale che è stato osservato in Sudafrica nel dicembre 2021. 

Se - paradossalmente - assumessimo che l'intera popolazione sudafricana fosse stata contagiata, considerato che per presentarsi come volontari non bisognava manifestare sintomi, il 100% delle persone analizzate nello studio sarebbero state trovate positive e asintomatiche. Ma questo non vorrebbe dire che il 100% dei contagi indotti da Omicron fosse asintomatico, perché i casi sintomatici venivano esclusi a priori dallo studio.

In definitiva, non è vero - come scritto ad esempio dal Messaggero - che "Omicron, il 27% di chi si contagia è asintomatico" (e che tale percentuale fosse nettamente più bassa con i precedenti ceppi virali). 

La valutazione dei contagi asintomatici non è affatto semplice perché bisogna sottoporre a tampone molecolare popolazioni piuttosto estese (come si fece a Vo' Euganeo all'inizio della pandemia). I dati disponibili in letteratura per la frazione di positivi asintomatici (che non manifestano mai sintomi) varia dal 20 al 50% dei contagiati, a seconda delle diverse fonti considerate (e qui si potrebbe discutere a lungo su come si distinguono i casi veramente asintomatici rispetto a quelli paucisintomatici). Al momento, non c'è evidenza che la percentuale di positivi asintomatici sia cambiata con il variare del ceppo virale prevalente (almeno fino a prima che arrivasse Omicron).

Se fossero confermate, le indicazioni contenute in questo lavoro sudafricano potrebbero essere d'aiuto per inquadrare meglio l'impatto di Omicron sul futuro sviluppo della pandemia: una maggiore diffusione dei contagi asintomatici potrebbe confermare una minore aggressività del virus, ma più contagi asintomatici significa anche una maggiore difficoltà nella individuazione delle persone virologicamente positive con le ovvie conseguenze in termini di diffusione del contagio.

Ricordando che il contagio trasmesso da una persona asintomatica non genera necessariamente un altro caso asintomatico. La gravità del contagio dipende molto dalle condizioni della persona che viene contagiata e quindi anche un positivo asintomatico - quando viene a stretto contatto con una persona fragile - potrebbe indurre un contagio che provocherà gravi complicanze.

2 commenti:

  1. Lo studio ZOE COVID Symptom Study condotto nel Regno Unito evidenzia che oltre il 50 percento dei pazienti infettati da Omicron sperimenta sintomi assimilabili a quelli di un raffreddore, tra i quali la rinorrea (il naso che cola), l'affaticamento, il mal di testa, il mal di gola, gli starnuti, la sudorazione notturna, i dolori muscolari e il mal di schiena, seguiti da nebbia mentale e di perdita di appetito.

    I sintomi principali che hanno caratterizzato la COVID-19 fino ad oggi, come la tosse, la febbre e le difficoltà respiratorie, più affini a un'influenza, si riscontrerebbero con minor frequenza, con tutto ciò che ne consegue in termini di gravità dell'infezione.

    Oltre a una potenziale (ma verosimile) inferiore morbilità della variante Omicron, la riduzione negli accessi alle unità di terapia intensiva può essere legato anche al fatto che tantissime persone arrivano in ospedale per altre condizioni cliniche, risultando poi positive al tampone di controllo. La circolazione virale è infatti estrema, dunque sono molti i positivi rilevati accidentalmente, senza che abbiano sintomi significativi della COVID-19.

    https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/perche-la-variante-omicron-riempie-gli-ospedali-ma-non-le-terapie-intensive/
    https://www.fanpage.it/

    https://joinzoe.com/learn/omicron-symptoms

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