Oggi Nature Immunology ha pubblicato i risultati di una ricerca sviluppata da numerosi gruppi italiani che, in collaborazione con alcuni gruppi di ricerca internazionali, hanno analizzato la cosiddetta "risposta umorale innata" che il sistema immunitario produce rispetto al virus SARS-CoV-2, prima ancora che intervengano gli specifici anticorpi.
Lo studio ha evidenziato le capacità neutralizzanti di una delle molecole che contribuiscono alla risposta innata. Si tratta di una lectina (identificata - in inglese - con l'acronimo MBL) che si lega al mannosio. L'MBL è normalmente presente nel sangue di individui sani (fino alla concentrazione di 10 μg/ml), ma la sua concentrazione può variare da individuo a individuo in base a fattori di tipo genetico.
L'effetto della MBL è quello di fissarsi alla proteina spike del virus impedendo il contagio. Gli esperimenti fatti in vitro hanno dimostrato che l'MBL ha un potere neutralizzante che è più o meno lo stesso per tutte le principali VOC (variants of concern) da Alpha fino a Delta. Il lavoro non comprende l'analisi della variante Omicron che si è diffusa dopo che la ricerca era stata conclusa. Sulla base del meccanismo di interazione esistente tra la MBL e la proteina spike ci sono ragionevoli certezze sul fatto che MBL sia efficace anche con il ceppo virale Omicron.
La molecola MBL si lega in modo più o meno simile a tutte le principali varianti del SARS-CoV-2. Tratto da Nature Immunology |
Al momento non è chiaro se la molecola dell'MBL possa essere utilizzata come farmaco per il trattamento precoce della Covid-19. Ci sono precedenti esempi d'uso della MBL come farmaco per il trattamento di altre patologie e quindi è possibile pensare ad una estensione anche alla Covid-19. Per il momento, sono solo considerazioni di carattere preliminare ed è troppo presto per valutare se la strada sarà effettivamente percorribile.
In conclusione, vorrei evidenziare come questo lavoro rappresenti un ulteriore passo verso la comprensione delle cause di natura genetica che sono alla base della diversa risposta al contagio mostrata da persone che condividono lo stesso livello di rischio (età, sesso e condizioni generali di salute). Fino ad oggi sono stati pubblicati numerosi lavori che hanno messo in evidenza aspetti diversi della risposta immunitaria e le possibili motivazioni di natura genetica che ne sono alla base.
Si tratta di un problema molto complicato che, quasi sicuramente, non avrà una risposta univoca. Sembra ragionevole pensare che più geni concorrano a determinare aspetti diversi della risposta immunitaria e che le persone più "resistenti" abbiano semplicemente la combinazione di geni che ottimizza la risposta immunitaria rispetto al SARS-CoV-2.
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