Ribadisco che la notizia non è stata ancora confermata da una pubblicazione scientifica ed è stata messa in discussione da alcuni esperti che hanno attribuito il risultato ad un errore nel processo di sequenziamento
La notizia, per il momento, è stata diffusa solo da una agenzia di stampa, ma sembra che a Cipro siano stati identificati alcuni casi di un nuovo ceppo virale che combinerebbe le mutazioni virali delle varianti Delta e Omicron. Il prof. Leondios Kostrikis, scopritore di questo nuovo ceppo virale, gli ha attribuito il nome provvisorio Deltacron.
I casi sarebbero stati identificati in pazienti ricoverati negli ospedali ciprioti e potrebbero derivare da un processo di ibridizzazione avvenuto in un paziente che era stato contagiato contemporaneamente dalle due varianti virali. Un tale evento - pur essendo altamente improbabile - potrebbe essere accaduto a causa dell'elevata circolazione virale che caratterizza questo particolare momento.
Le notizie fin qui disponibili non ci dicono nulla sulla contagiosità e sulla gravità media dei contagi indotti dal ceppo Deltacron. Non è neppure detto che questo ceppo possa riuscire ad espandersi assumendo una particolare rilevanza, ma certamente quanto accaduto a Cipro ci fa capire quanto complessa possa essere la futura dinamica della pandemia.
Ancora una volta, SARS-CoV-2 mostra una forte capacità di assumere forme diverse, mettendo a dura prova la funzionalità dei vaccini e dei farmaci che sono più sensibili rispetto alle mutazioni virali. La notizia ribadisce l'importanza - già evidenziata da molti esperti - di mettere a punto, nel più breve tempo possibile, nuovi approcci farmacologici che possano funzionare non solo con il SARS-CoV-2 (e tutte le sue varianti), ma anche con virus similari.
In attesa, fra qualche semestre, di farmaci aggiornati, ricominciamo a proteggerci con gli strumenti più efficaci, già prontamente disponibili: distanziamento, mascherine FFP2 indossate bene e igiene personale e delle superfici.
RispondiEliminaIlaria Capua tenta di spiegare in maniera semplice cosa sta succedendo con questa variante Omicron: "Ultrasemplificando, è come se in questi due anni il «cugino Omicron» si fosse fatto crescere capelli, barba, baffi e avesse indosso sempre gli occhiali da sole in modo tale che la camera del telefonino e gli algoritmi di riconoscimento facciale non lo riconoscessero più come alpha, gamma o delta.
RispondiEliminaInfatti non lo è: è Omicron. Un virus con il turbo che grazie alla sua contagiosità ci darà filo da torcere”. Questo è, secondo la scienziata, uno dei motivi per cui anche coloro che hanno completato il ciclo vaccinale contro il Covid si infettano di più rispetto a prima.
“Perché questo è un virus diverso, cambiato sia dentro che fuori, e che per forza di cose impareremo a conoscere. La novità è che Omicron si avvia a diventare un NUOVO sierotipo di Sars-CoV-2. Significa che è sufficientemente distante dal ceppo originale Wuhan e dai suoi immediati discendenti e per questo evade una parte della risposta immunitaria”.
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Variante Delta, il fisico Battiston:
RispondiElimina"Circola ancora e causa almeno 40mila casi al giorno su 200mila"
"Assistiamo a una sorta di rimozione collettiva sulla variante Delta, ma non c'è nessuna prova che sia scomparsa. Probabilmente invece è la principale responsabile dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva.
In questo momento è come se ci fossero due epidemie diverse: quella dovuta a Delta e quella causata da Omicron, più contagiosa nonostante gli effetti meno gravi sulla salute. Bisogna avere chiara questa distinzione e adoperarsi per distinguere chi si ammala di una variante piuttosto che dell'altra".
Lo ha detto Roberto Battiston, docente di Fisica all'Università di Trento e coordinatore dell'Osservatorio epidemiologico dello stesso Ateneo in un'intervista rilasciata a Repubblica. "Omicron sta diventando prevalente, non ha soppiantato completamente Delta. Supponiamo che Omicron rappresenti l'80% dei 200mila nuovi casi giornalieri: gli altri 40mila sono riconducibili a Delta. Causa le malattie più gravi nei non vaccinati e se non la si argina, si rischia il collasso del sistema ospedaliero. Poi Omicron, che è di espansione molto rapida, colpisce i vaccinati (per lo più senza booster) e non, ma ha effetti meno gravi. Può però bloccare il Paese"
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ANSA - La variante Deltacron del virus SarsCoV2 non è mai esistita: la rivista Nature liquida la vicenda come un probabile errore dovuto a una contaminazione in laboratorio tra campioni.
RispondiEliminaSecondo la comunità scientifica le sequenze depositate nella banca dati internazionale Gisaid a inizio gennaio dal virologo cipriota Leondios Kostrikis non sarebbero il risultato della ricombinazione genetica tra Delta e Omicron, ma una semplice contaminazione fra campioni del virus, avvenuta in laboratorio.
La notizia della nuova variante era arrivata a inizio gennaio, annunciata da un gruppo di ricerca dell'università cipriota di Nicosia, che ne aveva subito caricato una cinquantina di sequenze genetiche sulla banca dati internazionale, rimosse pochi giorni dopo.
Le caratteristiche genetiche facevano pensare a un mix tra Delta e Omicron, avevano subito portato alla ribalta la nuova variante con il nome di Deltacron. La risposta della comunità scientifica era però stata rapida e in molti avevano ipotizzato che fosse in realtà il risultato della contaminazione tra campioni.
Fra i sostenitori di questa ipotesi c'è stato da subito Krutika Kuppalli, dell'università del Sud California e membro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che in un tweet commentava: "Non esiste una cosa chiamata Deltacron. Omicron e Delta non hanno formato una super variante".
Ma nonostante queste posizioni nette e la rapidità di risposta della comunità scientifica, la notizia della nuova variante ha trovato ampio risalto sui media: una nuova lezione, commenta la rivista Nature, che "dovrebbe essere da monito sui pericoli della diffusione della disinformazione durante la pandemia".
Errori di sequenziamento o contaminazioni sono molto frequenti e non possono certo essere una sorpresa, ha spiegato Cheryl Bennett, della fondazione che gestisce la piattaforma Gisaid, e aggiunge: "Tuttavia, correre a conclusioni affrettate sui dati che sono stati appena resi disponibili dai laboratori che si trovano sotto una notevole pressione di tempo per generare dati in modo tempestivo non è utile in nessun caso di emergenza".