Anche se i vaccini attualmente disponibili ci hanno consentito di limitare sensibilmente i danni della pandemia da SARS-CoV-2, il continuo emergere di nuovi ceppi virali mostra i limiti dell'approccio fin qui seguito. Infatti tutti i vaccini di cui disponiamo attualmente sono stati "disegnati" avendo come "bersaglio" la proteina spike del virus. Le mutazioni che portano a profonde variazioni della struttura molecolare della proteina spike possono ridurre sensibilmente l'efficacia di questi vaccini.
In linea di principio, si può pensare di sviluppare diverse versioni dei vaccini, ottimizzate per la specifica composizione della proteina spike di ciascun ceppo virale. Purtroppo, i tempi di sviluppo (e soprattutto di produzione e distribuzione su larga scala) dei nuovi vaccini potrebbero essere troppo lunghi. Ad esempio, se nel giugno scorso avessimo iniziato a sviluppare un vaccino ottimizzato rispetto al ceppo virale Delta, sarebbe diventato effettivamente disponibile e somministrabile solo nel tardo autunno, giusto in concomitanza con l'apparizione del nuovo ceppo Omicron.
Oltre al problema specifico delle varianti virali del SARS-CoV-2 dobbiamo ricordare che esistono in Natura molti betacoronavirus che attualmente infettano pipistrelli ed altri animali e che in un futuro potrebbero fare il "salto di specie" verso l'uomo. Nel corso degli ultimi 20 anni eventi di questo tipo sono accaduti già 3 volte: con il SARS-CoV-1, il MERS-CoV ed il SARS-CoV-2. Non sappiamo quando, ma prima o poi potrà accadere di nuovo.
In un editoriale apparso su The New England Journal of Medicine, firmato - tra gli altri - da Anthony Fauci, viene sottolineata l'urgenza di sviluppare un vaccino universale in grado di contrastare il contagio da un ampio spettro di betacoronavirus. Un vaccino di questo tipo dovrebbe avere come bersaglio una parte del virus che si conservi sostanzialmente inalterata in virus diversi, tanto più se si tratta di varianti dello stesso virus.
Ci sono molti aspetti scientifici da chiarire prima che un vaccino di questo tipo possa essere effettivamente sviluppato. L'attuale pandemia ha messo in evidenza molte questioni che non erano mai state studiate prima e ci ha fatto capire l'importanza di poter disporre, in futuro, di un vaccino ad ampio spettro che dovrà essere combinato con nuovi farmaci antivirali.
Solo così potremo tenere sotto controllo eventuali future ondate del SARS-CoV-2 e soprattutto disporremo degli strumenti necessari per gestire "in tempo quasi reale" l'insorgenza di future pandemie dovute a virus simili al SARS-CoV-2.
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