sabato 11 dicembre 2021

L'ISS pubblica nuovi dati sulla protezione indotta dalle terze dosi vaccinali

Il Bollettino settimanale pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità è una fonte preziosa di informazioni sull'effetto prodotto dalle terze dosi vaccinali. Attualmente, a livello nazionale, la terza dose è stata somministrata a poco meno del 53% della popolazione idonea (maggiorenni che sono stati vaccinati da più di 5 mesi). 

Se consideriamo le generazioni più anziane, ha ricevuto la terza dose il 58,6% dei cittadini con almeno 80 anni, percentuale che scende al 31,1% per coloro che hanno tra 70 e 79 anni di età (dati aggiornati allo scorso 7 dicembre). Tali percentuali sono ancor troppo basse per evitare una eccessiva pressione sui reparti Covid degli ospedali italiani

Il Trentino che, una volta tanto, si trova in testa alla classifica relativa alla somministrazione dei vaccini grazie ad una vera e propria "moltiplicazione dei pani e dei pesci" (durante la recente "maratona", sono state somministrate 2 "terze dosi" per ogni dose di vaccino Moderna ricevuta), ha somministrato la terza dose al 69,6% dei cittadini con almeno 80 anni di età. Meno di Piemonte (74%), Toscana (74,6%) ed Emilia-Romagna (72,9%), ma meglio della media nazionale (61%). I dati sono quelli di Lab24, aggiornati ad oggi 11 dicembre

C'è il rischio che, oltre a inseguire - con scarsi risultati - i più incalliti no-vax, si debba perdere tempo prezioso per convincere un bel po' di arzilli pensionati che, convinti di essere ancora completamente protetti dalla vaccinazione fatta prima di Ferragosto, non si sono ancora fatti somministrare la terza dose vaccinale.

Nel momento in cui molte Regioni/PPA sono ad alto rischio di passaggio alla zona giallo/arancio, può essere utile ricordare quali sono le "fonti" dei ricoveri.

I numeri dell'ISS ci permettono di fare una analisi dettagliata. Lo scorso 20 novembre c'erano, in Italia, poco meno di 7,3 milioni di cittadini over-12 non vaccinati. La maggior parte di loro (5,8 milioni) aveva meno di 59 anni. Parliamo quindi di persone che, in caso di contagio, corrono un rischio medio-basso di contrarre gravi complicanze. A fronte di questi irriducibili, c'erano circa 46,6 milioni di italiani che avevano ricevuto almeno una dose vaccinale. Tra loro si trovava la grande maggioranza dei cittadini con almeno 60 anni di età.  

Eppure i pochi no-vax sono riusciti a contribuire al 46,6% delle ospedalizzazioni e al 62,6% dei ricoveri in terapia intensiva. Senza i no-vax, tutte le Regioni/PPAA starebbero tranquillamente in zona bianca! 

Se analizziamo in dettaglio quello che è successo tra i cittadini che avevano ricevuto almeno una dose vaccinale, notiamo che il contributo principale ai ricoveri deriva da coloro che erano stati completamente vaccinati più di 5 mesi fa e non avevano ancora ricevuto la terza dose vaccinale. Costoro (circa 12 milioni di persone) hanno prodotto quasi il doppio dei ricoveri riscontrati tra i 33 milioni di italiani, vaccinati da meno di 5 mesi oppure già vaccinati con la terza dose. Il numero dei ricoveri in terapia intensiva è stato più o meno lo stesso, per le due categorie .

Per chi ha fatto la terza dose, la protezione vaccinale viene ripristinata al livello ottenuto subito dopo la vaccinazione completa (due dosi) e la probabilità di ricovero e di decesso cala significativamente.

Incidenza di contagi, ricoveri, ricoveri in terapia intensiva e decessi, suddivisi per classe d'età e stato vaccinale. Tratto da Bollettino ISS

I primi dati provenienti da Israele (che ha iniziato a somministrare le terze dosi all'inizio del mese di Agosto) sembrano indicare che, anche a 4 mesi di distanza dalla somministrazione della terza dose, il livello di protezione garantito ai vaccinati sia rimasto su livelli molto alti. Non si tratta ancora di dati pubblicati su riviste scientifiche e quindi vanno trattati con una certa cautela. Comunque, sembra ragionevole sperare che l'effetto della terza dose sia più duraturo nel tempo rispetto alla seconda dose, ma non possiamo escludere che la vaccinazione anti-Covid si debba ripetere - almeno per alcune categorie - con cadenza annuale, esattamente come già succede per la vaccinazione anti-influenzale. 

Se consideriamo il numero dei decessi, nel mese considerato dall'ultimo Bollettino ISS, sono stati contati complessivamente 1.452 lutti dovuti alla Covid-19. Di questi, 87 casi riguardavano persone sotto i 60 anni, di cui 63 non vaccinate (72%). Per quanto riguarda le persone a più elevato livello di rischio (età maggiore o uguale ad 80 anni), l'incidenza dei decessi è scesa da 127,6 casi per ogni 100 mila non vaccinati, fino a 3,8 casi per ogni 100 mila persone che avevano ricevuto la terza dose vaccinale.

In conclusione, se tutti fossero vaccinati da meno di 5 mesi o avessero comunque fatto la terza dose di richiamo, i reparti Covid degli ospedali italiani registrerebbero un  numero di ricoveri molto più basso rispetto a quello attuale (molto grossolanamente, meno di 1/3). Un analogo calo verrebbe registrato anche sul fronte dei decessi.

Per tenere la situazione sanitaria sotto controllo c'è solo un'unica cosa da fare: vaccinare, vaccinare e vaccinare!

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