giovedì 2 dicembre 2021

Fenomenologia dei no-vax

Quando parliamo di no-vax, spesso dimentichiamo che non si tratta di un movimento omogeneo, ma che abbiamo a che fare con una vera e propria galassia che raccoglie, al suo interno, posizioni molto variegate. Non è facile descrivere tali posizioni anche perché talvolta esse si intersecano tra loro, dando luogo ad una infinità di sfaccettature. 
 
Sarebbe riduttivo pensare ai no-vax solo come una sorta di reazione fisiologica innescata dalla pandemia e sostenuta da minus habens che non sono in grado di comprendere l’importanza dei vaccini per la tutela della Salute pubblica. Il fenomeno è senz’altro più complesso e – a parer mio – ha una valenza che va ben aldilà della pandemia. Senza alcuna pretesa di completezza, provo ad elencare alcuni punti che – a mio avviso – sono rilevanti sia per approfondire le ragioni del fenomeno che per migliorare i metodi per contrastarlo.

Partiamo dalla domanda fondamentale: “Chi sono i no-vax e quali sono le motivazioni che li spingono ad agire?”. Credo che si possano individuare – almeno grossolanamente – 8 categorie di no-vax, ciascuna caratterizzata da peculiarità ben precise:
  1. L’uomo “forte” che crede all’approccio darwiniano alla pandemia. C’è un fil rouge che collega queste posizioni con chi, all’inizio della pandemia, affermava che “tanto muoiono solo i vecchi” oppure che la Covid-19 è solo una “banale influenza”. Chi crede nell’idea dell’uomo “forte” non si scompone certamente se la pandemia si porterà via un po’ di individui “fragili”. Non è un caso se, spesso, i movimenti no-vax sono egemonizzati da gruppi di estrema destra. In fondo costoro sono i discendenti politici di chi – un secolo fa – proclamava che – per migliorare la razza - le guerre svolgessero un ruolo fondamentale nella selezione degli individui. Pazienza, se nel 2020 la pandemia ha provocato una riduzione dell’aspettativa di vita in Italia pari a quasi 2 anni. Almeno il bilancio dell’INPS ne ha tratto giovamento.
  2. Gli “Unti del Signore” che non temono il contagio. Talvolta le posizioni no-vax hanno molto successo in ambienti religiosi che tendono a vedere la pandemia come qualcosa che ci arriva direttamente “dal Cielo” e a cui non dobbiamo opporci. Sarà il nostro Dio – eventualmente – a proteggerci dal contagio o dagli esiti più infausti della malattia. Molti esponenti no-vax italiani fanno largo sfoggio di simboli religiosi che espongono platealmente quando arringano le folle (vi ricordano qualcuno?). Posizioni analoghe le troviamo, ad esempio, in Israele dove le comunità di ebrei ultra-ortodossi hanno esercitato una forte azione di contrasto alla campagna vaccinale. Anche nei Paesi dell’Europa dell’Est, caratterizzati da una bassa adesione alla campagna vaccinale e da una forte incidenza di ricoveri e decessi, un ruolo fondamentale è stato esercitato dalle gerarchie più conservatrici della Chiesa ortodossa.
  3. Gli adoratori della Natura che cercano sempre e comunque soluzioni “alternative”. Spesso costoro sono i cultori di un panteismo naturalistico che propugna un radicale “ritorno alla Natura”, con conseguente rifiuto di tutto quanto viene visto come artificiale, cure mediche comprese. Qui il discorso si fa delicato perché credo che l’idea di una maggiore rispetto nei confronti dell’Ambiente e dell’equilibrio naturale delle cose sia un valore ampiamente condiviso, soprattutto tra le giovani generazioni. Partendo da qui, non è detto che si debba “buttare via il bambino con l’acqua sporca” rigettando in-toto la medicina moderna per tornare a pratiche più o meno stregonesche. Gli adoratori della Natura sono convinti di possedere – grazie alle loro pratiche naturaliste – un sistema immunitario particolarmente forte, che li mette al riparo dai contagi più gravi. Concordo sul fatto che una alimentazione sana e ben equilibrata aiuti a migliorare il funzionamento del sistema immunitario, ma talvolta non è sufficiente per ottenere un livello di protezione adeguato. Soprattutto quando abbiamo a che fare con persone anziane e/o affette da altre patologie.
  4. Quelli che “le cure ci sono, ma ve le vogliono nascondere perché bisogna far guadagnare i produttori dei vaccini. Qui troviamo specialmente i no-vaxdi sinistra”, quelli che vedono le imprese come il male del mondo. Per carità, le grandi società che producono farmaci non fanno certamente beneficenza e vedono nel profitto il loro obiettivo di fondo. Per questo è fondamentale che gli Stati finanzino adeguatamente la ricerca libera nelle Università e nei Centri di ricerca pubblici  e che le Autorità sanitarie internazionali vigilino sull’operato dei produttori e soprattutto sulle sperimentazioni che vengono condotte prima dell’autorizzazione di nuovi farmaci. Questo vale per tutti, inclusi i farmaci “alternativi” che talvolta vengono proposti per la cura della Covid-19. L’efficacia di un farmaco non può essere accreditata sulla base di una aneddotica limitata, senza che venga condotta una vera e propria sperimentazione in “doppio cieco”. Nella fase iniziale della pandemia, abbiamo sentito spesso annunci che riguardavano i risultati più o meno “miracolosi” di diversi tipi di farmaci. Purtroppo nessuno di questi annunci ha superato la verifica della sperimentazione in doppio cieco (quando né i medici, né i pazienti sanno se viene somministrato il farmaco da sperimentare o un placebo). Trovare cure efficaci per la Covid-19 è un obiettivo di importanza fondamentale su cui sono impegnati centinaia di laboratori di ricerca a livello mondiale. Le cure – quando ci saranno e sarà dimostrata la loro efficacia – non sono una alternativa ai vaccini, ma un loro importante complemento. Mi sembra un po’ difficile arrivare a tale risultato senza il contributo fondamentale delle aziende farmaceutiche mondiali. Chi volesse avere una visione della pandemia “di sinistra” forse farebbe meglio a sostenere la diffusione di vaccini e farmaci (quando ci saranno, speriamo a breve) in tutto il Mondo, anche nei Paesi a basso reddito. 
  5. Quelli che "la Covid-19 non esiste". Si tratta di una vasta platea di persone caratterizzate da un atteggiamento sostanzialmente antiscientifico, pronte a negare l'evidenza anche di fronte alle prove più schiaccianti. In genere, questi atteggiamenti si combinano con una buona dose di complottismo che viene sistematicamente invocato per spiegare tutte le evidenti contraddizioni delle loro posizioni. In fondo, se la Covid-19 non esiste, perché preoccuparsi?
  6. I no-vax per opportunismo. Non si tratta di veri e propri no-vax, ma di persone che sfruttano i no-vax per il loro tornaconto. Andiamo da taluni esponenti politici in perenne campagna elettorale, fino a coloro che hanno avviato, nei siti web e nelle piazze no-vax, un redditizio marketing che propone di tutto, da libri e giornali fino alle pozioni “magiche” per la cura delle malattia. In fondo quello no-vax è un “mercato” di dimensioni abbastanza significative e non è sorprendente che i furbetti di turno provino ad approfittarsene. Come diceva la mia nonna: “Ogni giorno nasce un cucco e beato chi se lo cucca!” 
  7. Gli intellettuali no-vax dall'ego debordante. Sono pochi, ma sono molto presenti nelle televisioni e negli altri mezzi di informazione. Hanno colto la palla al balzo, sfruttando l'opportunità di mettersi in mostra grazie alle rumorose manifestazioni no-vax (altrimenti, chi se li filava?). Del virus gliene importa poco o nulla e sono intimamente convinti che la loro superiorità intellettuale li ponga al riparo da qualsiasi forma di contagio. Servirebbe un bravo psicologo, ma temo che ormai questi intellettuali non siano più recuperabili.
  8. I confusi. C’è infine una categoria – secondo me piuttosto numerosa – che comprende persone facilmente influenzabili che si sono fatte abbindolare dai “cattivi maestri” che abbondano in rete. Si tratta di persone che non si fidano della comunicazione “ufficiale” e sono molto sensibili al “passa parola”. Sono anche le persone più facilmente recuperabili perché il loro atteggiamento non è dovuto a preconcetti radicati, ma è il frutto di una infatuazione che può essere passeggera.
Esaurita la lista (probabilmente incompleta) dei diversi tipi di no-vax, vediamo quali sono gli argomenti principali della loro propaganda. Alcuni dei temi a loro cari li abbiamo già visti sopra, quando abbiamo descritto le caratteristiche delle diverse “tribù”. Ma ce ne sono altri che sentiamo ogni giorno nei dibattiti televisivi e ritroviamo – amplificati – in numerosi siti internet. Provo ad elencare quelli che – secondo me – sono i più rilevanti.
  1. I morti non vaccinati sono più o meno uguali ai morti che avevano fatto il vaccino, quindi i vaccini non funzionano”. Su questo argomento ho scritto un post ieri sera, dopo aver sentito su La7 un noto “virosofo” (filosofo che si è specializzato in virologia su internet) sproloquiare a proposito del numero dei decessi Covid. Vi rimando a quel post per la discussione di merito.
  2. I vaccini ad mRNA sono sperimentali e non sono mai stati provati prima del 2020”. Questo è un argomento teso ad instillare il dubbio e gioca sul fatto che i vaccini Covid basati sulla tecnica ad mRNA (Pfizer-BioNTech e Moderna) rappresentano la prima applicazione su larga scala di questa nuova metodologia. Chi dice questo, ignora (o forse preferisce non dire) che la tecnica ad mRNA non è una novità, ma è oggetto di sperimentazione da più di 20 anni, inizialmente per lo sviluppo di vaccini oncologici. Per una breve storia dei vaccini ad mRNA vi rimando ad un articolo uscito recentemente su Nature. Non è vero che la somministrazione di candidati vaccini basati sulla tecnica ad mRNA sia iniziata solo nel 2020: ad esempio, il primo test clinico di un vaccino ad mRNA contro l'influenza risale al 2015. Ovviamente, lo specifico prodotto sviluppato per il SARS-CoV-2 non poteva essere sperimentato prima del 2020, semplicemente perché, prima di allora, il virus non era ancora stato scoperto. Questo non vuol dire - lo ribadisco - che la tecnica ad mRNA fosse sconosciuta prima della pandemia e che, soprattutto nel corso degli ultimi 15 anni, non siano state fatte estese sperimentazioni coinvolgendo volontari sani, per conoscere i limiti di funzionamento di questo nuovo tipo di vaccini.
  3. "I vaccini ad mRNA alterano il DNA delle persone vaccinate".  Questa è la versione soft dell'affermazione fatta da alcuni secondo cui "assieme al vaccino vi impiantano un microchip". Sono ambedue delle colossali fake news. L’mRNA non raggiunge mai il nucleo delle cellule del vaccinato (dove è localizzato il DNA). L’mRNA si ferma esternamente al nucleo, dove innesca il processo di produzione della proteina spike. L’mRNA che non viene utilizzato viene eliminato dall’organismo della persona vaccinata nel corso di alcuni giorni. E le cellule della persona vaccinata, una volta esaurito il processo innescato dal vaccino, smettono di produrre proteine spike
  4. "I vaccini ad mRNA non sono veri vaccini". Una volta che la proteina spike viene prodotta e liberata dalla cellula raggiunta dall’mRNA, innesca la reazione del sistema immunitario, esattamente come avviene per qualsiasi altro tipo di vaccino. La frase corretta sarebbe “I vaccini ad mRNA non sono vaccini tradizionali, ma usano una nuova tecnica che era stata originariamente sviluppata e provata – anche su volontari umani – soprattutto per altri tipi di applicazioni”. Senza questo lungo lavoro propedeutico, non sarebbe stato possibile disporre dei vaccini Covid ad mRNA in così poco tempo.
  5. I vaccini servono a poco perché tanto il virus evolve e dopo un po’ perdono di efficacia”. Questa è – a mio avviso – la più “tafazziana” delle affermazioni no-vax. Sappiamo che i virus producono continuamente nuove varianti e questo è il motivo per cui in alcuni casi (ad esempio, l’Aids) non disponiamo ancora di un vaccino efficace. Durante lo scorso mese di ottobre, in Italia, abbiamo contato circa 1.000 decessi attribuiti alla Covid-19. Senza vaccini sarebbero stati almeno 5.000. L’efficacia dei vaccini non è mai (per nessun vaccino) pari al 100% e tende a calare con lo scorrere del tempo, sia per motivi intrinseci che per la comparsa di nuovi ceppi virali. Rimane il fatto che la campagna vaccinale italiana – pur con tutti i suoi limiti – ha salvato almeno 4.000 vite umane nel solo mese di ottobre 2021. Solo il più ottuso preconcetto no-vax può portare a definire questo risultato come “marginale”. Ovviamente c’è ancora molto da fare, sia per sviluppare i vaccini di seconda generazione che dovrebbero essere meno sensibili alle mutazioni che appaiono nei nuovi ceppi virali, sia per trovare finalmente dei farmaci efficaci e facili da somministrare che possano ridurre ulteriormente ricoveri e decessi. Ma da qui ad affermare che gli attuali vaccini “servono a poco” c’è un abisso. Andrebbe invece ribadito che - al momento - i vaccini sono l'arma più efficace che abbiamo per contrastare la pandemia.
Chiudo qui, sperando di non avervi annoiato troppo. La battaglia per uscire dalla pandemia e dall’emergenza economica sarà ancora lunga e andrà affrontata senza ambiguità e con trasparenza. I no-vax, indipendentemente dalla tribù di appartenenza, sono i migliori alleati del virus e rendono tutto più difficile. Dovremmo cercarli – uno ad uno – e cercare di convincerli. Molti di loro sono irriducibili, oppure si convincono solo dopo che finiscono in terapia intensiva (un approccio troppo oneroso – da molti punti di vista – per essere applicato su larga scala). Comunque non bisogna perdere la fiducia, perché ogni no-vax rinsavito rappresenta un piccolo passo verso la fine della pandemia.

Nessun commento:

Posta un commento