Oggi finisce la maratona vaccinale organizzata dal Trentino per cercare di dare una spinta risolutiva alla campagna vaccinale. Aldilà della grande enfasi mediatica, l'operazione si è rivelata un mezzo flop e le Autorità politiche e sanitarie trentine dovrebbero onestamente chiedersi quali sono le motivazioni di questo risultato deludente.
La risposta è stata decisamente buona da parte di chi doveva fare la terza dose, consentendo di recuperare i ritardi che erano stati accumulati nelle settimane precedenti, con il Trentino sempre sotto rispetto alla media nazionale e con strane forme di "turismo vaccinale" a cui erano stati costretti i residenti dei comuni più popolosi del Trentino, che avevano dovuto spostarsi fuori città per trovare un appuntamento vaccinale in tempi non geologici.
Adesso è importante che, terminata la "maratona", si continui a garantire un adeguato servizio di somministrazione delle terze dosi. Secondo gli ultimi dati disponibili, 1/3 dei trentini ultraottantenni e circa la metà dei trentini settantenni non hanno ancora fatto la terza dose. Sono quasi tutte persone che sono state vaccinate nella primavera 2021. Man mano che passano le settimane, per loro cresce il rischio di contrarre forme di contagio gravi che possono comportare una qualche forma di ricovero ospedaliero. Almeno in queste fasce d'età, i no-vax sono troppo pochi per esercitare un ruolo dominante a livello di ricoveri ospedalieri, anche se - purtroppo - contribuiscono in modo percentualmente molto significativo ai decessi.
I dati relativi ai ricoveri ospedalieri (determinanti per valutare la fascia di colore assegnata al Trentino) sono condizionati significativamente anche dalla presenza di non vaccinati nelle classi d'età intermedie (tentativamente tra i 50 ed i 75 anni, quelli che si illudono di essere "troppo giovani per rischiare gravi complicanze"). Purtroppo la maratona vaccinale sembra non aver affatto intaccato lo "zoccolo duro" dei trentini non vaccinati. Solo poche migliaia di adesioni (poco più di 1/10 rispetto al livello atteso), malgrado la contemporanea introduzione del green-pass esteso e l'estensione dell'uso del green-pass ordinario in alcuni ambiti tra cui, in particolare, i mezzi di trasporto locali.
Per i trentini più giovani, ha certamente pesato l'atteggiamento palesemente contraddittorio del Presidente pro-tempore delle PAT, che - nella stessa conferenza stampa - riusciva ad invitare tutti a farsi vaccinare e poi si vantava di aver chiesto alle Autorità di polizia di non controllare il green-pass agli studenti che usano i mezzi pubblici. Quando si parla di vaccinazioni, di solito, siamo abituati a vedere esponenti del suo partito schierarsi su fronti diametralmente opposti. Questa volta il povero Fugatti ha fatto un po' di confusione ed è diventato "di lotta e di governo" lui stesso, interpretando contemporaneamente i due ruoli in commedia.
Ma, a parte i giovani di età compresa tra 12 e 19 anni che probabilmente - genitori permettendo - sono disposti a farsi vaccinare in massa (come hanno fatto quelli un po' più grandi di loro), il vero zoccolo duro dei no-vax trentini è rappresentato da persone con più di 30 anni di età e talvolta - come ricordato sopra - anche da anziani che rischiano la vita. Si tratta di persone molto diverse tra loro, che hanno in comune solo l'avversione rispetto al vaccino. Non credo che, per convincerli a vaccinarsi, si possa ricorrere solo al passa-parola tra amici (perché tendono a raggrupparsi solo tra di loro) e neppure allo "spirito materno" di qualche sindaca di buona volontà.
Almeno una parte di loro potrebbe cambiare idea quando - a breve - saranno disponibili i vaccini di tipo tradizionale e questo farà cadere la loro obiezione principale sul "vaccino sperimentale che modifica il DNA dei vaccinati". Credo che - facendo tesoro del fallimento di questa maratona vaccinale - bisognerà organizzare - appena saranno disponibili i nuovi tipi di vaccino - una campagna di informazione mirata, che tenga conto della particolarità dei soggetti destinatari e cerchi - con pazienza - di convincerne il più possibile.
Dopo il primo dei quattro giorni di maratona vaccinale, sia il Presidente Fugatti, sia il dott. Ferro hanno dichiarato che i no-vax stavano vincendo, poiché non si stavano presentando alle vaccinazioni nel numero che i nostri due campioni avrebbero ipotizzato. E' come se un comandante dichiarasse apertamente, dopo pochi minuti di battaglia, che il nemico sta resistendo e non ci sono speranze di vittoria. L'aggettivo, gentile, usato dal Prof. Bassi per questo atteggiamento, rivelatosi anche nell'occasione da Lui menzionata, è stato "contraddittorio". Io userei aggettivi più forti, adatti ad un comandante che si da per vinto anzitempo.
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