Il rapido sviluppo di vaccini anti-Covid è stato un successo straordinario della ricerca scientifica, anche se i vaccini "di prima generazione" mostrano ancora dei seri limiti. In particolare, poiché tutti i vaccini attualmente disponibili sono basati sul riconoscimento della proteina virale spike, c'è il rischio che la loro efficacia scenda nel tempo, non solo per il naturale calo della risposta anticorpale, ma soprattutto a causa della comparsa di nuove varianti virali, caratterizzate dalla presenza di un grande numero di mutazioni della proteina spike. Quello che sta succedendo - proprio in questi giorni - con la nuova variante Omicron è un tipico esempio delle possibili criticità associate alla comparsa di nuovi ceppi virali.
Per fronteggiare questo tipo di problemi si può pensare di seguire due diverse strade:
- Adattare i vaccini, includendo nella loro formulazione la nuova versione dominante della variante spike. In linea di principio, preparare un vaccino ottimizzato richiede un tempo abbastanza limitato, specialmente per i vaccini che usano la tecnica ad mRNA. Purtroppo, un conto è preparare una nuova versione di vaccino ed un conto è produrlo in miliardi di dosi e somministrarlo a livello mondiale. Se durante lo scorso mese di giugno, quando fu chiaro che la variante Delta stava per diventare dominante, fossimo partiti con la produzione di massa di un vaccino ottimizzato per questa variante, oggi potremmo distribuirlo a livello mondiale. Con il rischio di vaccinare tutti per la variante Delta proprio quando potrebbe essere rapidamente sostituita dalla variante Omicron. In conclusione, adattare i vaccini potrebbe avere senso solo se la vaccinazione anti-Covid dovesse diventare una operazione di routine con cadenza annuale così come succede per la vaccinazione anti-influenzale. Ma non è detto che l'arrivo di nuove varianti ci consenta di gestire la Covid-19 con vaccinazioni a cadenza annuale.
- L'alternativa è quella di identificare dei bersagli dei vaccini che siano meno soggetti alle mutazioni del virus. In questo modo, la risposta dei vaccini dipenderebbe poco dalla comparsa di nuove varianti virali ed i vaccini potrebbero fornire addirittura una protezione ad ampio spettro, anche contro coronavirus diversi dal SARS-CoV-2.
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